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(Italian) Le reti wireless nelle industrie
F&N Gennaio 2010 Tavola Rotonda Le reti wireless - Intellisystem Technologies

(Italian) Le reti wireless nelle industrie

La comunicazione senza fili è ormai molto diffusa in tutti i settori industriali. Abbiamo raccolto alcune previsioni sul tema

Con Cristian Randieri, presidente di Intellisystem Technologies; Matteo Bambini – National Instruments; Marco Caliari – Phoenix Contact; Massimo Vanzi – Montalbano Technology; Stefano Galimberti – Consorzio PNI-Profibus Network Italia.

Negli ultimi anni le comunicazioni wireless rappresentano una vera e propria alternativa alle reti cablate, con pari capacità di trasmissione, velocità e sicurezza. Le reti tradizionali, tutta via, si dimostrano ancora la scelta preferita in molte applicazioni, soprattutto dove le apparecchiature industriali e quelle di ufficio richiedono una piattaforma comune. Per capire meglio limiti e prospettive delle due soluzioni abbiamo rivolto alcune domande a esperti del settore.

Gli standard

Il mondo degli standard wireless è in forte evoluzione. Quali sono le tecnologie che hanno maggiori probabilità di imporsi in questo settore?

“Per diversi anni si è vissuta una certa incertezza su quali standard potessero veramente imporsi e avere successo” afferma Matteo Bambini (National lnstruments). “Oggi tuttavia, anche nel mondo industriale, grazie alla spinta dei mercati dei PC e delle tecnologie senza fili, vediamo almeno due standard con buone probabilità: WiFi (Ieee 802.11 x) da una parte, grazie all’onnipresenza su PC e notebook, sta avendo una fortissima adozione e diffusione anche per reti wireless di misura e automazione, dove i requisiti fondamentali siano larghezza di banda disponibile alla trasmissione dei dati acquisiti e sicurezza dei protocolli di codifica dei dati. Dall’altra parte molte iniziative e diversi successi già consolidati si vedono attorno a Zigbee (Ieee 802.15.4), soprattutto dove si manifesti l’esigenza di coprire ampie distanze tra nodi ricetrasmettitori con bassi consumi energetici, per installa zioni alimentate anche solo a batterie”. Secondo Bambini c’è poi molto fermento attorno al wireless UBS, ma parlare di standard in questo settore è prematuro, anche se l’interesse potenziale è elevato. Alcuni standard più di nicchia, invece, come WirelessHart, rischiano di essere un po’ confinati al mondo del processo, senza riuscire ad allargarsi ad altri ambi ti per la mancanza di diffusione in mercati ‘consumer’ di mas sa, che provoca volumi elevati e abbattimento dei costi dei componenti. “La tecnologia wireless ha iniziato ad affermarsi nel mercato delle telecomunicazioni negli ultimi 20 anni, espandendosi a partire da settori di nicchia per arrivare nelle case di tutti” afferma Cristian Randieri (lntellisystem Technologies). Il motore propulsore di tale affermazione è stato lo sviluppo incalzante di Internet, che ha fatto in modo che la domanda di accesso ai servizi di connettività wireless si sia evoluta in modo quasi incontrollabile”. Per fare fronte alle esigenze di connettività e mobilità degli utenti sono nate talmente tante tecnologie, da creare un po’ di confusione nel mercato. Tale confusione nasce dalle problematiche legate alla creazione e diffusione di uno standard ben preciso per ogni tecnologia. Secondo Randieri l’opera zione di standardizzazione non è semplice, poiché influenzata da diversi fattori, come quelli politici e di mercato.  Il risultato è che oggi esistono diversi standard e tecnologie che, per esempio, spaziano dal consolidato protocollo 802.11 sino alle reti Zigbee. “Chi lavora nel settore dovrebbe conoscerle bene, ma di fat to ben pochi sanno le peculiarità che contraddistinguono tali tecnologie, poiché mascherate da ragioni commerciali e di vendita del prodotto” sottolinea Randieri. Quindi, ciascuna tecnologia potrebbe essere vista come predominante o migliore rispetto ad altre. “Non è possibile affermare che una tecnologia avrà maggiore possibilità di imporsi sul mercato rispetto a un’altra, poiché la vera forza di queste ultime è rappresentata dalla loro integrazione” egli conclude. “Solo così è possibile superare tutte le limitazioni che ciascuna tecno logia presenta nei confronti dell’altra”.  Gli standard wireless che si stanno affermando a livello industriale sono derivati dal mondo dell’information technology” interviene Marco Caliari (Phoenix Contact). “Esistono diverse tecnologie wireless, ognuna con caratteristiche peculiari, che le rendono più o meno adatte ai diversi tipi di applicazione. Una prima distinzione deve essere fatta in termini di macro ambito applicativo. Nel caso di applicazioni di processo si parla tipicamente di processi ‘lenti ‘, in cui il dispositivo deve magari trasmettere alcuni segnali (tipicamente digitali o analogici), per poi tornare nello stato di stand by. Nel caso invece dell’automazione industriale si parla di applicazioni in cui i tempi di trasmissione sono decisamente più bassi e si può avere necessità di trasmissioni più frequenti e a intervalli regolari”. Egli prosegue: “Certamente, avranno più possibilità di imporsi tecnologie basate su standard riconosciuti e affermati (come WirelessHart per il processo e Bluetooh e Wlan per la factory automation), che offrono maggiori vantaggi e garanzie, soprattutto in termini di affidabilità e reperibilità dei componenti. Ciò non significa che le tecnologie proprietarie non siano valide, anzi. Per determinati ambiti applicativi può essere vantaggioso, se non addirittura necessario, ricorrere a soluzioni proprietarie, come accade per sistemi wired”. In quest’ottica, Phoenix Contact supporta oggi quattro diverse tecnologie wireless: Bluetooth (standard Ieee 802.15.1 per trasmissioni di segnali di 1/0, seriali o di protocolli Ethernet based su brevi e medie distanze), Wlan (standard Ieee 802.11 per la trasmissione di segnali seriali o di protocolli Ethernet based, con maggiore banda e su medie distanze), Trusted Wireless (tecnologia proprietaria per la trasmissione di segnali di 1/0 su distanze di alcuni chilometri) e GSM/Gprs (per la comunicazione dati su grandi distanze tramite rete cellulare) . “Il mondo delle tecnologie wireless dovrebbe poi seguire lo stesso trend già visto per i bus di campo e ora in atto per i protocolli realtime Ethernet: non si arriverà all’affermazione di un unico standard, ma coesisteranno diverse tecnologie, quelle che incontreranno maggiore riscontro da parte del mercato” conclude Caliari. ‘”Reti wireless’ è un termine abbastanza generico” afferma Massimo Vanzi (Montalbano Technology). “Distinguerei innanzitutto le reti di comunicazione, o ‘a larga banda’, e le reti di sensori, tipicamente a banda molto minore, low power e sicuramente per applicazioni diverse. Per quanto riguarda le reti di sensori, tecnologia emergente nella quale Montalbano Technology è specializzata e che giocherà un ruolo fortissimo nei prossimi 5-1 O anni, sia come business, sia come impatto su lla vita di tutti noi, non vedo la necessità di ricercare uno standard. Cosa che è invece fondamentale nelle applicazioni più tipiche di comunicazione a larga banda”. Nelle WSN si è fatto un gran parlare negli ultimi 1 O anni dello standard Zigbee, come se lo standard fosse un ‘must’ anche per questo tipo di applicazioni. “La realtà oggi è che le prime soluzioni realizzate su queste tecnologie sono praticamente tutte basate su standard proprietari e anche chi parte da uno stack Zigbee, finisce presto con aggiungere sue componenti software, che lo differenziano dalla concorrenza e lo allontanano di fatto dallo standard” aggiunge Vanzi. “Il modello di business nelle WSN tende dunque necessariamente ad allontanarsi dallo standard proprio, per difendere e differenziare e questo perché la soluzione finale deve essere molto di più dello standard di comunicazione e di realizzazione della rete e deve aggiungere funzionalità e servizi che ne saranno poi la carta d’identità”. “Lo standard 802.15.4 (banda ISM a 2,4 GHz) dovrebbe imporsi come soluzione di base dominate, grazie agli indubbi vantaggi a livello di consumo, costo, flessibilità e supporto hardware/software da parte di svariati fornitori” interviene Stefano Galimberti (Consorzio PNl-Profibus Network Italia). “A livello applicativo, la tecnologia WirelessHart sembra quella attualmente più avanzata per l’ambito del controllo di processo; la tecnologia SP 100 si pone, invece, in un’ottica più ampia, con possibilità di supportare protocolli applicativi differenti. Per l’automazione di fabbrica, gli standard di riferimento e le relative tecnologie sono ancora in fase di definizione, anche se la banda ISM a 2,4 GHz rimane il punto di partenza”.

Le scelte corrette

In attesa che le comunicazioni wireless si stabilizzino attorno a pochi standard di riferimento quali scelte dovrebbero fare gli utilizzatori per non sbagliare?

Afferma Bambini: “Credo che WiFi, per le applicazioni con i requisiti precedentemente citati, non possa temere l’instabilità’; sicuramente è affermato e ha già dimostrato longevità. Sta inoltre evolvendo per coprire anche esigenze più pressanti, come maggiori distanze coperte e banda dati ancora più elevata”. Sul versante invece del monitoraggio remoto, in ambienti non raggiungibili, senza disponibilità di alimentazione o molto distribuiti, con distanze tra nodi significative (anche qualche centinaio di metri), la scommessa di National lnstruments è su Zigbee: non è più uno standard emergente, è ormai riconosciuto e applicato, garantisce stabilità con configurazione di ridondanza di rete quali topologie ‘mesh’ e ottimi risultati in termini di efficienza della gestione dell’ali-mentazione, grazie al supporto di modalità tipo ‘sleep’ per massimizzare la durata delle batterie. Dichiara Randieri: “Il problema più grosso dei comuni utilizzatori di tali tecnologie è che sanno bene che tipo di servizio vorrebbero ottenere, ma conoscono tecnicamente poco le soluzioni a loro disposizione “. Purtroppo l’utente medio di tali soluzioni spesso proviene dal mondo dell’informatica, che alla sua nascita si distingueva nettamente da quello delle comunicazioni. Considerando che oggi il confine tra le due tende a sbiadire e che le tecnologie di comunicazione wireless variano di continuo, egli non riesce a stare al passo con l’evoluzione tecnica e, di conseguenza, gli è molto facile incorrere in errori progettuali. “Non esiste una vera e propria regola ‘per non sbagliare’, bensì quella più generale di ‘studiare tenendosi aggiornati sulle nuove soluzioni proposte dal mercato”‘ egli conclude. Secondo Caliari un primo elemento che si dovrebbe prendere in considerazione nella scelta della tecnologia wireless è dato dal macro ambito applicativo (processo o automazione industriale), seguito dalla specifica applicazione. “Phoenix Contact propone diverse tecnologie di comunicazione wireless, perché non esiste la soluzione ideale per ogni tipo di applicazione “. Un altro elemento da considerare è la coesistenza: con il proliferare di sistemi wireless diventa sempre più importante verificare come i diversi sistemi possano coesistere nei casi, sempre più frequenti, in cui questi si trovino a operare nello stesso spazio, nello stesso tempo e sul la stessa frequenza, con possibili interferenze reciproche. Per questo Phoenix Contact ha implementato nei propri dispositivi Bluetooth dei meccanismi di coesistenza con reti Wlan che si affiancano ad AFH (Adaptive Frequency Hopping, salto di frequenza adattativo). Si tratta di LEM (Low Emission Mode, modalità a bassa emissione nelle fasi di ‘pairing ‘) e di Black Channel Listing (possibilità di definire, in fase di configurazione, i canali occupati da eventuali reti Wlan, in modo da poterli escludere a priori dalla tabella di salto di Bluetooth). “Non va infine trascurata la capacità del fornitore di supportare adeguatamente l’utilizzatore, a partire dalla fase di scelta della tecnologia” conclude Caliari. Sostiene invece Vanzi: “Per quanto riguarda le WSN credo che l’utilizzatore debba preoccuparsi del fatto che la tecnologia hardware di base sia quella che garantisce massime prospettive per il futuro, quella che sarà sicuramente vincente per queste applicazioni, e cioè radio a 2,4 GHz o, anzi meglio ‘e’, a 868/915 MHz e stack software non necessariamente ‘standard’, ma che funzionino e facciano quello che gli utilizzatori vogliono; reti mesh, estremamente low power, low cast, con ampia copertura spaziale, gran numero di sensori gestibili, bassa dipendenza dalle condizioni atmosferiche e ambientali, ampia disponibilità di tipologie di sensori, funzionalità aggiuntive quali quelle della localizzazione del nodo all’interno della rete, funzionalità di datalogger automatica ecc. Cioè, a mio parere, nelle WSN conterà solo il normale connubio tra credibilità dell’azienda e qualità/livello delle funzionalità proposte, mentre la tecnologia sarà secondaria per l’utente finale”. Afferma Galimberti: “Per minimizzare i rischi di rapida obsolescenza e curve di apprendimento troppo lunghe, sarebbe preferibile per gli utenti selezionare soluzioni ‘evolutive ‘ rispetto a tecnologie applicative già esistenti (vedi l’esempio WirelessHart)”. Inoltre, andrebbero forse preferiti prodotti supportati da grossi costruttori che garantiscano un corretto supporto del cliente nella fase di ‘stabilizzazione’ ed evoluzione degli standard. “Va però notato” egli prosegue “che, come spesso avviene nel caso di tecnologie nuove, soluzioni più ‘chiuse’ e meno standardizzate possono garantire migliori prestazioni, implicando però più rischi a livello di supporto ed evoluzione una volta installate”.

 Capacità d’interconnessione

Esiste oggi una buona capacità d’interconnessione fra mondo wireless e mondo wired o i due ambiti tendono a rimanere separati fra loro?

“Un elemento fondamentale riguardo a questa problematica essenziale è legato alla parte di driver e software per la gestione dell’hardware wireless” risponde Bambini. Nel caso di National lnstruments i driver per dispositivi di acquisizione dati WiFi sono trasparenti rispetto al bus utilizzato, così che sia possibile spostarsi da reti Ethernet, WiFi o addirittura bus USB o plug in (PCI, PClexpress ecc.) senza modifiche al codice. Nel caso di reti WSN i driver si integrano strettamente nel software NI Labview e rendono immediato il collegamento con sistemi di misura e controllo già esistenti, tipicamente cablati, basati ad esempio su PAC e dotati d’intelligenza a bordo, realtime, oppure con dispositivi touch panel di tipo HMI o PC industriali. Secondo Randieri la capacità d’interconnessione dei sistemi wireless e wired è alla base della loro esistenza, poiché la loro affermazione è nata grazie a Internet. Quando due entità si connettono tra di loro mediante Internet poco importa se i loro dati viaggiano in parte per reti wired e in parte per reti wireless, l’importante è raggiungere l’obiettivo, ovvero la capacità di trasferire i dati. “Dato che Internet rappresenta oggi il canale di trasmissione dell ‘informazione più usato, i due ambiti non possono rimanere separati tra loro se non per casi specifici dettati da particolari esigenze” egli conclude. Afferma Caliari: “Oggi si può dire che esiste una buona interconnessione tra mondo wireless e wired. Questo è dovuto essenzialmente alla crescente diffusione delle reti Ethernet, che si prestano in modo ‘nativo’ all’integrazione tra i due mondi “. L’integrazione andrà ancora migliorando e aumentando con la diffusione di protocolli realtime Ethernet come Profinet, che consente di realizzare comunicazioni wireless sia via Bluetooth, sia via Wlan. “Le tecnologie wireless offrono diversi vantaggi, anche in termini di flessibilità di applicazione, in tutti i casi in cui il cavo dati rappresenti un problema” prosegue Caliari. “Si pensi ad esempio ad applicazioni con parti in movimento (contatti striscianti, robot, AGV ecc.), alla presenza di ostacoli che comportino problemi per la stesura dei cavi o ad applicazioni di manutenzione o datalogging locale”. Esistono però applicazioni in cui gli ostacoli presenti possono rendere molto difficile, se non impossibile, l’utilizzo delle tecnologie wireless. “In altre parole, le reti wireless non vanno viste come una sostituzione delle reti cablate, ma nemmeno in contrapposizione ad esse. Wireless e wired tendono a completarsi a vicenda, avendo caratteristiche peculiari che, opportunamente combinate, consentono di realizzare sistemi di automazione efficaci ed efficienti” conclude Caliari. Secondo Vanzi, poi, per quanto riguarda le WSN, la connessione oggi esiste, funziona perfettamente e non si vedono problemi all ‘orizzonte. Infine, a parere di Galimberti, specialmente in ambito di controllo di processo, la compatibilità con la base installata è molto importante: “Questo aspetto è stato tenuto presente nella definizione delle nuove soluzioni wireless specialmente a livello di gateway, ossia di connessione tra reti wireless e wired, e adapter, tali da fornire capacità di comunicazione wireless a dispositivi wired tradizionali. Inoltre, la disponibilità di gateway wireless multiprotocollo a livello wired renderà via via sempre più facile l’integrazione fra i due mondi. In conclusione, si può rilevare una chiara tendenza verso una sempre maggiore integrazione degli ambiti wired e wireless “.

Wireless o wired?

Le comunicazioni wireless tenderanno a sostituire le comunicazioni wired, perché più convenienti, o le comunicazioni wired manterranno un proprio dominio?

“Secondo me coesisteranno per molti anni, a meno che qualche grossa innovazione stravolga gli scenari, perché è vero che in termini economici alcuni di questi standard si stanno dimostrando estremamente convenienti, ma in molte applicazioni la sicurezza, la minore latenza o la banda disponibile impongono l’utilizzo di reti cablate ad oggi non sostituibili ‘tout-court’ con tecnologie senza fili ” afferma Bambini. “Considerando lo stato dell’arte di entrambe le tecnologie è impensabile che una possa sostituire l’altra” risponde Randieri. “Il mondo wireless e quello wired non possono prescindere l’uno dall’altro per motivazioni che riguardano la morfologia della superficie terrestre. Semmai sarebbe più naturale contraddistinguere gli ambiti di applicazione di una tecnologia verso l’altra “. Tali ambiti non sono solo di tipo morfologico, ma coinvolgono anche ragioni di mercato. Ad esempio, sarebbe impensabile coprire l’intero traffico dati transoceanico mediante reti wireless e, parimenti, sarebbe troppo dispendioso cablare via cavo piccole comunità di montagna. “Nel primo caso esistono le tecnologie basate su fibra ottica, nel secondo quelle basate su connessione WiFi, Wimax, Gprs/Edge/Umts e satellitare” aggiunge Randieri. “È difficile prevedere cosa possa accadere nel futuro” interviene Caliari. “Al di là dell’ambito applicativo, un elemento da tenere in considerazione è quello dell’alimentazione “. Ad esempio, in ambito di processo tecnologie come WirelessHart garantiscono un funzionamento tramite batteria per alcuni anni. Tipicamente, infatti, un dispositivo trasmette alcuni segnali per tornare nello stato di stand by, con conseguente riduzione dei consumi. Nell’automazione industriale, dove trovano applicazione tecnologie come Bluetooth e Wlan, si devono invece trasmettere dati con una maggiore frequenza e, per questo, si prevede un’alimentazione locale classica. Inoltre, perché le comunicazioni wireless possano sostituire ‘in toto’ le comunicazioni wired, sarà necessario ridurre i tempi di comunicazione. Se le tecnologie wireless consentono di raggiungere tempi di trasmissione dell’ordine di alcuni ms, le comunicazioni realtime Ethernet wired consentono di raggiungere tempi di trasmissione dell’ordine di decine o centinaia di microsecondi e in modo assolutamente deterministico. “Sarà necessario trovare una risposta ad alcuni quesiti, come quelli legati all’alimentazione tramite batteria, alla coesistenza (problema che dovrà trovare risposte anche dal punto di vista normativo), al superamento di ostacoli, a tempi di trasmissione deterministici e in tempo reale” prosegue Caliari. “In conclusione, le reti wireless non vanno viste come una sostituzione di quelle cablate, ma nemmeno in contrapposizione ad esse: wireless e wired si completano a vicenda”. “Rispondo come utilizzatore di queste tecnologie e non come fornitore” interviene Vanzi . “Posso solo dire che se da un lato, quando posso, preferisco avere un cavo con banda massima, è ovvio che ‘Internet ovunque’ sia un servizio che utilizzeremo tutti. Non credo comunque che il wireless rimpiazzerà mai il cavo o meglio la fibra nella creazione dell’architettura primaria di rete, quindi le due tecnologie coesisteranno, una fornendo la qualità del segnale e la banda e l’altra fornendo la flessibilità”. Secondo Galimberti nel breve/medio termine le comunicazioni wireless renderanno convenienti soluzioni altrimenti troppo complesse o costose in ambito cablato, creando nuove applicazioni piuttosto che sostituire le configurazioni applicative wired esistenti. A più lungo termine, alcune applicazioni wired verranno probabilmente sostituite, ma le applicazioni wired rimarranno sicuramente presenti e numerose. “Risulta ad esempio difficile prevedere una penetrazione rilevante delle tecnologie wireless in applicazioni critiche di controllo e regolazione” egli sottolinea. “Si noti tuttavia che le applicazioni ‘safety critical’ non sono necessariamente precluse alle applicazioni wireless, almeno in contesti specifici”.

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Tavola Rotonda – Fieldbus & Networks – Gennaio 2010, a cura di Valerio Alessandroni 

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista seguire il link riportato di seguito  http://www.intellisystem.it/portfolio/fn-gennaio-2010/

A New Security Thermal Vision System Intellisystem - Randieri

(Italian) A New Security Thermal Vision System

Thermal Vision System - Intellisystem Technologies - RandieriIntellisystem Technologies da diversi anni impiegata nella progettazione, ingegnerizzazione e produzione di sistemi di visione termica, presenta una soluzione che rappresenta lo stato d’arte, in termini di design e caratteristiche, per la visione termica a mani libere. Ma non solo, il sistema si presta benissimo per tutte quelle applicazioni militari ad elevata sicurezza poiché il sistema lascia libero l’operatore di muoversi al meglio per ottimizzare tutte le sue risorse. I punti di forza del sistema presentato possono essere riassunti in: design ergonomico del sistema di visione che permette di avere la doppia visione sia termica che normale in modo simultaneo; Thermal Vision System - Intellisystem - Randierisgancio rapido del sistema per un pronto trasferimento del sistema ad altro operatore; sistema di ripresa termografico a colori montato lateralmente al fine di minimizzare il disorientamento spaziale tra la vista normale e le riprese; display ergonomico che permette il suo utilizzo anche in presenza di comuni occhiali da vista; operabilità sino a cinque ore grazie all’uso di batterie agli ioni di litio di ultima generazione.

A cura di Cristian Randieri. Articolo pubblicato sulla rivista Progettare N. 339 – Dicembre 2009.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/prog-dicembre-2009/

A New Tool for Predictive Maintenance Intellisystem Randieri

(Italian) A New Tool for Predictive Maintenance

Da tempo si sente parlare di manutenzione predittiva, tecnica mediante la quale è possibile individuare sul nascere i difetti, seguirne la loro evoluzione nel tempo e programmare con anticipo e flessibilità le necessarie azioni manutentive correttive da effettuarsi.

Vibrometro portatile IT-VM20 Intellisystem RandieriIn questo ambito si colloca il vibrometro portatile IT-VM20, uno strumento/analizzatore compatto ed economico che mostra, direttamente nel proprio display, accelerazione, velocità, numero di giri e spostamento di vibrazione: con esso è possibile quindi rilevare e seguire squilibrio e guasti tipici dei cuscinetti. Il vibrometro ha un’interfaccia RS232 integrata che consente di trasferire i dati acquisiti direttamente a un PC; inoltre, su richiesta, è calibrabile secondo la normativa ISO. Altro punto di forza è rappresentato dal software di analisi incluso che permette di analizzare e confrontare le varie misure effettuate nel tempo al fine di individuare con un certo anticipo eventuali anomalie del macchinario. Dotato di analisi FFI’, IT-VM20 ha un range di misura dell’accelerazione pari a 0,1 .. . 200,0 m/s2, della velocità pari a 0,1…400,0 mm/s, dello spostamento pari a 0,001…4,000 mm.

A cura di Cristian Randieri. Articolo pubblicato sulla rivista Automazione Oggi N. 329 – Novembre 2009.

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Two New CCTV TCP-IP Camera Solutions - Intellisystem - Randieri

(Italian) Two New CCTV TCP-IP Camera Solutions

Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it) presenta due nuove soluzioni per la tvcc professionale – la network camera IT50 e la IT50W nella versione wireless – che rappresentano la migliore soluzione col più alto rapporto prezzo/prestazioni. Le immagini e gli stream video catturati dalle IT50 e IT50W possono essere gestiti e visualizzati da qualsiasi parte del globo; le immagini possono essere memorizzate automaticamente in postazioni remote, aumentandone di conseguenza la sicurezza e la riduzione dei costi di gestione. Grazie al software di registrazione compreso nella confezione, è possibile trasformare qualsiasi pc in un digital video recorder affidabile e sicuro. Grazie alla soluzione pc based, infatti, è possibile aumentare notevolmente la capacità di archiviazione senza cambiare la macchina. Utilizzando la moderna tecnologia digitale di compressione audio/video Mpeg4, le IT50 e IT50W garantiscono un’ottima resa delle immagini, che rimangono brillanti ed efficienti nel tempo. Da non trascurare la possibilità di poter registrare, oltre al video, anche un audio di alta qualità.

A cura di Cristian Randieri. Articolo pubblicato sulla rivista Archi Tech N. 6 – Novembre/Dicembre 2005.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/at-novembredicembre-2005/

Internet in a Chip Intellisystem Randieri

(Italian) Internet in a Chip – Interview to Cristian Randieri

Crescono sul mercato le soluzioni a costo contenuto per aggiungere ai dispositivi e ai sistemi embedded anche la connettività al Web 

Una delle principali sfide tecnologiche nella creazione di soluzioni per portare Internet anche nel mondo importanti applicazioni in campo industriale è stata senz’altro quella di riuscire a sviluppare sistemi a costo contenuto e in grado d’integrarsi il più possibile con le tecnologie già esistenti e più largamente diffuse nel mondo aziendale. Per varie ragioni, per molti anni creare dispositivi e sistemi di questo genere è stato impossibile o difficilmente praticabile. Ma oggi, grazie alle ultime evoluzioni dell’elettronica che hanno portato all’introduzione sul mercato di nuove tecnologie, microprocessori più potenti e compatti e, al contempo, a un continuo aumento della capacità di memoria dei chip flash, il sogno della ’embedded connectivity’ sta gradualmente concretizzandosi in una realtà. Parlando dell’argomento viene subito spontaneo cercare d’inquadrare in modo un po’ più chiaro il concetto di ’embedded Internet’, facendolo descrivere direttamente da qualche fornitore di tecnologia. Nel fare ciò però ci si accorge in un primo momento che nella letteratura del settore talvolta questa definizione viene usata in vari modi per identificare in senso abbastanza ampio differenti tipi di sistemi hardware e software. “Credo che ’embedded Internet’ – dice Antonio Cirella, amministratore delegato di Inware -sia uno dei termini più abusati del recente passato. Noi abbiamo cominciato a vendere sistemi di ’embedded Internet’ nel 1998, e predicavamo nel deserto. Oggi con tale terminologia vengono inglobati sistemi ‘Linux Embedded’ e ‘Device Servers’, che poco hanno a che fare con l’embedded Internet, dove il sistema di sviluppo ha la sua rilevanza ma spesso è assente o non facilmente identificabile. I dispositivi embedded Internet devono infatti aggiungere la ‘Internet capability’ al più classico sistema embedded, che tradizionalmente è un componente oppure un sistema programmabile, destinato appunto alle applicazioni embedded, in unione ad altri componenti o sistemi”.

Dello stesso avviso è Cristian Randieri, presidente di Intellisystem Technologies: “Nel corso del tempo il termine ’embedded Internet’ ha assunto diversi significati che ancora oggi, a mio avviso, sono in continua evoluzione. Per la nostra azienda, nella sua accezione più ampia, con questo termine ci riferiamo a un’architettura server di tipo software integrata all’interno di un sistema a microprocessore embedded caratterizzato da risorse di calcolo limitate, capaci di supportare lo stack Tcp/Ip (Transfer Control Protocol/Internet Protocol) al fine di poter gestire applicazioni tipiche del Web. Appare evidente che una definizione più mirata scaturisce dalla verticalizzazione dell’applicazione hardware/software che si vuole realizzare”. In sostanza un embedded Internet device (EID) si può intendere come un dispositivo embedded in grado di utilizzare la tecnologia Internet. I componenti software che vanno a costituire la base comune di funzionalità per gli EID sono più o meno gli stessi del mondo dei computer tradizionali (non embedded). Anche qui vi è un Web server HTIP (HyperText Transfer Protocol) embedded che, assieme al resto dello stack base di protocolli di networking Tcp/Ip definiti dai diversi livelli del modello ISO/OSI (SMTP – Simple Mail Transfer Protocol; SNMP – Simple Network Management Protocol; FfP – File Transfer Protocol; ICMP – Internet Contro! Message Protocol; NAT – NetworkAccess Translation; UDP- User Datagram Protocol; DNS- Domain Name Server; DHCP- Dynamic Host Contro! Protocol; Telnet; Ethernet; PPP – Point to Point Protocol; PPPoE – PPP over Ethernet, ecc.) si occupa del supporto e della gestione di tutte le attività di comunicazione su Internet/Intranet. Il sistema software può inoltre integrare un Web browser, per consentire la visualizzazione delle informazioni; Java, oltre ad altri componenti grafici e driver per il supporto di determinati tipi di hardware.

Connettività embedded: ancora poco diffusa in Italia 

Nel nostro Paese i sistemi ’embedded Internet’, nonostante le loro potenzialità in termini applicativi e i progressi della tecnologia, sono per ora ancora poco presenti nelle aziende. La diffusione dell’embedded Internet · dice Cirella di lnware • in Italia è ancora molto scarsa, in genere perché le infrastrutture sono inadeguate. Attualmente insomma se ne parla molto, ma poco si realizza con i potenti sistemi embedded Internet che il mercato mette oggi a disposizione.

La diffusione di tali sistemi nelle aziende · commenta invece Cristian Randieri di lntellisystem Technologies · è legata alla tecnologia che esse stesse possiedono in termini di capacità d’interconnessione con la rete Internet e relativa condivisione delle risorse. Il mercato italiano risulta essere uno dei più promettenti perché, essendo giovane, consente la possibilità di migrare dai sistemi classici ai sistemi embedded, senza passare attraverso soluzioni intermedie, permettendo alle imprese di trarre il massimo profitto con il minimo sforzo formativo.

Integrazione morbida 

In termini di integrazione con l’infrastruttura It preesistente, la realizzazione di una soluzione embedded Internet non appare particolarmente invasiva: “Di fatto a mio parere – spiega Randieri – non esiste un impatto considerevole sulle infrastrutture esistenti poiché, essendo oggi la maggior parte delle aziende interconnesse a Internet mediante una rete locale Ethernet, i sistemi embedded Internet ne rappresenterebbero una naturale estensione e non una sostituzione. Il punto di forza di tali sistemi è proprio quello di essere ‘cross platform’ e di appoggiarsi su un’infrastruttura di rete che da anni risulta essere la più versatile e aperta. Se poi si considera il fatto che l’applicazione della tecnologia Web a un sistema embedded permette la creazione d’interfacce utente mediante il linguaggio HTML, i vantaggi che derivano dall’adozione di tale strategia permettono di ottenere un’interfaccia ‘user friendly’, a basso costo, cross platform, e network ready”. La ricaduta in termini di possibili applicazioni fa intravedere molte opportunità interessanti per l’industria. “Lo scenario -commenta Cirella – potrebbe essere quello della totale integrazione tra l’infrastruttura It di gestione e controllo e quella di produzione, oggi decisamente divise tra loro. Alcuni nostri clienti, devo dire abbastanza pionieri nel settore, hanno verificato che l’embedded Internet offre potenzialità talmente avanzate dal punto di vista dell’integrazione e analisi dei dati che hanno sviluppato appositi team di lavoro su tale progetto”. Inoltre, sottolinea Cirella, quando si parla di applicazioni per embedded Internet si potrebbe commettere l’errore di considerare in modo restrittivo le potenzialità offerte dalla tecnologia attuale, che invece sono molto ricche. “In effetti – dice – le macchine ‘Internet enabled’ possono comportarsi autonomamente e interagire con la rete, dove sono presenti altre macchine oppure utenti. Possono ad esempio mandare e-mail, eseguire chiamate Tcp/Ip, visualizzare informazioni su pagine Web: insomma ogni abituale elemento caratteristico di Internet diventa oggettivamente caratteristico anche dell’embedded Internet. I vantaggi per l’utente sono indubbi: poter disporre di intelligenza a bordo macchina condivisibile in ogni parte del mondo”. Ma ribadisce: “Soprattutto il vantaggio e di avere un dispositivo ‘pensante’ e in grado d’interagire in maniera autonoma con la rete”. Nel comparto dell’industria vi possono essere varie applicazioni verticali.

“Nel mondo business – dice Randieri – grazie alle collaborazioni con Tim per la connettività GSM e con Elsacom/Globalstar per la connettività satellitare il nostro centro ricerche ha messo a punto soluzioni per il telecontrollo di sistemi che spaziano dalla semplice videosorveglianza al controllo di processo”. In particolare Intellisystem punta a creare sistemi controllabili da remoto con qualsiasi dispositivo, che può essere un normale telefono cellulare o una workstation. “Ad esempio – aggiunge – è possibile interconnettersi all’impianto di videosorveglianza aziendale mediante un comune telefonino di ultima generazione oppure effettuare un’operazione di reset di apparecchiature hardware mediante un semplice squillo dal proprio cellulare”.

Protocollo Ethernet: una base comune 

Nel progettare soluzioni e dispositivi embedded Internet uno degli obiettivi e anche accrescere il più possibile l’interoperabilità dei sistemi, possibilmente attraverso l’uso di infrastrutture economiche, già diffuse e affidabili. Una di queste nel mondo aziendale e industriale è Ethernet, una tecnologia che nonostante la sua non più giovane età (è nata nel 1973) continua a evolversi e a confermarsi molto valida e apprezzata. Le reti locali (Lan) cablate che utilizzano questo standard sono ormai molto diffuse in qualunque edificio moderno e non solo; inoltre tale tecnologia è ben conosciuta e dispone di un’ampia gamma di strumenti e programmi di supporto. Ethernet è poi adeguata all’utilizzo con Tcp/Ip e oggi sono numerose le soluzioni che la integrano anche nei dispositivi embedded. Un esempio può essere portato citando il recente annuncio (qualche mese fa) da parte di Microchip del prodotto ENC28J60, un Ethernet controller compatto (28 pin) che permette d’integrare in Internet anche i piccoli microprocessori a 6-8 pin per creare applicazioni specifiche per il settore embedded. Un bel passo in avanti rispetto al passato, se si considera che i normali controller delle schede Ethernet presenti nel mondo pc tradizionale sono molto più ingombranti (usavano bus ISA – Industry Standard Architecture; oggi soprattutto bus PCI – Peripheral Component Interconnect e anche PCI-Express). L’Ethernet controller di Microchip è inoltre conforme allo standard IEEE 802.3 per garantire una completa interoperabilità con tutti gli altri sistemi ed è commercializzato con uno stack di protocolli software Tcp/Ip modulare, che permette allo sviluppatore di creare un opportuno set di funzionalità di comunicazione a seconda delle necessità di progettazione. A livello di utilizzo questo tipo di dispositivi può essere applicato per espletare varie funzioni di gestione remota nel campo della building automation oppure per il controllo a distanza dei sensori di allarme o di quelli antincendio. Sempre con l’abbinamento di un opportuno stack Tcp/Ip funziona il microcontrollore a 16-bit MC9S12NE64, prodotto da Freescale Semiconductor. Si tratta di una soluzione ‘single chip’ Ethernet flash-based che integra un controller embedded EMAC (Ethernet Media Access Controller) 10/100 e un Ethernet Physical Layer (EPHY). È stata ideata per consentire ai progettisti la realizzazione a costo contenuto di soluzioni embedded Ethernet ‘end-node’, per applicazioni che vanno dalla connessione in rete di attrezzature di produzione, al collegamento via Internet di ‘home appliance’ intelligenti per l’automazione degli ambienti domestici.

Esigenze real-time 

Vi sono anche casi in cui nei sistemi embedded, come ad esempio nelle infrastrutture di controllo industriale presidiate da vari dispositivi attuatori e sensori, è spesso necessario soddisfare requisiti di risposta del sistema in modalità ‘real-time’ rispetto agli eventi. Per questo tipo di applicazioni il normale standard Ethernet risulta inadatto o insufficiente a causa dei suoi vincoli intrinseci (collisioni tra pacchetti, ecc.) che si contrappongono alla necessità dell’utente di ottenere dal sistema embedded un comportamento deterministico, in grado di garantire risposte in tempi di reazione precisi e definiti. Proprio per risolvere questo tipo di esigenze, fra le soluzioni più recenti e accreditate (alcune delle quali hanno ad esempio necessità di hardware dedicato), oggi emerge lo standard Ethernet Powerlink (EPL). Quest’ultimo è un protocollo sviluppato e promosso dal consorzio EPSG (Ethernet Powerlink Standardization Group), fondato nel 2003 come un’associazione indipendente a Winterthur (Svizzera) da un gruppo di aziende di primo piano operanti nel settore dell’automazione. Il protocollo Ethernet Powerlink utilizza lo standard Fast Ethernet, ma esteso tramite specifici meccanismi per rendere possibile un trasferimento dei dati e tempi di risposta di tipo deterministico. Fra le sue applicazioni principali si hanno ad esempio quelle in cui occorre gestire lo scambio di dati fra sistemi PLC (Programmable Logie Controller – controllori a logica programmabile). Ethernet Powerlink si posiziona in maniera strategica sul mercato, in un contesto in cui gli utenti in prospettiva tenderanno sempre più a scegliere soltanto soluzioni aperte evitando quelle proprietarie, che possono renderli dipendenti da variabili che non sempre sono in grado di controllare. Tuttavia questo protocollo non rappresenta soltanto una tecnologia real-time che fornisce apertura e completa indipendenza da ogni singolo vendor (non richiede Asic proprietari o altro hardware non standard). Ethernet Powerlink è conforme agli standard internazionali, supporta ogni tipo di topologia di rete e i protocolli basati su lp (fcp, Udp, ecc.) e, come assicura lo stesso consorzio, è una tecnologia comprovata e matura, contando oltre 60 mila nodi installati in vari stabilimenti di produzione.

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Intervista a cura di Giorgio Fusari, pubblicata sulla rivista Elettronica Oggi Embedded N. 13 – Novembre 2005.

Con Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies; Antonio Cirella, amministratore delegato di Inware.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/eo-embedded-novembre-2005/

Two New TVCC Network Cameras - Intellisystem - Randieri

(Italian) Two New TVCC Network Cameras

Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it) presenta due nuove soluzioni per la tvcc professionale – la network camera IT50 e la IT50W nella versione wireless – che rappresentano la migliore soluzione col più alto rapporto prezzo prestazioni. Ecco, di seguito, alcune delle caratteristiche più importanti. Accesso da remoto: le immagini e gli stream video catturati dalle IT50 e IT50W possono essere gestiti e visualizzati da qualsiasi parte del globo. Le immagini possono essere memorizzate automaticamente in postazioni remote, aumentandone di conseguenza la sicurezza e la riduzione dei costi di gestione. Bassi costi di manutenzione: grazie al software di registrazione fornito gratuitamente nella confezione è possibile trasformare qualsiasi pc in un digital video recorder più affidabile e sicuro rispetto ai tradizionali sistemi di memorizzazione su hard disk. Grazie alla soluzione Pc based, infatti, è possibile aumentare notevolmente la capacità di archiviazione senza cambiare la macchina.

A cura di Cristian Randieri. Articolo pubblicato sulla rivista Il Giornale dell’Installatore Elettrico N. 14 – 25 Ottobre 2005.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/gie-25-ottobre-2005/

EO Embedded Settembre 2005 - Difesa e aerospazio - Intellisystem Technologies

Focus On: “Defence & Aerospace” – Difesa e Aerospazio

Difesa e aerospazio, i settori fucina dell’high tech, continuano a generare opportunità di business molto interessanti anche per i fornitori italiani. Stando ai dati dell’Aiad, (l’Associazione di Industrie per l’Aerospazio e la Difesa) il mercato del nostro Paese si colloca al quarto posto in Europa con circa 10.300 milioni di euro di fatturato e 50mila addetti (dati 2003 che Aiad ha ufficiosamente confermato anche per il 2004) e il settore investe nella ricerca e sviluppo l’11,5% dei ricavi. Le eccellenze dell’alta tecnologia militare e aerospaziale italiana sono numerose: i satelliti per telecomunicazioni avanzate e le comunicazioni militari in generale, gli aerei da addestramento (Aermacchi), gli elicotteri (AgustaWestland), i veicoli blindati e corazzati, l’elettronica per la difesa, con i sistemi radar, i sistemi di comando e controllo terrestri e navali e di controllo del traffico aereo. E alle spalle delle più note industrie c’è un gran numero di imprese di piccola e media dimensione, che oltre a fornire prodotti, servizi e consulenza, collabora attivamente alla ricerca e allo sviluppo di tecnologie di punta, partecipando, con le prime, ai grandi consorzi di ricerca europei. In questi settori, ancora più che in altri, la dimensione del business è sicuramente internazionale. E infatti, anche le aziende del gruppo Finmeccanica, nell’ambito del riassetto dell’industria aerospaziale europea, hanno via via integrato le loro attività con quelle di partner continentali, dando vita a società compartecipate, divenute leader internazionali nei loro specifici settori. In questa prospettiva, secondo l’Aiad, in Italia è necessario “ricondurre il ruolo delle PMI titolari di tecnologie di nicchia in strutture integrate e flessibili, dirette a esaltarne le sinergie e contemporaneamente sostenere lo sviluppo di aree di eccellenza con finanziamenti ad hoc” (dalla relazione 2003). L’importanza di queste industrie per l’economia nazionale si estende oltre il contenuto di prodotti e servizi che offrono alla collettività, fungendo da driver di sviluppo di tecnologie che hanno forti ricadute applicative in numerosi altri settori industriali. Un esempio in questa direzione viene da Intellisystem Technologies. La ricerca scientifica è il piedistallo su cui poggia l’evoluzione di questa azienda, nata nel 2000. Il suo fondatore, Cristian Randieri racconta: “Alenia Marconi ci contattò circa due anni fa per coinvolgerci nella realizzazione prototipale di un aereo UAV (senza pilota a bordo), chiedendoci le apparecchiature per l’interconnessione del controllo dell’aereo con una base remota. Sviluppammo il progetto prevedendo, accanto a una soluzione ponte radio Wi-Fi, un canale ausiliario satellitare e come fornitore del servizio venne scelta Elsacom, la società che in Italia gestisce i servizi planetari, a copertura globale, di Globalstar. Il progetto iniziale si arenò per mancanza di finanziamenti, ma in questi due anni noi abbiamo continuato a sviluppare e testare il prodotto, per il quale abbiamo già richieste non solo dall’ambito militare ma anche da quello civile, ad esempio per la videosorveglianza e il telecontrollo di impianti petroliferi. Noi pensiamo che potrà avere applicazioni molto proficue anche nella protezione civile, col vantaggio di essere un apparecchio indipendente da altre infrastrutture, nel caso risultino danneggiate da eventi naturali, nella telemedicina e nel controllo delle navi in mare”.

Sulle tendenze del business in questi settori intervengono Eurolink, ALL Data, Wind River Systems e National Instruments?

“Il mercato della difesa rappresenta l’80% del nostro fatturato”, sostiene Pietro Lapiana, fondatore e Managing Director di Eurolink. “La società è nata nel 1993 con l’obiettivo di sviluppare business nel settore allora emergente delle soluzioni per il real time processing basate su schede C.O.T.S. (commercial off the shelf). Per ridurre i tempi di sviluppo e ovviare al problema dell’obsolescenza di prodotti appena realizzati, le aziende della difesa iniziarono ad utilizzare soluzioni commerciali a partire dal 1995- ’96. Noi collaboriamo con i nostri clienti nello sviluppo di nuove generazioni di sistemi e nell’ottimizzazione di scelte architetturali, con la capacità di offrire anche uno sviluppo integrale, ad esempio un’applicazione sonar o radar. Nel 2003- 2004 la nostra azienda ha avuto una crescita composita del 28% annuo, pari al 52% in due anni. E noi riteniamo che l’impatto reale delle nuove possibilità offerte dall’utilizzo dei C.O.T.S. si vedrà specialmente fra il 2005 e il 2007”.

Quali sono i prodotti e le applicazioni dove prevedete gli sviluppi più interessanti?

“Per quanto riguarda i prodotti direi tutti quelli basati su soluzioni di processing eterogeneo. Dal punto di vista delle applicazioni, secondo noi sono in espansione ancora quelle della difesa, delle immagini tridimensionali (non solo per applicazioni militari ma anche medicali), della homeland security, cioè la prevenzione di attacchi terroristici sia in Italia che nelle aree di missione estera attraverso sistemi non invasivi, come la raccolta e la comparazione di immagini. In questo campo ci attendiamo investimenti dei Ministeri della Difesa e degli Interni. Cresceranno anche i miniaerei pilotati da remoto, che raccolgono e inviano dati sul campo di battaglia. La difesa europea e quella italiana hanno già realizzato investimenti prototipali. Da questa applicazione si attendono anche ricadute in campo civile, ad esempio per la sorveglianza delle coste. Si aspettano evoluzioni quasi da videogioco: praticamente un pilota, rimanendo a terra, riceverà tutti gli input dall’aereo in volo come se si trovasse a bordo”.

Quali problemi possono turbare la crescita di questo settore?

“In Italia mancano gli investimenti del Governo. Abbiamo visto commesse spostate di anno in anno perché i fondi sono stati deviati sulle missioni di pace all’estero e per contro non si è voluto gravare gli italiani con nuove tasse per coprirle. Altro limite ben noto è quello della ricerca, che andrebbe potenziata anche nella difesa”.

Attese per il vostro futuro in questi settori?

“La nostra grande scommessa è su E.R.M.E.S. Technologies, che abbiamo costituito quest’anno insieme a Dune. Vogliamo essere una società di ingegneria ad alto valore aggiunto, che lavora in Europa. I due soci fondatori hanno già al loro attivo la partecipazione a numerosi progetti di ricerca cofinanziati dalla Commissione Europea. Oltre che nella difesa opereremo anche nel wireless e nella telefonia cellulare. Con questa scelta ci rivolgiamo a un mercato meno problematico di quello italiano e ci troveremo più in sintonia con i nostri clienti della difesa, che ormai sono aziende internazionali oppure operano nell’ambito di consorzi o joint venture mondiali”.

“Dopo anni di crescite interessanti devo dire che il mercato italiano nel 2005 si presenta per ora un po’ ‘confuso’ “, afferma Mario Di Baldassarre, Amministratore Unico di ALLdata. “La difesa è una componente molto importante del nostro business. I nostri clienti sono l’aeronautica, la marina, l’esercito, le aziende che costruiscono sistemi per la difesa e l’aerospazio, e anche alcuni system integrator, che affidano a noi la parte elettronica. Noi vendiamo sistemi completi di aziende leader di fama internazionale, che spesso sono nostri partner esclusivi. Offriamo anche consulenza ingegneristica, assistenza tecnica, e servizi di installazione e training SW e HW”. “Da una parte il Ministero della Difesa sta ormai impegnando tutte le risorse nelle missioni di pace all’estero, e quindi il budget per gli investimenti è molto ristretto. Dall’altra molti nostri clienti italiani sono entrati in gruppi europei e si trovano ora nella fase di definizione dei ruoli. Nel satellitare, invece, il mercato risente dei ritardi nell’attuazione del progetto di satellite europeo, Galileo. La prima parte dell’anno si è trascinata nell’attesa di decisioni che chiarissero chi fa che cosa. A noi, come ad altri, è capitato di aver lavorato a lungo su progetti che poi sono stati invece assegnati ad altri paesi europei. Ma guardando oltre questo periodo un po’ confuso, in Italia ci sono comunque aziende molto verticali e molto valide tecnologicamente, che stanno investendo tanto in tecnologia e per questo stanno riprendendosi”. “Il mercato della difesa e aerospazio sta andando molto bene, anzi non si è mai visto tanto fermento come in questi ultimi tempi” osserva Federico De Sario di Wind River Systems, attiva da 20 anni nella difesa e aerospazio. “Questo mercato e quelli dell’industriale e dell’automotive ci hanno consentito di superare bene il momento di crisi avvertito nelle telecomunicazioni e nel networking. Noi siamo l’unica società in grado di dare una risposta adeguata per la DSO (device software optimization). Di questo concetto abbiamo iniziato a parlare un anno e mezzo fa e ora anche Gartner ha comunicato le sue prime stime di mercato proprio in occasione del Paris Air Show: 3 miliardi di dollari all’anno contro i 750 milioni del mercato embedded. Come per tutti i mercati verticali anche alla difesa e aerospazio noi offriamo la nostra piattaforma di sviluppo generale (che comprende sia la parte di ambiente di sviluppo che di middleware, nelle due edizioni XWorks e Linux) e poi delle piattaforme specifiche, che nell’avionica rispondono ad esempio alle diverse necessità di certificazione di applicazioni safety critical. Il concetto degli ultimi anni, infatti, è quello di IMA, Integrated Modular Avionics, un’architettura che ospita su un singolo processore anche i diversi tipi di applicazioni, questo nell’ottica di ridurre i costi, nonché i pesi. Boeing, ad esempio, sta pianificando un sistema avionico che pesa 907 kg meno di quello di generazione precedente. Ma per poter ospitare più applicazioni all’interno della stessa CPU si incontrano problemi non indifferenti, ad esempio quelli dei diversi livelli di certificazione, che noi abbiamo risolto creando come dei contenitori differenti, all’interno dei quali vengono isolate le applicazioni che hanno necessità di certificazione diverse. In questo settore, come avviene nell’automotive, vi è una tendenza verso la crescita della componente elettronica. Le applicazioni sono sempre più complesse e devono permettere l’interoperabilità fra diversi sistemi e anche fra diversi venditori, e quindi devono essere aperte. Questo mercato continuerà a dare grosse soddisfazioni purché si investa molto in ricerca e sviluppo; nel nostro caso l’esercizio chiuso a gennaio ha registrato investimenti pari al 20% del fatturato”.

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“Il business nella difesa e aerospazio sta andando davvero bene – afferma Augusto Mandelli di National Instruments. Fra i vari settori che serviamo è quello che ci sta dando le soddisfazioni maggiori. Nell’ultimo semestre posso dire che abbiamo registrato una crescita a due cifre, ‘significative’, e che il trend per noi è in continua crescita”.

È un fatto però che la Difesa italiana ha ridotto gli investimenti…

“Certo. Si parla di un taglio delle spese per la difesa e lo spazio nell’ordine del 19%. Ma per assurdo queste riduzioni di budget agevolano realtà come la nostra, che possono lavorare concretamente sul contenimento dei costi. È già il secondo anno che sigliamo un memorandum of understatement con Finmeccanica, che sostanzialmente è un impegno a fare meglio spendendo meno. Un esempio dei risultati raggiunti è un prototipo, che ha vinto fra l’altro uno dei premi innovazione e ricerca di Alenia Marconi Systems, che abbiamo portato a termine in 12 mesi, con una riduzione del 50% dei costi rispetto alla vecchia architettura”.

Dal lato della domanda il mercato sta cambiando. Cosa sta succedendo e quali effetti si riscontrano tra i fornitori?

“All’interno delle aziende della difesa e aerospazio ci sono state grosse riorganizzazioni. Finmeccanica vuole tornare a essere considerata come una realtà industriale e non come la holding finanziaria che sembrava essere negli ultimi anni. Per riconquistarsi questa immagine, che comunque corrisponde a una realtà, ha anche effettuato un’operazione di branding riunendo le sue aziende dell’elettronica per la difesa sotto l’unico marchio Selex (con un capitale per il 75% di Finmeccanica e per il 25% di BAE Systems, è ora il 2° gruppo europeo e il 6° al mondo, n.d.r.). E ci sono anche chiari segnali che i grossi gruppi industriali, che negli ultimi anni spesso sono stati solo dei gestori di commesse, vogliano tornare a sviluppare internamente delle competenze; ad esempio c’è stato un notevole incremento delle richieste di corsi di formazione interni. Infine c’è la dimensione sempre più internazionale delle aziende con cui lavoriamo e delle commesse a cui partecipiamo. Pensiamo alla joint venture Alenia Spazio e Alcatel, o al grosso contratto EuroDASS per l’aereo da combattimento Eurofighter, che si è aggiudicato un consorzio guidato da Selex Sensors and Airborne Systems e che coinvolge anche l’italiana Elettronica, la spagnola Indra e la tedesca Eads. Questi cambiamenti di scenario hanno certamente delle ripercussioni sui fornitori italiani. Ha la meglio chi è attrezzato per le sfide di e-procurement internazionale, chi ha una struttura orientata alla gestione integrata. Diversamente è praticamente impossibile seguire con efficacia questi progetti. I committenti sono ben consapevoli di questo. Tant’è vero che ad esempio il consorzio EuroDASS ha organizzato proprio qui a Roma un incontro con i fornitori per spiegare quali sono le sfide e le loro necessità da qui a 5 anni. D’altro canto se l’Eurofighter non riesce ad essere competitivo rispetto all’F-35 JSF americano, in termini di velocità di sviluppo e di costi, alla fine perdiamo tutti. Questo fa capire come ci si trovi in una classica’ win-win situation’, e come non si possa vincere solo con l’ufficio acquisti, ma lavorando tutti insieme. Per questo viene richiesto in maniera obbligatoria di avere una struttura europea, prezzi unici, modalità di pagamento e procurement unici,ecc”.

Restano degli spazi per le imprese più piccole?

“Certamente, purché si attrezzino in maniera opportuna; ad esempio noi lavoriamo con piccoli system integrator. E comunque pur parlando di internazionalizzazione del business è anche vero che al singolo utente piace sempre avere un referente locale. E noi in Italia abbiamo delle grandissime competenze”.

 Il business in Italia potrà quindi crescere ancora?

Ripeto, l’Italia ha davvero delle eccellenze in questo settore e sta crescendo molto anche nel Centro Sud del Paese. Prova ne è che proprio dalla sede italiana di National Instruments è partita lo scorso anno un’iniziativa itinerante europea, che ha avuto molto successo, e cioè il Forum Aerospazio e Difesa, che quest’anno riproporremo a Roma il 22 novembre. Si tratta di un incontro con espositori e speaker delle nostre maggior aziende utenti, alla presenza di istituzioni italiane ed europee.

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Tavola Rotonda a cura di Francesca Prandi pubblicata sulla rivista Elettronica Oggi Embedded N. 12 – Settembre 2005.

Con Cristian Randieri, Presidente di Intellisystem Technologies; Pietro Lapiana,  Managing Director di Eurolink Systems; Mario Di Baldassarre, Amministratore Unico di ALLdata; Federico De Sario, Region Director di Wind River Systems; Augusto Mandelli, Area Sales Manager Centro Sud di National Instruments.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/eo-embedded-settembre-2005/

GSM Contact The GSM terminal to Operate Remote Systems - Intellisystem - Randieri

(Italian) GSM Contact “The GSM terminal to Operate Remote Systems”

Gsm Contact, l’ultimo nato in casa Intellisystem (www.intellisystem.it) è un terminale Gsm industriale ideato per poter gestire tramite i cellulari una uscita digitale utilizzabile per applicazioni tipo apricancello o reset di sistemi hardware. L’idea base che caratterizza il prodotto è quella di poter sfruttare le funzioni avanzate disponibili attraverso la rete Gsm al fine di poter utilizzare il proprio cellulare come se fosse un comune radiocomando. Grazie all’estrema facilità di programmazione, l’utente – una volta registrato il proprio numero di telefono nella scheda Sim inserita nel dispositivo – potrà azionare la sua uscita con un semplice squillo (a costo zero) oppure mediante un Sms. Gsm Contact in occasione della ricezione di una chiamata o di un Sms controllerà che il mittente sia presente nella rubrica e, in caso positivo, provvederà a mantenere la sua uscita chiusa per circa 2 secondi. Al rilascio del canale d’output il sistema invierà una conferma mediante uno squillo di replica al mittente. Grazie a Gsm Contact è possibile gestire sino a circa 170 utenze (numero dipendente dalla capacità di memoria della scheda Sim adottata) permettendo così di ridurre notevolmente i costi relativi all’acquisto di radiocomandi unitamente all’eliminazione del fastidio di doverli portare con sé.

A cura di Cristian Randieri. Articolo pubblicato sulla rivista Il Giornale dell’Installatore Elettrico N. 9 – 20 Giugno 2005.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/gie-20-giugno-2005/

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