Automazione Oggi - October 2016

AO October 2016-2

Sorry, this entry is only available in Italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.

Tavola Rotonda

“Macchine al fianco dell’uomo

a cura di Marco Zambelli

Operatori instancabili e precisi in grado di sollevare l’uomo da compiti pesanti e ripetitivi, aprendo la via ad apprendimento macchina e Industria 4.0: a che punto è il mercato della robotica collaborativa?

Con Alessio Cocchi di Universal Robots, Cristian Randieri di Intellisystem Technologies, Marco Filippis di Mitsubishi Electric, Maurizio Ravelli di Tiesse Robot, Tobias Daniel di Comau Robotics

I robot collaborativi sono una particolare tipologia di robot antropomorfi evoluti in grado di lavorare a fianco dell’operatore, chiamati anche ‘co-bot’, dalla crasi dell’inglese collaborative robot. Dato che devono lavorare a stretto contatto con l’uomo, requisito fondamentale per il loro impiego è la tutela dell’operatore, ragion per cui devono ottemperare alle stringenti normative previste in termini di sicurezza sui luoghi di lavoro. Al contempo, la salvaguardia del lavoratore deve sposare l’incremento delle prestazioni: in particolare, i sistemi di robotica collaborativa possono offrire elevata flessibilità delle operazioni assolte e capacità di rilevare eventuali ostacoli e di adottare strategie alternative all’interruzione dei loro movimenti, senza fermare il ciclo produttivo. Caratteristica saliente di questi robot è infatti la prontezza di percepire non solo la presenza dell’uomo, ma anche l’ambiente in cui lavorano, per muovervisi insieme all’addetto umano. Questo è possibile grazie ai sofisticati sensori, ai sistemi di visione artificiale e anticollisione di cui sono dotati. L’insieme di queste tecnologie a bordo non solo consente agli odierni robot collaborativi di coordinarsi con l’uomo in piena sicurezza, senza bisogno di protezioni e barriere, ma anche di interagire con l’ambiente adattandosi al contesto applicativo specifico, potendo anche apprendere dall’operatore i compiti da svolgere. Intelligenza e capacità di apprendimento inaugurano pertanto orizzonti applicativi enormi per la robotica collaborativa nell’industria, aprendo anche la via all’interconnessione con altri sistemi e macchine, svolgendo un importante ruolo nell’implementazione dell’intelligenza diffusa e del concetto di Industry 4.0. Automazione Oggi ha sentito in proposito il parere di alcuni rappresentanti di note aziende del settore.

 

Automazione Oggi: Accuratezza di manipolazione, abilità senso-motorie, sicurezza, capacità di apprendimento: quali caratteristiche hanno i robot collaborativi di ultima generazione? In quali direzioni è impegnata la ricerca e sviluppo della vostra azienda?

Alessio Cocchi, sales development manager di Universal Robots (www.universal-robots.com): Universal Robots è da sempre pioniera nel campo della robotica collaborativa ed è impegnata nel costante miglioramento di tutti gli aspetti tecnici del prodotto, dalle performance alla safety. Il successo che i robot UR riscontrano sul mercato è senza dubbio dovuto alla loro facilità di installazione e programmazione. UR offre un’interfaccia uomo-robot user friendly: grazie al software l’utente ha un approccio intuitivo al pari di usare uno smartphone o un tablet.

Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it): I robot collaborativi sono particolari robot industriali di nuova generazione pensati per lavorare insieme all’uomo, affiancandolo in totale sicurezza, ovvero senza alcuna barriera o gabbia protettiva a dividerli. Nella robotica tradizionale, per questioni di sicurezza, le macchine erano progettate per bloccarsi in caso di contatto con l’operatore umano. Oggi, grazie all’adozione delle più moderne tecnologie della robotica è possibile progettare e realizzare robot capaci di trovare strategie alternative, senza spegnersi e di conseguenza senza rallentare il processo produttivo. In base a questo concetto, i ‘co-bot’ non sono altro che particolari robot antropomorfi, ovvero automi industriali dotati di bracci meccanici, telecamere e sensori, specializzati nello svolgimento di compiti specifici, che ‘imparano’ direttamente sul campo, memorizzando e replicando manovre mostrate loro pochi minuti prima da un operatore umano. Quasi sempre si tratta di lavori ripetitivi e usuranti, che vengono affidati a un robot per aumentare l’efficienza della filiera produttiva. Questo li differenzia dai robot industriali tradizionali, che per funzionare hanno bisogno di essere programmati. I robot collaborativi affiancano l’operaio interagendo con lui nello stesso ambiente, come un instancabile aiutante in grado di svolgere operazioni ripetitive o pericolose e di dare cadenza e sequenzialità al lavoro svolto.

Marco Filippis, product manager robot di Mitsubishi Electric (it3a.mitsubishielectric.com): Nel mondo della robotica industriale oggi ci troviamo di fatto a un crocevia: da una parte si affermano le applicazioni classiche, caratterizzate da elevate prestazioni ma con la richiesta supplementare di sicurezza per l’operatore, mentre dall’altra i robot collaborativi si stanno affacciando in applicazioni in cui i tempi di ciclo sono molto più bassi, e garantendo un facile e rapido apprendimento della lavorazione da effettuare. In tale scenario è facile comprendere come l’approccio applicativo debba essere, per forza di cose, differente in funzione delle reali richieste dei vari tipi di industria. La proiezione di Mitsubishi Electric verso i differenti ambiti che la robotica sta rapidamente perseguendo ha portato alla definizione di soluzioni in entrambi questi campi industriali. In particolare, per ambiti applicativi legati puramente alle prestazioni, quali il mondo del packaging, è stato rilasciato il modulo di sicurezza Melfa SafePlus, che consente all’operatore di interagire con il robot a ripari aperti, garantendo collaborazione in piena sicurezza. Per le applicazioni invece puramente collaborative, il prossimo futuro vedrà la soluzione Mitsubishi Electric.

Nicola Giordani, sales executive RO di Fanuc Italia (www.fanuc.eu/ it/it): Credo che tutti gli argomenti posti nella domanda siano al centro dello sviluppo dell’automazione, presente e futura. È vero però che non tutti sono attualmente applicabili all’ambito industriale come lo intendiamo normalmente. Un argomento sicuramente trasversale e sul quale Fanuc ha da sempre puntato è la sicurezza, un principio fondamentale che concerne tutti i campi applicativi della robotica. Soprattutto per questo, anche in ambito di robotica collaborativa Fanuc ha sviluppato prodotti all’avanguardia sul fronte della sicurezza, ottemperanti a tutte le attuali normative che regolamentano questo campo dell’industria.

Maurizio Ravelli, presidente e direttore commerciale di Tiesse Robot (www.tiesserobot.it): Kawasaki Robotics, nostro partner da oltre trent’anni, ha da sempre uno sguardo attento alle potenziali esigenze dei nuovi mercati nel settore dell’automazione robotizzata. Un tema ‘forte’ che sta emergendo per i robot di ultima generazione è la cooperazione tra operatore e braccio robotizzato, intendendo per ‘collaborazione’ la possibilità di lavorare nelle medesime aree di lavoro senza stringenti dispositivi fisici di delimitazione delle stesse per motivi di sicurezza. Kawasaki ha valutato di potersi introdurre in questo settore, proponendo non un singolo braccio, ma un doppio braccio robotizzato, denominato Duaro, che può essere installato ed eventualmente rimosso in modo rapido in postazioni di lavoro dove sono già presenti degli operatori e in aree con operazioni di assemblaggio, test o ispezione di particolari meccanici, elettronici ecc. E questo senza la necessità di modificare la configurazione della linea di lavoro. Il robot risulta compatto e montato su un carrello mobile, quindi facilmente trasportabile, che contiene anche l’unità di controllo dei due bracci robotizzati. Particolari concezioni dell’hardware, del software e la limitazione dei motori a potenze di 80 W, danno accesso alla certificazione riguardo la sicurezza nelle aree di lavoro secondo le nuove normative esistenti. Duaro può avere una configurazione minima di due più due assi con applicati alle estremità degli end effector di tipo pneumatico, fino a un massimo di quattro più quattro assi, per rendere il sistema più flessibile nella gestione delle aree di lavoro. La facilità di installazione si affianca anche a operazioni di teaching molto facilitate tramite tablet o mediante operatore, che può muovere direttamente i singoli assi nelle posizioni richieste.

 

A.O.: Quali tecnologie consentono ai robot collaborativi di entrare negli ambienti produttivi a supporto del lavoro dell’uomo?

Tobias Daniel, vice president sales&marketing di Comau Robotics (www.comau.com): La migliore risposta a questa domanda è rappresentata dal progetto Aura – Advanced Use Robot Arm, che abbiamo presentato in Germania lo scorso giugno, alla fiera Automatica. Questa soluzione di robotica collaborativa integra contestualmente, e per la prima volta, le caratteristiche di accuratezza di manipolazione, abilità senso-motorie, sicurezza, capacità di apprendimento e altre ancora, come i sensori di forza, prossimità e i sistemi di visione. Secondo la nostra visione è proprio l’uso combinato e scalabile di tutte queste tecnologie a rappresentare la via corretta per dare vita a soluzioni veramente collaborative in ambito industriale. In questa fase siamo dunque impegnati nel processo di industrializzazione di Aura, ma al tempo stesso continuiamo la nostra attività di R&S per affinare ulteriormente la capacità dei nostri robot collaborativi di essere ‘sensibili’.

Filippis: Sono diverse le tecnologie che permettono l’ingresso dei robot collaborativi negli ambiti produttivi: tra queste, le funzionalità di limitazione della velocità, dello spazio operativo e della coppia sui giunti consentono all’essere umano di interagire con il robot, condividendo lo spazio di lavoro, soprattutto in fase di manutenzione.

Randieri: La convivenza è resa possibile grazie a sofisticati meccanismi di sicurezza di cui sono dotati questi robot, basati sul controllo della forza e sul costante monitoraggio dell’ambiente circostante. Sofisticate telecamere ad alta risoluzione e speciali sistemi anticollisione li rendono in grado di coordinare i loro movimenti con quelli dei lavoratori umani, scongiurando la possibilità di incidenti. I robot collaborativi, nel caso in cui vi siano ostacoli al proprio movimento pre-programmato, sono infatti in grado di scegliere direzioni alternative lungo le quali continuare il proprio movimento, mantenendo quindi la propria produttività, oppure di rallentare o fermarsi quando nessuna delle alternative praticabili è tale da consentire al robot di continuare il proprio compito in sicurezza.

A.O.: Vi sono difficoltà ancora da superare per la diffusione delle tecnologie di automazione collaborativa?

Randieri: I robot collaborativi e le loro applicazioni sono ormai sinonimo di produttività, flessibilità e scalabilità per tutte le aziende che li adottano. Possono essere più o meno autonomi e stanno rivoluzionando i settori della logistica e dell’automazione di fabbrica. Molte applicazioni però ancora oggi sono difficili o quasi impossibili da automatizzare, oppure, più spesso, è necessario mantenere la destrezza e la versatilità dell’operatore umano, affiancandolo con un robot per agevolarne i compiti. Il mercato industriale ne riconosce quindi le potenzialità, ma allo stesso tempo si registrano timori sulle condizioni di sicurezza, i limiti normativi, l’orizzonte delle responsabilità, le procedure di progettazione e documentali da mettere in atto quando si intende adottare un robot collaborativo. Vi sono inoltre i vari aspetti afferenti l’usabilità del sistema robotizzato collaborativo: comfort di utilizzo, percezione della sicurezza e impostazioni orientate all’ergonomia sono aspetti determinanti nell’integrazione di applicazioni collaborative intuitive e naturali. A questo si affianca la necessità da parte delle aziende di avere a disposizione delle postazioni di lavoro ‘intelligenti’, in grado cioè di adattarsi alla tipologia di operatore e di lavorazione, in modo tale da migliorare le condizioni di lavoro del personale e insieme del prodotto stesso.

A.O.: In quali settori i robot collaborativi hanno maggiore diffusione? In quali applicazioni nello specifico?

Filippis: Il mondo della meccatronica ha un crescente bisogno di specializzazioni nei vari settori industriali, fattore che impone di pari passo un perfezionamento delle funzionalità e delle specifiche dei robot. Basti pensare a mercati verticali diventati trainanti per l’industria italiana, come i settori food e pharma, in cui vigono regolamentazioni particolarmente stringenti. Per adempiere a tali standard, l’integrazione di una soluzione robotica in una piattaforma di automazione industriale, che consente di avere la tracciabilità dell’intero processo, può non essere sufficiente. A tale proposito, lo sviluppo di prodotti denominati Multiple Resistant, capaci di sopportare sterilizzazioni aggressive, ha aperto la porta alla robotica in mercati precedentemente inesplorati a causa della presenza di agenti corrosivi e di ambienti operativi critici. Così, per esprimere al meglio le proprie potenzialità, la robotica collaborativa dovrà comprendere le richieste dei differenti mercati, basando il proprio futuro successo sulla possibilità di collaborare con l’operatore in mercati quali l’assemblaggio di piccole parti, oppure in applicazioni nelle quali, sfruttando la capacità di auto-apprendimento delle posizioni, è possibile rendere flessibile e facilmente implementabile un sistema che richiede cambi formato rapidi. Operazioni di taglio, sbavatura e lavorazioni in genere su prodotti finiti con differenti dimensioni e geometria non banale, attualmente appannaggio del personale umano, potrebbero nel prossimo futuro essere eseguite con robot collaborativi.

Cocchi: Per le loro caratteristiche di versatilità e collaboratività i robot UR sono impiegati con successo in qualsiasi processo di produzione automatizzato: dall’assemblaggio all’asservimento macchina, dall’avvitatura all’etichettatura, dal confezionamento alla lucidatura, nello stampaggio a iniezione, e così via. Grazie alla programmazione intuitiva e user friendly, i robot UR sono anche particolarmente adatti ai processi produttivi caratterizzati da piccoli lotti e mix di prodotto.

Daniel: Al netto delle applicazioni in ambienti ostili, moltissimi settori possono giovare dell’ausilio di robot collaborativi. Indubbiamente applicazioni di assemblaggio, movimentazione, pick&place, asservimento sono quelle che meglio si prestano all’utilizzo di queste macchine. Il progetto Aura di Comau ha consentito di creare dei robot collaborativi a elevato payload, oltre i 110 kg, dando una soluzione a molti dei problemi tuttora irrisolti in ambiente industriale, come quelli determinati dalla presenza di vibrazioni nello spazio di lavoro. Sdoganando il problema dei payload elevati, Aura amplia le opportunità di applicazioni ad altri settori, oltre a quelli classici del food & beverage o dell’elettronica, per esempio in applicazioni pesanti nel settore automotive.

Randieri: Il settore automotive è stato uno dei primi ad adottarli. Le grandi case automobilistiche internazionali utilizzano abitualmente i robot collaborativi traendone grandi vantaggi: qui lavorano su particolari linee di montaggio, quali quelle che riguardano la testata motore, con il compito di inserire le candele di accensione nella sede corretta per lo più in fori poco accessibili delle testate, garantendo precisione e delicatezza, evitando collisioni e possibili danneggiamenti delle parti che entrano in contatto tra loro. Questa operazione precedentemente era svolta da un operaio costretto ad assumere continuamente posture scorrette, alla lunga dannose per la schiena e svantaggiose per la produzione. Nelle applicazioni automotive l’approccio collaborativo nei robot si basa su due principi fondamentali: primo, la rilevazione della forza impressa durante il movimento, che permette di scegliere se fermare il movimento del braccio robotico o comandare di cedere, comportandosi quasi da molla, se la forza incontrata supera quella impostata nella programmazione. Secondo, l’utilizzo di una speciale pinza cedevole che si deforma in caso di impatto. Per quanto riguarda altri settori, ultimamente anche le PMI dei comparti agroalimentare ed elettronico hanno deciso di adottare i robot collaborativi per aumentare la produttività e organizzare meglio movimentazione e imballaggio delle merci nei propri magazzini. Questo è possibile anche perché i robot collaborativi sono veri e propri robot industriali, caratterizzati da un prezzo relativamente contenuto: alcuni modelli si possono acquistare per un importo pari al valore di un’auto di fascia media, rappresentando di fatto un investimento alla portata di quasi tutte le PMI italiane, ammortizzabile in breve tempo, poiché un robot collaborativo si può intendere come un operaio multi-uso a supporto di un operaio specializzato, che può concentrarsi sui lavori più strategici lasciando quelli noiosi e ripetitivi alla macchina automatica. Questo è un esempio pratico di lavoro di squadra e co-working, la nuova frontiera degli strumenti per il manufacturing, in cui questi preziosi robot, leggeri, trasportabili, compatti e facili da programmare, rappresenteranno l’essenza del nuovo paradigma di automazione.

Ravelli: Fino a oggi i robot industriali sono stati utilizzati principalmente per la produzione di massa con cicli vitali lunghi, mentre ora, in settori come l’elettronica, i prodotti conoscono una vita estremamente contenuta. Il robot Duaro, per esempio, è stato concepito per essere impiegato nel campo dei test di apparecchiature elettroniche, montaggio, manipolazione nel settore food e per operazioni gestite nell’ambito di un’area di lavoro similare a quella gestita da un operatore umano, coprendone la medesima area di lavoro. Si è considerato anche di mantenere un livello di investimento il più possibile vicino a quello del costo annuale di un operatore. Il concetto relativo alla facilità di inserimento e disinserimento nelle aree di lavoro del robot o alle linee di montaggio è stato sviluppato nell’ottica di poter utilizzare il robot anche per rispondere ai picchi stagionali di produzione. Il corredo dei robot comprende una serie di organi di presa che vanno dai sistemi pneumatici a quelli per il vuoto, per permettere la multifunzionalità degli stessi nelle varie operazioni di lavoro.

Giordani: Come spesso accade, il settore automotive è quello che tira le fila sulle novità in campo di automazione e questo avviene anche nel caso della robotica collaborativa. Va però anche detto che, allo stato attuale, vediamo i clienti stare ancora un poco ‘alla finestra’, come si suol dire, intenti a cercare di capire quali possano essere le applicazioni migliori.

A.O.: Che impatto avranno i robot collaborativi nel ripensamento/suddivisione delle mansioni degli operatori?

Giordani: L’impiego dei robot collaborativi prosegue la strada già tracciata dalla robotizzazione in generale, ovvero attribuire mansioni pesanti all’automazione elevando il lavoro dell’uomo sempre di più a un compito di gestione delle macchine.

Daniel: Grazie all’utilizzo dei robot collaborativi gli operatori lavoreranno meglio, in quanto, esattamente come accaduto con la robotica tradizionale, che ha consentito di lasciare ai robot i lavori più pesanti e usuranti, gli operatori avranno un aiuto affidabile e sicuro nelle mansioni più impegnative e ripetitive, mantenendo inalterati gli standard di sicurezza. Occorre inoltre sottolineare che la robotica collaborativa è pensata per permettere alle macchine di operare insieme alle persone: collaborare, dunque, e non sostituire. Questa è la direzione in cui vanno l’industria e l’automazione.

Ravelli: L’utilizzo di robot collaborativi va nella direzione di un affiancamento alle operazioni manuali, quindi il robot non è stato pensato per sostituire totalmente l’operatore, ma per farsi carico di eventuali operazioni rischiose o ripetitive, lasciando all’operatore le attività che più si addicono all’intelligenza di un essere umano. Certamente, l’espansione nel futuro prossimo di questi modelli richiederà anche un adeguamento psicologico degli operatori nel condividere gli spazi di lavoro e abbracciare una nuova filosofia di macchina, ma si tratta di una strada ormai tracciata, non soltanto nell’ambito della robotica ma anche in altri aspetti della vita quotidiana: penso alle automobili che non richiedono l’intervento del guidatore o ad altri dispositivi che presto vedremo in azione.

Cocchi: La cooperazione con l’uomo può aggiungere destrezza, flessibilità e problem solving alle abilità tradizionali dei robot di compiere compiti ripetitivi con velocità e precisione. La robotica collaborativa offre quindi nuove possibilità in totale sicurezza e condivisione degli spazi di lavoro, soprattutto in operazioni laddove i robot tradizionali non trovavano applicazione.

Randieri: La presenza dei robot nei luoghi di lavoro solleva diversi quesiti in termini di formazione e adattamento delle classiche mansioni degli operatori, i quali, come avviene per altri settori, spesso temono che i robot possano rubare i loro posti di lavoro. Il futuro insieme ai robot, collaborativi o meno, resta ancora un’ipotesi tutta da provare. Tradizionalmente in Italia la linea produttiva della PMI non è mai stata automatizzata come nelle grandi industrie: automatizzare con i robot tradizionali è un investimento che richiede tante risorse economiche senza la garanzia di poterle recuperare. Oggi però lo scenario inizia a cambiare e l’impiego di robot collaborativi implicherà il ripensamento e la suddivisione delle mansioni degli operatori: l’operaio che intende adoperare un robot collaborativo deve cambiare modo di pensare e organizzare il proprio lavoro, discriminando le mansioni che deve svolgere in prima persona da quelle che può affidare al robot. In tale ottica, l’operaio deve istruire il robot delegandogli le operazioni noiose e ripetitive, proprio come fosse un assistente. Sarà quindi compito dell’operatore individuare i giusti utensili per il robot, fornendogli le corrette istruzioni fino al punto in cui non dovrà più controllarlo. L’obiettivo è fare in modo che l’operatore umano debba solo supervisionare il robot, senza doverlo seguire in ogni suo movimento. Il robot potrà addirittura imparare da solo, dall’esperienza che maturerà nel tempo: diventerà sempre più veloce e ‘sicuro di sé’, riuscendo a svolgere lavori senza dover essere istruito, riconoscendo subito i lavori da eseguire, calibrandosi da solo. Nel caso poi in cui dovesse incontrare dei problemi, il sistema che controlla il robot chiederà una verifica da parte del supervisore umano.

A.O.: L’ingresso dei robot collaborativi negli ambienti produttivi può avere un ruolo abilitante in ottica di Industry 4.0?

Cocchi: Certamente sì, ma la collaborazione uomo-robot è un ulteriore passo avanti in termini di ‘rivoluzione industriale’, proprio perché introduce un nuovo elemento: la creatività e le capacità umane uniti ai vantaggi dell’avere un robot al proprio fianco.

Ravelli: I robot in generale e i collaborativi in particolare costituiranno uno dei terminali relativi alla gestione e allo scambio del flusso di informazioni necessario e contemplato dalla filosofia e dal concetto di Industry 4.0. Sarà disponibile anche della nuova sensoristica da abbinare ai robot (visione, sensori di contatto ecc.), che renderà gli stessi più confacenti e indipendenti e con la possibilità di generare un flusso proprio di informazioni. Tutti i robot, poi, sono integrabili in sistemi di rete aziendale, potranno quindi interagire con le piattaforme in fase di sviluppo per Industry 4.0: un esempio è l’introduzione di software di monitoraggio delle correnti di assorbimento dei motori o della presenza di giochi meccanici, che consentiranno al robot di essere parte attiva di una filosofia di manutenzione predittiva, condividendo queste informazioni con il fornitore e con l’utilizzatore del robot stesso.

Filippis: Il paradigma di Industry 4.0 sta ponendo la robotica come elemento centrale della nuova visione di industria e probabilmente segnerà il passo per un’evoluzione della robotica in senso stretto. Gli indicatori di mercato e le più autorevoli fonti vedono infatti nella robotica uno dei principali protagonisti della quarta rivoluzione industriale: questa sarà nei prossimi anni il volano non solo per il comparto di appartenenza, ma per l’intero ‘Sistema Paese’. Si consideri che la manifattura italiana si attesta al secondo posto nel ranking europeo, quindi i concetti legati alla smart factory porteranno a investimenti crescenti nell’innovazione. In questo scenario più ampio, per evitare che la nuova veste della robotica diventi un mero esercizio di autocelebrazione, bisogna evolversi dal concetto classico di isola robotizzata a una visione allargata, che porti a una proposta legata alla soluzione. È necessario pertanto associare ai robot collaborativi anche elementi come cyber security, cloud e Big Data, concetti che Mitsubishi Electric sintetizza mediante l’utilizzo della piattaforma di automazione iQ-R, che gestisce non solo il livello base di automazione di fabbrica, ma che grazie al modulo MES è in grado di collezionare e trasferire verso sistemi informativi aziendali, database e cloud tutti i dati relativi alla produttività, tracciabilità ed efficienza della fabbrica.

Giordani: Nell’ottica di una Industry 4.0 in Fanuc vediamo un ruolo fondamentale della robotica in generale, non nello specifico di quella collaborativa. Fondamentale a riguardo sarà la capacità di rendere il più facile possibile la comunicazione tra le varie macchine, di qualunque natura esse siano. In quest’ottica rientra anche la collaborazione uomo-macchina, che dovrà essere sempre maggiore.

Daniel: Si parla molto di Industry 4.0, spesso con scarsa chiarezza e facendo molta confusione. Personalmente, ritengo che la robotica collaborativa sia parte di quella che noi definiamo ‘factory of the future’, ovvero la fabbrica in un cui uomo e macchina collaborano in sicurezza.

Randieri: La quarta rivoluzione industriale ha modificato il modo di fare impresa, mettendo a disposizione nuove idee, strumenti e tecnologie innovative in grado di trasformare radicalmente le nostre aziende. La robotica collaborativa rappresenta oggi una delle maggiori novità che induce grandi cambiamenti nel modo di fare robotica industriale, e non solo. La centralità dell’uomo, il disegno degli spazi di lavoro e l’organizzazione dei compiti di produzione sono completamente diversi dall’impianto tradizionale: vicinanza, assistenza a compiti gravosi e ripetitivi, ergonomia facilitata, tempi ciclo condivisi e interattivi, sono solo alcuni dei principali aspetti dei modi ibridi di lavorazione. L’uomo e il robot partecipano agli stessi task nello stesso spazio. Sono fortemente convinto che i robot collaborativi avranno un ruolo abilitante nel contesto Industry 4.0, poiché ogni azienda per restare competitiva deve adeguarsi alle moderne tecnologie, senza restare a guardare il progresso della concorrenza. Tengo a ribadire che i robot collaborativi non rappresentano una spesa proibitiva, in particolare se si tiene conto del ritorno dell’investimento, che può arrivare in breve tempo. In tutti i casi in cui i robot collaborativi sono stati impiegati non solo hanno migliorato le condizioni lavorative e di salute degli operai, ma sono stati determinanti nell’aumento del TQM (Total Quality Management), ovvero garanzia di alta qualità in tutte le fasi del lavoro, con particolare riferimento a quelle caratterizzate da un maggiore utilizzo di manualità e basso margine di automazione. Inoltre, nel nostro Paese il mercato del lavoro è sempre più anziano, l’età lavorativa e pensionabile aumenta ogni anno e a breve si andrà in pensione dopo i 70 anni. Di conseguenza, sarà sempre più necessario trovare strumenti che semplifichino i lavori pesanti. I robot collaborativi diventeranno così una scelta ‘obbligata’.

Sfoglia la rivista originale

Tavola Rotonda pubblicata su Automazione Oggi N. 393 – Ottobre 2016 – Anno 32

AutomazioneOggiÈ il mensile dedicato al mondo dell’automazione industriale e delle relative tecnologie. Oltre a fornire rigorose e dettagliate informazioni su prodotti hardware e software, componenti, applicazioni, Automazione Oggi segue da vicino il mercato con inchieste, analisi e tavole rotonde. Propone a scadenze regolari l’appuntamento con le “Guide”, i supplementi monotematici di approfondimento settoriale dell’offerta disponibile sul mercato industriale italiano. L’inserto “e-@utomation”, dedicato all’integrazione tra impresa e produzione, completa la copertura del target di riferimento offrendo una panoramica sulle più innovative tecnologie e metodologie di gestione integrata dei processi aziendali. Automazione Oggi si rivolge soprattutto alla direzione tecnica aziendale, ai progettisti, ai system integrator, ai costruttori e agli utilizzatori di macchine e impianti automatici, ai direttori e ai tecnici di produzione, I.T. manager e responsabili controllo qualità operanti nei vari settori manifatturieri. Distribuita in abbonamento e mailing list.

 

You must belogged in to post a comment.

Intellisystem Technologies