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A New Satellite Solution for the Remote Control of Industrial Sites - Intellisystem Teechnologies - Crisrian Randieri HD

A New Satellite Solution for the Remote Control of Industrial Sites

Intellisystem Technologies ha messo a punto una soluzione che sfrutta la connettività satellitare per monitorare impianti e macchine in aree remote

Installazione 3 - Intellisystem Technologies

Il panorama delle piccole e medie imprese italiane è piuttosto complesso e variegato. Un elemento tuttavia accomuna le diverse realtà, ovvero l’interesse crescente per l’innovazione legato alla digitalizzazione in fabbrica che verte su nuovi modelli aziendali, in particolare per quanto riguarda i servizi a valore aggiunto offerti. Le aziende produttrici di macchinari in Italia e nel mondo da tempo si stanno avvicinando al modello di redditività basato sui servizi, poiché ritenuto un fattore che favorisce la crescita e l’incremento dei ricavi, in grado di offrire vantaggi notevoli sia alle aziende produttrici di beni di consumo sia ai loro clienti. Stiamo di fatto assistendo a un progressivo cambio generazionale nei vertici aziendali, che, contemporaneamente, è causa e conseguenza della nuova sottile percezione della ‘digital transformation’. L’esperienza digitale dei giovani imprenditori e manager è un mix tra vita privata e professionale, che inevitabilmente porta con sé la necessità di rinnovare i processi aziendali applicando lo stato dell’arte delle più moderne tecnologie dettate dalla Industry 4.0, dall’IoT e dallo smart manufacturing. Oggi non è più sufficiente realizzare prodotti validi, occorre focalizzarsi sempre più sull’assistenza post-vendita. Le aziende produttrici di macchinari capaci di mettere a punto nuovi servizi post-vendita utilizzano questo tipo di offerta per promuovere nuovi modelli aziendali rivoluzionari, che prevedono pagamenti basati sui risultati del business. Nel prossimo futuro le aziende che non saranno capaci di erogare servizi a valore aggiunto, tramite la convergenza delle moderne tecnologie offerte dal digitale, rischieranno di restare indietro in un mercato in rapida evoluzione, influenzato da innovazione, agilità e adattabilità.

Schema Impianto - Intellisystem

Ampliare gli orizzonti

È ormai provato che i progressi tecnologici favoriscono i modelli aziendali basati sull’innovazione, l’efficienza, la sostenibilità e il contenimento dei costi. Tali progressi nel campo dell’automazione spingono molte aziende a ripensare la propria strategia globale. In particolare, l’importanza dei prodotti e dei macchinari connessi nelle strategie orientate ai servizi, di pari passo con la crescente complessità che comportano, creano nuove opportunità e sfide. La maggior parte delle PMI italiane oggi si chiede “com’è possibile sfruttare al meglio i nuovi strumenti digitali e l’IT per migliorare l’efficienza e cogliere nuove opportunità di mercato?”. La risposta è articolata e riguarda la digitalizzazione intesa come globalizzazione e movimento che spinge le imprese italiane ad ampliare i propri confini, non solo geografici. La digitalizzazione unitamente alle telecomunicazioni permette di ‘essere altrove’, ovvero internazionalizzare, portare il business in aree geografiche inesplorate, ma anche in mercati diversi da quelli in cui si opera. È proprio nel settore delle telecomunicazioni abbinate alla produzione dei sistemi embedded che Intellisystem Technologies entra in scena, offrendo dispositivi e soluzioni per il controllo remoto di impianti e macchinari industriali, che grazie alla connettività satellitare non hanno più vincoli di spazio. In quest’ottica l’azienda offre molti tipi di servizi abilitati dal passaggio inesorabile verso la rete interconnessa di dispositivi basati sull’IoT. La tecnologia satellitare oggi è in grado di fornire collegamenti di comunicazione vitali per aree remote, dove le reti terrestri non sono disponibili o fuori portata. Nonostante il roll-out di reti terrestri in molte parti del mondo, rimangono molte regioni e siti industriali non collegati, basti pensare per esempio a tutti i siti di estrazione mineraria e petrolifera tipicamente dislocati in regioni disabitate o desertiche. Nondimeno rimane fisicamente impossibile connettere realtà industriali e utenti in mare o in aria se non via satellite o non vi è business case per giustificare i costi di roll-out della fibra in aree remote, scarsamente popolate. Come tale, la tecnologia satellitare ha un ruolo essenziale nel rendere possibili nuove applicazioni e processi di business, che stanno facendo dell’IoT una realtà. Secondo quest’ottica l’offerta di Intellisystem Technologies mira al collegamento degli asset aziendali remoti che prevedono operazioni commerciali e di service, fornendo servizi chiavi in mano per fornire connettività in presenza di criticità abbinata alla progettazione, produzione e installazione di dispositivi basati sull’IoT, per condurre il monitoraggio di impianti favorendo la gestione delle risorse in tempo reale in siti non presidiati e piattaforme offshore. Sulla base di queste attività si prevede che una nuova generazione di applicazioni dell’IoT emergerà dalla connettività di dispositivi intelligenti. Dato che le previsioni stimano la connessione di miliardi di dispositivi in tutto il mondo, è facile immaginare che la scala potenziale dell’IoT richieda una copertura di rete onnipresente tra gli operatori satellitari e servizi di trasporto integrati, anche in località remote. Ma vediamo in un caso reale come si possono applicare queste tecnologie.

Installazione 1 - Intellisystem Technologies

La tecnologia satellitare rende possibili nuove applicazioni e processi di business

Un caso applicativo in zone remote

Una nota azienda italiana costruttrice di gruppi elettrogeni industriali, operante sui mercati esteri, aveva la necessità di ridurre gli esosi costi dovuti agli interventi di manutenzione da effettuare on-site, compatibilmente con un aumento della quality of service e continuità di esercizio delle macchine, garantendo il minore down time possibile. Il cliente richiedeva una soluzione che permettesse il telecontrollo di più sistemi remoti per la generazione di energia elettrica, installati in zone non presidiate geograficamente distanti tra loro, non asservite da alcuna infrastruttura di rete terrestre. Tipicamente i luoghi di installazione di tali apparati sono in regioni del Terzo Mondo nel continente africano o in regioni arabe e sono di norma riferiti a oleodotti e ponti radio GSM. Visto che l’esigenza del cliente si focalizzava sull’affidabilità del servizio offerto, compatibilmente con i costi e la facilità delle macchine, si è optato per una soluzione che prevedesse una connettività satellitare. Considerando che l’epoca attuale è di aumento del traffico delle comunicazioni, il mantenimento di un elevato livello di affidabilità del servizio è da sempre per Intellisystem un requisito fondamentale, per cui l’azienda è partner dei migliori provider di connettività via satellite al mondo. Grazie a essi è stata in grado di offrire una connessione affidabile con quality of service specifico per applicazioni di monitoraggio remoto di macchinari e sistemi, garantendo una connettività always-on. La connettività satellitare unitamente alle opportune interfacce embedded con funzionalità IoT ha permesso la completa telegestione e il controllo del corretto funzionamento dei macchinari del cliente, permettendo ai tecnici addetti alla gestione dei vari impianti di monitorare e operare da remoto sui medesimi, effettuando tutte le diagnosi programmate, per garantire la massima funzionalità e continuità di servizio. Fra i punti forza della soluzione figurano la totale indipendenza dalle varie infrastrutture di rete locali, sia in termini contrattuali sia di affidabilità; la riduzione dei costi e tempi per la messa in opera dei sistemi, per cui occorre solamente effettuare il puntamento dell’antenna paraboloide e interfacciare la macchina con opportuni moduli IoT; la totale portabilità, poiché all’interno della stessa area geografica di competenza del transponder satellitare selezionato, non occorre altro che riposizionare l’antenna paraboloide senza modificare i contratti. Il tutto si è tradotto in una notevole riduzione dei costi a favore di una maggiore efficienza e scalabilità della soluzione adottata. È stato inoltre creato un data center in Italia mirato alla gestione di più impianti nei punti più disparati del Pianeta, non presidiati, in cui nella maggior parte dei casi il luogo abitato più vicino distava diverse centinaia di chilometri. Sfruttando appieno l’elevata banda passante della comunicazione satellitare è stato possibile prendere in considerazione anche operazioni di tipo realtime, con la possibilità di effettuare interventi di diagnosi predittiva sulle parti meccaniche rotanti soggette a normale usura, secondo le più moderne tecniche di ‘predictive analisys’. Non solo, è stato anche possibile veicolare all’interno della connessione un canale telefonico VoIP e remotizzare i sistemi di videosorveglianza del luogo di installazione, offrendo maggiore supporto al cliente in termini di sicurezza e assistenza per tutte le inevitabili attività di manutenzione ordinate da effettuare on-site. Il cliente è rimasto pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti, poiché la protezione dell’investimento, l’affidabilità, l’espandibilità e la flessibilità sono state le parole chiave della soluzione offerta. Grazie a essa il cliente ha potuto ridurre drasticamente gli interventi on site, offrendo a sua volta un servizio più efficiente e meno costoso. Grazie alla connessione via satellite, poi, è stato possibile offrire un margine di sicurezza superiore rispetto a qualsiasi altra infrastruttura terrestre. Sicurezza in termini di immunità alle interferenze elettromagnetiche e totale indipendenza dalle infrastrutture che, in caso di calamità naturale, sono le prime a presentare problemi, rendendo nullo ogni tentativo di connessione con qualsiasi sistema di monitoraggio remoto.

Installazione 2 - Intellisystem Technologies

La tecnologia satellitare oggi è in grado di fornire collegamenti vitali per consentire la comunicazione con aree remote


Sviluppi futuri

In futuro si prevede di estendere tale sistema in altri contesti, al fine di integrare una fitta rete di monitoraggio, che tenga sotto controllo continuo tutte le macchine prodotte dal cliente. Sono inoltre previste alcune integrazioni, tra le quali l’utilizzo di termocamere IP in grado di ‘mappare’, da remoto, il calore in immagini, permettendo una più accurata individuazione delle anomalie termiche, meccaniche, idrauliche ed elettroniche dei vari componenti delle macchine. Questa tipologia di telecamere è particolarmente adatta anche alla sorveglianza di impianti non presidiati totalmente privi di illuminazione, caratterizzati da condizioni climatiche estreme, dove sono presenti nebbia, neve e forte vento, per cui le telecamere tradizionali non possono essere utilizzate. Sarà anche possibile assicurare il controllo visivo in condizioni particolarmente critiche, quali forte controluce, chiarore poco visibile, condizioni di scarsa visibilità in generale ecc.

A cura di Cristian Randieri. Articolo pubblicato sulla rivista Automazione Oggi N. 389 – Aprile 2016.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/ao-aprile-2016-2/

Future of robotics - Intellisystem Technologies - Cristian Randieri HD

FUTURE of ROBOTICS “La robotica che verrà” – Intervista a Cristian Randieri

L’evoluzione della robotica e il suo ruolo nella ‘fabbrica interconnessa’, a fronte di concetti quali IoT e Industria 4.0: la parola agli esperti

La robotica vive un momento di grandi trasformazioni e di ampie prospettive, sia nell’ambito industriale, che per quanto riguarda la robotica di servizio. Facciamo qui il punto della situazione con quattro esperti, appartenenti a note aziende del settore.

Con Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies; Marco Filippis, product manager Robot di Mitsubishi Electric Europe; Marco Pecchenini, sales manager Fanuc; Renato Bassino, automotive manager di Lenze Italia.

Future of robotics - Intellisystem Technologies - Cristian Randieri HD

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I robot, come altri sistemi meccatronici, saranno indubbiamente toccati dalla grande rivoluzione dell’IoT e dell’Industria 4.0. Ci può descrivere quali ritiene che saranno gli aspetti più importanti di questo trend di sviluppo?

Marco Filippis, product manager Robot di Mitsubishi Electric Europe (www.mitsubishielectric.it): “La robotica rappresenta l’espressione estrema di tecnologia e futuro, quindi risulta fisiologico che la quarta rivoluzione industriale debba obbligatoriamente passare attraverso di essa. Il ruolo centrale dei robot nel futuro dell’industria richiede però una visione globale di sistema, che derivi dal concetto tradizionale di robot come componente indipendente e che enfatizzi le potenzialità di una soluzione integrata in una piattaforma di automazione. In particolare, analizzando i benefici dell’integrazione, si traduce in un ampliamento delle competenze nei vari livelli funzionali, che vanno dal livello di campo a quello di business. Proprio nell’ottica di passare da semplice fornitore di tecnologia a esperto nel settore che fornisce soluzioni, Mitsubishi Electric ha intrapreso da circa 15 anni il cammino legato a e-Factory Alliance, un’alleanza con oltre 3.000 partner globali che garantiscono non solo una soluzione completa dallo strato di automazione ai livelli superiori legati ai processi aziendali e modelli di business, ma anche un’analisi dei vari livelli tramite il Pdca, che offre un incremento della produttività con maggiore efficienza e una riduzione dei TCO. L’aspetto che lega indissolubilmente i robot alle considerazioni sulle zone di beneficio è legato all’ambiente esistente e, quindi, alla flessibilità che tale soluzione possiede intrinsecamente”.

Marco Pecchenini, sales manager Fanuc (www.fanuc.eu/it/it) RO, FA, RM: “Parlare di Industria 4.0 assume oggi importanza primaria, anche se, approcciando il mercato, ci si rende conto di come in realtà la conoscenza dettagliata dell’argomento sia ancora limitata a un numero contenuto di persone. Lo sviluppo di questo tipo di tecnologia è iniziato in Fanuc ormai da oltre 15 anni. Proprio in quel periodo è stata resa possibile la connessione del robot a sistemi Ethernet, oltre alla possibilità di effettuare diagnostica remota. L’evoluzione alla quale siamo giunti è veramente notevole. La connessione remota è alla base di tutto, infatti tutti i prodotti Fanuc vantano connessioni Ethernet standard, con la possibilità di connettersi in remoto per effettuare qualsiasi tipo di operazione sui robot, dalla verifica degli allarmi, agli I/O, alla programmazione dei punti e modifica dei programmi. Il software di simulazione Fanuc Simpro Roboguide, ambiente 3D in grado di riprodurre fedelmente impianti robotizzati, permette di connettersi ai robot in un impianto e di ‘vedere’ da remoto qualsiasi dato, oltre che poterlo modificare e mandare in simulazione prima ancora di inviarlo realmente in produzione. Ulteriore step del processo di Industria 4.0 è legato alla possibilità di raccogliere dati statistici e di produzione, finalizzati a poter modificare in tempo reale la produzione e ridurre al minimo gli scarti. Non ultimo, la richiesta più concreta e chiara del mercato è quella di avere una reale riduzione dei costi di produzione. A tal proposito Fanuc ha sviluppato un insieme di software, inclusi in un unico pacchetto denominato ‘Zero Down Time’, che ha lo scopo finale di eliminare le fermate impreviste degli impianti di produzione. Tale software è in grado di consolidare tutti i dati diagnostici dei robot di uno stabilimento, analizzando singoli parametri di funzionamento dei motori (curve di assorbimento, vibrazioni ecc.), degli azionamenti, dei riduttori, delle schede CPU e delle memorie, generando avvisi automatici preventivi, inviati su mail o sms, che avvertono per tempo dell’eventuale criticità o causa di rottura imminente di uno dei componenti che potrebbe causare un fermo, permettendo quindi di mettere a calendario la fermata preventiva ed evitare che possa generare mancata produzione”.

Renato Bassino, automotive manager di Lenze Italia (www.lenzeitalia.it): “L’introduzione di questi concetti permetterà di sostituire i processi di produzione implementati in hardware con altri nuovi implementati in software e renderà più facile la riprogrammazione e il riutilizzo dell’attrezzatura. Il robot rappresenta un ottimo esempio di implementazione di un processo in software, perché risulta estremamente flessibile e adatto per molteplici applicazioni anche molto diverse tra loro. Inoltre, viene considerato semplice da utilizzare anche se si tratta di una macchina molto complessa. L’uso delle tecnologie di comunicazione permetterà di massimizzare l’efficienza dei processi di produzione e agevolerà lo sviluppo dell’automazione con un approccio innovativo, per esempio abilitando ogni dispositivo a registrarsi automaticamente in una rete e segnalare la propria disponibilità e capacità agli altri dispositivi connessi, oppure rendendo disponibili dati di qualità che sono essenziali per gestire il processo. In questo scenario possiamo immaginare che l’intelligenza disponibile in un robot possa giocare un ruolo molto importante, agevolando il pre-processo decentralizzato della grande quantità di dati che verranno resi disponibili e minimizzando il loro trasferimento. Tutto ciò consentirà di prepararsi a gestire la variabilità del prodotto e della domanda, che aumenta continuamente grazie all’introduzione di nuovi materiali o tecnologie”.

Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it): “La robotica sarà senza dubbio la branca dell’automazione che trarrà maggiore vantaggio dalla capillare diffusione di informazioni attuabile tramite IoT congiuntamente all’evoluzione della Industria 4.0. A oggi i robot non possono esprimere tutte le loro potenzialità perché sono immersi in un ambiente tipicamente ‘chiuso’, ovvero scarso di informazioni, ma più queste diverranno accessibili, più si potranno aumentare le loro prestazioni e sfruttare la loro flessibilità. Senza ombra di dubbio la ‘killer application’ dell’IoT applicata alla robotica è rappresentata dall’impiego dei big data per abilitare una manutenzione predittiva particolarmente efficace. L’IoT presenta infatti particolari vantaggi nel mercato della robotica, in cui le soluzioni di acquisizione e gestione delle informazioni sono fondamentali allo scopo di abilitare una manutenzione predittiva e una gestione performante dei sistemi e della produzione. Lo sviluppo dei robot secondo la visione IoT di Intellisystem Technologies è basata su una serie di componenti che partono dagli oggetti connessi con una soluzione che intende passare da una Intranet industriale a una Internet industriale, con device che utilizzano le informazioni provenienti dai sensori IoT per scambiare informazioni con altri device e per impostare possibili azioni, per poi proseguire con i servizi cloud per disporre di un controllo da remoto, di analisi dei dati, di ottimizzazioni operative e arrivare al tema dell’utilizzo da parte delle persone, ovvero delle interfacce utilizzabili da device mobili per connessioni flessibili e in tempo reale, con il controllo dei processi di produzione con un’ampia disponibilità di dati per gli operatori per effettuare interventi”.

A.O.: Quali sono le prospettive della robotica a livello di applicazioni non industriali?

Randieri: “Oggi le nuove tecnologie tra cui l’IoT, il cloud computing e i big data hanno la sempre più spiccata tendenza a fondersi unendo ambiti di ricerca rivoluzionari, facendo della robotica un terreno nuovo in cui muoversi in più direzioni per avere grande impatto e cambiare la società moderna. A differenza di altre nicchie di mercato, infatti, nella robotica consumer non ci sono ancora grandi player consolidati. E se per adesso gli sbocchi principali riguardano ancora l’ambito industriale, le applicazioni di domani saranno più vicine alle esigenze dettate dalla quotidianità dei singoli. L’evoluzione della robotica all’interno di un mondo sempre più connesso e interconnesso è uno degli aspetti più interessanti e innovativi del prossimo futuro, passando per esempio dall’utilizzo dei droni dall’ambito militare alle applicazioni per uso industriale, per infine arrivare a quelle di uso civile. È proprio in questo comparto che Intellisystem Technologies negli ultimi anni ha focalizzato la propria attenzione, mettendo a punto delle soluzioni drone-based a uso industriale e civile che non hanno nulla da invidiare a quelle che fino a pochi anni fa erano prettamente militari, come le riprese aeree termografiche mediante UAV-UAS (Unmanned Aircraft Systems – Unmanned Aerial Vehicle)”.

Bassino: “Si riscontra sempre più interesse nel robot come assistente personale o domestico, per esempio in chirurgia, in riabilitazione e assistenza agli anziani; vi sono anche alcuni esempi di utilizzo del robot per l’automatizzazione di un deposito bagagli. In tutte queste applicazioni è richiesta l’interazione fisica con l’essere umano e cresce l’aspettativa in termini di cooperazione con il robot, il quale deve potersi integrare in qualsiasi ambiente e risultare adatto a compiti molto delicati. La sicurezza è un aspetto essenziale di queste applicazioni, intesa primariamente come interazione tra robot ed essere umano. La sensoristica integrata ai robot garantisce la massima sicurezza dell’operatore che collabora con la macchina all’interno del processo, riconoscendo il ‘tocco umano’ e intervenendo in caso di anomalie o emergenze. Chiaramente si rende necessario garantire la totale sicurezza dell’uomo senza trascurare la sicurezza dei sistemi, anche perché aumenteranno i punti di accesso ai dati grazie all’IoT e, di conseguenza, cresceranno anche i rischi di hackeraggio”.

Pecchenini: “La robotica industriale è quella a cui Fanuc si affaccia ed è anche quella chiaramente più conosciuta. Volendo comunque fare una valutazione generale sulle applicazioni in ambito non industriale, possiamo capire in che direzione si sta andando visitando la fiera Irex, che si tiene con cadenza biennale a Tokyo. I robot di servizio sono la realtà e hanno ormai prezzi abbordabili. Proprio la cultura giapponese ha stimolato la nascita di questo tipo i robot e ormai si possono trovare nei bar, che prendono prenotazioni e trasportano le bevande ordinate, piuttosto che negli ospedali a distribuire medicine o, ancora più rilevante, nelle case a svolgere mansioni tipicamente riservate alle persone con ruolo di badanti o colf. L’intento è quello di modificarne l’aspetto per renderli sempre meno robot e più umani. Nel nostro quotidiano possiamo notare come piccoli robot siano ormai diventati oggetti presenti in ogni casa e possano ricoprire mansioni quali la pulizia del pavimento. Questi sono solo piccoli esempi di come la robotica stia entrando sempre più nel quotidiano e di come le persone stiano, a piccoli passi, cominciando a conviverci. Il futuro sarà con robot e persone sempre più vicini a collaborare, tanto che anche in ambito industriale i robot collaborativi stanno rivoluzionando il modo di concepire l’automazione. Da non trascurare poi sono le applicazioni non industriali molto più di nicchia, quali l’impiego in ambito militare e in chirurgia”.

A.O.: La sua azienda come si colloca all’interno di questi trend, rispettivamente nella robotica industriale e/o nella robotica di servizio?

Pecchenini: “Fanuc è orientata allo sviluppo di prodotti per uso industriale. I prodotti Fanuc sono destinati a fornire gli elementi necessari a realizzare l’automazione di fabbrica e gli attuali piani di sviluppo sono orientati in questa direzione. Prodotti specifici per impiego nell’alimentare, nel medicale, nelle camere bianche sono già disponibili nella gamma Fanuc. Il robot di servizio andrà a ricoprire una posizione importante nel panorama mondiale e nel momento in cui le richieste mondiali dovessero arrivare ai numeri ipotizzati, non è escluso che Fanuc possa fare una riflessione ed entrare in questo settore”.

Bassino: “Lenze ha una forte tradizione nella ricerca e sviluppo di soluzioni meccatroniche per la gestione di applicazioni robotiche, dai componenti meccanici all’elettronica di controllo, con intelligenza centralizzata oppure decentralizzata a seconda delle esigenze. Dal punto di vista di Lenze, i costruttori dovranno offrire macchine sempre più flessibili che consentano agli utilizzatori finali di convertirle velocemente per nuovi prodotti, mantenendo lo stesso livello di qualità e di costo. Questo è il punto in cui la robotica entra in gioco come parte indispensabile della soluzione, consentendo la fabbricazione di prodotti individualizzati al massimo livello di produttività, qualità e risparmio delle risorse. Per fare ciò, nelle stesse condizioni e producendo in serie e in larga scala, le macchine devono risultare estremamente flessibili, intelligenti e collegate in rete. Perciò lavoriamo da molti anni per rendere gestibile dai nostri clienti la crescente complessità derivante dall’applicazione dei concetti di Industria 4.0 e il nostro obiettivo è da sempre fornire la tecnologia appropriata proponendoci come partner tecnologico per trasformare tutto ciò in soluzioni ‘easy-to-use’”.

Randieri: “Ci stiamo muovendo nello scenario della robotica industriale con uno sguardo molto attento alla robotica di servizio, che nel nostro Paese è ancora in una fase iniziale di sviluppo, cercando di strutturare una visione strategia per definire un’offerta di soluzioni, prodotti e servizi che permettano ai nostri clienti e partner tecnologici di prepararsi alle future evoluzioni del mercato e delle loro stesse esigenze. Siamo convinti che un continuo investimento in ricerca e sviluppo, rafforzato dalle competenze e da partnership aziendali strategiche con i principali player del settore IT, ci consentirà di accedere a risorse e collaborazioni sempre più importanti. Inoltre, stiamo arricchendo ogni nostra offerta con sensori intelligenti, in grado di essere nativamente dei nodi di una rete di ‘cose’, in grado di comunicare non solo fra loro ma anche con le altre reti aziendali”.

Filippis: “Il DNA di Mitsubishi Electric ha da sempre evidenziato una vocazione verso il mondo industriale, che si traduce in una ricerca volta a garantire una soluzione di automazione completa, piuttosto che un’idea legata al singolo prodotto. Mitsubishi Electric ha portato avanti nel corso degli anni l’idea di un robot standard sicuro, capace di coesistere con l’operatore lavorando anche a ripari aperti. Ciò garantisce che le elevate prestazioni dei robot standard rimangano inalterate durante la fase di funzionamento classica, ma si riducano per rendere il robot estremamente sicuro quando l’operatore coopera con esso. La possibilità di creare aree di lavoro certificate dalle direttive vigenti con controlli di velocità a coppia garantiscono una completa armonia tra uomo e robot, aprendo scenari industriali innovativi in completa sicurezza”.

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Tavola Rotonda – Automazione Oggi N. 389 (Aprile 2016), pubblicata da A. Gasparetto.

Per scaricare l’intervista pubblicata sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/ao-aprile-2016/

Mechatronics Evolution and Integration - Intellisystem - Randieri HD

Mechatronics “Evolution and Integration in the Automation World”

Abbiamo chiesto ad alcuni esperti del settore di parlarci dell’evoluzione e dell’integrazione della meccatronica nel mondo automation. Quali saranno i nuovi scenari? Quali i nuovi player?

Con Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies; Sabina Cristini, presidente gruppo Meccatronica di Anie Automazione; Edgardo Porta, direttore marketing di Rittal; Cristiano Cominotto, managing partner at Assistenza Legale Premium, Studio Legale Cominotto.

Di seguito riportiamo l’estratto dell’articolo riguardante le risposte date da parte del nostro Presidente e CEO Cristian Randieri

1) Quali sono i principali e/o i più interessanti mercati di destinazione delle tecnologie meccatroniche?

Randieri: La Meccatronica, intesa come area di convergenza tra le tecnologie dell’elettronica, della meccanica e dell’informatica, rappresenta un comparto trasversale di grande interesse per aziende come Intellisystem Technologies che ha sviluppato un ampio ventaglio di prodotti, hardware e software, con particolare focus sul settore dell’automazione industriale e del motion control. Lo strumento migliore per valutare i più interessanti mercati di destinazione delle tecnologie meccatroniche e quello di recarsi presso le varie fiere di settore, confrontarsi con gli operatori presenti, incontrare clienti, collaboratori e partner commerciali che con la loro esperienza sono sempre in grado di arricchire la propria visione del mercato. In contesti come questi e naturale fare considerazioni sui trend, sui cambiamenti e sulle opportunità offerti dai nuovi mercati destinati alle tecnologie meccatroniche. Considerando il fatto che e difficile individuare un ‘prodotto meccatronico’, in quanto tale, poichè l’attività meccatronica consiste in una progettazione integrata che tiene conto di tre elementi quali meccanica, elettronica e informatica. Volendo considerare i settori economici tradizionali del sistema produttivo, ossia quelli utilizzati nelle classificazioni nazionali e internazionali, non e possibile identificare i settori economici tipicamente meccatronici, non essendo la meccatronica un settore economico ben definito, ma al contempo trasversale a molteplici settori. Da cui ne consegue che il ventaglio dei mercati che possono essere identificati come appartenenti al sistema della meccatronica risulta decisamente ampio. A mio avviso i mercati più interessanti sono quelli che interessano il mercato dell’automazione industriale applicato ai macchinari industriali che spaziano da quelli della costruzione delle moderne stampanti 3D sino ad arrivare alla realizzazione di robot evoluti che per il loro funzionamento utilizzano algoritmi basati sulle moderne tecniche d’intelligenza artificiale.

2) Cosa significa progettare una macchina industriale in un’ottica meccatronica?

Randieri: La progettazione di una macchina moderna non può prescindere dall’applicare i principi su cui si basa la meccatronica che in un certo senso obbligano i progettisti ad abbandonare tutti gli schemi di progettazione validi sino a qualche anno fa. Tali schemi progettuali erano regolati da una rigida successione di fasi in cui gli aspetti meccanici, elettrici e informatici erano considerati separatamente e sequenzialmente caratterizzati da scelte non sufficientemente bilanciate nei diversi ambiti meccanico, elettrico e informatico. Negli ultimi anni la filosofia di progettazione di impianti e macchine e profondamente mutata, e emerso con sempre maggiore rilevanza il problema dell’integrazione tra le parti componenti la macchina (o l’impianto) al fine di costituire un vero e proprio sistema meccatronico. L’approccio meccatronico richiede l’adozione di una metodologia progettuale coerente con l’integrazione proposta, secondo criteri propri da quella che viene definita come ‘concurrent engineering’ che prevede lo sviluppo concorrente delle varie risorse progettuali. Più facile a dirsi che a farsi, poichè di fatto ci si trova a dover affrontare problematiche dovute a un’insufficiente flessibilità organizzativa degli ambiti aziendali spesso associata all’indisponibilità di strumenti di prototipazione virtuale adatti allo scopo. Infatti, pur essendo tali mezzi sufficientemente sviluppati all’interno di aree disciplinari omogenee o affini, essi non risultano ancora idonei a integrare pienamente e in modo efficace settori diversi.

3) A macchina realizzata, quanto vale la ricerca, la formazione e la conoscenza sul campo?

Randieri: La meccatronica e i temi a essa collegati rappresentano un importante fattore di competitività per le aziende. Ciò significa anche sviluppare prodotti sempre più guidati dalle esigenze specifiche dei clienti, che siano al tempo stesso sempre più affidabili e supportati da servizi sofisticati e innovativi. La massima valorizzazione di una macchina meccatronica si ottiene quando questa viene utilizzata sfruttando appieno tutte le sue potenzialità. Per ottenere ciò sono richieste figure professionali con un profilo spiccatamente interdisciplinare e sistemistico, in grado cioè di dialogare con specialisti appartenenti ad aree tecnologiche differenti e quindi di integrare le competenze dei diversi settori applicativi in una visione sistemistica del processo di progettazione, integrazione e funzionamento. Purtroppo queste figure professionali sono difficili da trovare e ciò implica una costante formazione da condurre all’interno dell’azienda per garantire ai clienti il miglior supporto che scaturisce dalla massima conoscenza sul campo. Ovviamente i costi di tale formazione non sono indifferenti e rappresentano un investimento che va ammortizzato negli anni sicuramente ricompensato dal risultato finale che prevede la progettazione, realizzazione e messa in opera di una macchina moderna che sino a qualche anno fa era impensabile poter realizzare.

4) La meccatronica ‘integra’ automazione, meccanica, elettronica, informatica. Come sarà tra 10 anni?

Randieri: La meccatronica di per se rappresenta uno stadio naturale del processo evolutivo della progettazione ingegneristica e della conseguente evoluzione dei sistemi di movimentazione. Essendo una materia di tipo interdisciplinare, in cui si fondono le conoscenze proprie dei settori meccanico, elettrico, elettronico e informatico, la meccatronica nel prossimo futuro permetterà di affrontare in modo sempre più organico le problematiche relative alla progettazione di sistemi complessi e fortemente integrati (quali robot, macchine utensili, dispositivi servocomandi per autoveicoli, aerei, etc.). Sono convinto che la meccatronica tra dieci anni avrà fatto un enorme salto di qualità grazie alla sempre più concreta applicazione delle tecniche di modellazione basate sugli algoritmi di intelligenza artificiale che permetteranno di progettare i cosiddetti ‘Sensori Virtuali’ che rappresenteranno il futuro della meccatronica stessa. L’idea e quella di eliminare i sensori fisici della macchina per sfruttare la matematica e la teoria dei controlli per ottenere sempre più informazioni. Grazie a questa rivoluzionaria idea, in teoria, non sarà più necessario inserire ulteriori encoder esterni, sensori di coppia o sensori di forza, che si possono usurare nel tempo. Basterà partire da grandezze disponibili per estrapolare quelle difficilmente misurabili a partire dal modello matematico del sistema ottenuto mediante la simulazione al computer di algoritmi neurali o basati sulla fuzzy logic. Tutto questo consentirà la realizzazione della relativa movimentazione controllata senza sovradimensionare né la struttura meccanica né i componenti, al fine di rendere il sistema economicamente più conveniente e robusto. Inoltre ciò permetterà di ottenere migliori prestazioni funzionali associati a minori costi di gestione e manutenzione, rendendo nel contempo più semplice per gli utenti il controllo e la diagnostica dei processi che di contro diverranno sempre più complessi.

5) Chi potranno essere i principali player del futuro? Quale ‘quid’ dovranno avere per primeggiare sul mercato?

Randieri: I maggiori player del futuro saranno coloro che riusciranno a massimizzare la fondamentale capacita di collaborare tra diverse aziende e il mondo della ricerca, attraendo talenti dotati di competenze nuove nonché investimenti per favorire la nascita di nuove imprese. Faranno la differenza le aziende che riusciranno a soddisfare due più grandi aspettative del mercato meccatronico ovvero la sensoristica e la progressiva unione del mondo consumer con quello industriale. In realtà la seconda aspettativa e determinata dai continui progressi della prima poichè già oggi la sensoristica si sta estendendo su tutti i prodotti tra cui quelli più piccoli e a basso costo utilizzati per raccogliere informazioni sul campo permettendo di trasmetterle e di riceverle dagli altri livelli della catena con il risultato di una continua ottimizzazione. Sino a qualche tempo fa il mondo industriale era rimasto un po’ indietro rispetto al mondo consumer sempre più caratterizzato da strumenti tecnologicamente avanzati e smart come ad esempio gli smartphone e i tablet e così via. Oggi prendiamo sempre più coscienza del fatto che queste tecnologie avrebbero un impatto significativo se introdotte adeguatamente anche a livello industriale.

6) A quali normative deve sottostare la ‘meccatronica’?

Randieri: La meccatronica copre campi d’applicazione cosi vasti che di fatto non e possibile prevedere un’unica normativa che possa regolamentarli tutti assieme. Ogni applicazione dovrà essere regolamentata con norme ad hoc. Nel caso nostro essendo produttori di droni industriali abbiamo di recente assistito alla regolamentazione dell’utilizzo dei medesimi da parte dell’Enac che ne ha fissato in modo scrupoloso le varie direttive d’impiego. Altre regolamentazioni nasceranno man mano che se ne presenterà l’esigenza. Un esempio sarà quello della regolamentazione della BioMeccatronica che e una branca comune alla bionica e alla meccatronica che tra i vari obiettivi ha quello di riprodurre con tecnologie cibernetiche le funzioni motorie degli esseri viventi tra cui l’essere umano.

7) Tenendo in considerazione come è cambiato il mercato negli ultimi 10 anni, come sono cambiati, di conseguenza, i problemi legali che affliggono le società del settore? E come è cambiato l’approccio da parte dell’azienda agli stessi?

Randieri: Considerando l’evoluzione che il mercato ha subito negli ultimi dieci anni in azienda abbiamo assistito a un progressivo spostamento dei problemi legali tipici delle responsabilità della progettazione a quelli della sicurezza informatica. Tutto ciò e iniziato con il diffondersi delle applicazioni industriali basate sul cloud computing. Con l’avvento di queste nuove tecnologie bisogna partire dal presupposto che la sicurezza aziendale non e più affrontabile seguendo una logica di prodotto da acquistare e installare localmente. Rappresenta, in teoria, un servizio da personalizzare in una logica di processo, in accordo con le strategie e gli specifici obiettivi di business. Di fatto ancora oggi gli aspetti legali che le aziende guardano con maggior sospetto sono per lo più connessi al possesso, alla sicurezza e alla protezione del dato. Altro tema molto importante che scaturisce dalla trasversalità della meccatronica unitamente al concetto di Industry 4.0 e quello che scaturisce dalla nascita di nuovi modelli di business legati a nuovi modelli di cooperazione che rappresentano una sfida reale per le parti coinvolte. Problemi legali e questioni di proprietà intellettuale stanno diventando sempre più preponderanti. Se poi mettiamo di mezzo anche il nuovo concetto di automation open source risulta chiaro che non e facile districarsi all’interno di tutte queste nuove tematiche legali sino ad ora mai affrontate tutte assieme e in un unico contesto, quello meccatronico.

8) Quanto è importante regolamentare contrattualmente le questioni aziendali? Vi è mai capitato che problemi emersi avrebbero potuto essere risolti in anticipo se fossero stati meglio regolati contrattualmente? Ha qualche caso pratico da raccontare?

Randieri: Quando parliamo di questioni aziendali e possibile ricondurli quasi sempre a un aspetto molto importante, spesse volte non considerato appieno dai vari manager, quello della ‘Business Ethics’ o etica d’impresa. Ovvero, lo studio di come le aziende affrontano il problema etico mentre cercano di perseguire i loro equilibri. Spesso l’analisi del rapporto tra l’etica e l’azione dell’impresa e riconducibile alla tematica del rispetto delle leggi vigenti. Si pensi ad esempio alle leggi a tutela dell’ambiente e dei lavoratori. Il problema nasce quando la legge non e ancora giunta a regolamentare determinate questioni che possono porre delle criticità nel piano etico per cui i vari manager si trovano nella situazione di non avere una ‘guida’ giuridica, ma solamente una di tipo ‘morale’. Ciò capita in molti settori innovativi tra cui alcune branche della meccatronica, come la BioMeccatronica, o come e capitato in passato con l’utilizzo di droni senza alcuna regolamentazione che ha tardato a essere stata elaborata.

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Tavola Rotonda – Automazione Oggi N. 388 (Marzo 2016), pubblicata da Antonella Cattaneo.

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ITEX100 A New Industrial TVCC System ATEX Certified for Oil&Gas Applications - Intellisystem - Randieri HD

ITEX100 – A New Industrial TVCC System ATEX Certified for Oil&Gas Applications

La telecamera Itex100 presentata da Intellisystem Technologies è ideale per il monitoraggio video professionale in ambienti industriali critici caratterizzati da un’atmosfera potenzialmente esplosiva per la presenza di gas o polveri infiammabili, tipici del settore oil&gas, marittimo o industriale. Grazie alla struttura in acciaio Inox Aisi 316L, con grado di protezione IP68, questo prodotto vanta una robustezza non indifferente. Il suo utilizzo è infatti destinato a industrie chimiche, petroliere e altri ambienti caratterizzati da alte temperature e atmosfere corrosive. Il sistema auto-heat integrato permette al processo di funzionare stabilmente da -45 °C a 60 °C per lunghi periodi. Il sistema di ripresa può essere comandato anche a distanze notevoli grazie alla tecnica di comunicazione Ethernet integrata. A seconda delle necessità Itex100, certificata Exd CT6/ DIP A21 TA, T6, può essere equipaggiata con sistemi di ripresa a infrarossi o termici.

A cura di Cristian Randieri. Articolo pubblicato sulla rivista Automazione Oggi N. 388 – Marzo 2016.

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Interview to Cristian Randieri Industrial PC Trend Intellisystem

Interview to Cristian Randieri “Industrial Computer Market Trend”

D: Qual è la sua opinione riguardo l’andamento del mercato (rallentamento, crescita, forte incremento…)?

R: Il rapporto “Industrial PC (IPC) Market: Trends & Opportunities (2015-2019)” di Research and Markets analizza le opportunità potenziali e le tendenze significative nel settore IPC, fornendo un’analisi del dimensionamento del mercato IPC e della sua futura crescita basandosi sui risultati ottenuti nel periodo 2010-2014. Secondo lo studio tale segmento dovrebbe essere in più rapida crescita per i prossimi cinque anni, grazie ai progressi tecnici ottenuti mediante l’impiego di tecnologie sempre più moderne. Il rapporto mette in risalto che nella produzione di IPC il mercato EMEA dovrebbe avere la maggiore quota di mercato. Purtroppo lo scenario italiano è ben diverso. Nel nostro Paese c’è oramai la consapevolezza che per superare la crisi creando nuova occupazione sia necessario rilocalizzare l’attività produttiva entro i confini nazionali. Sicuramente il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro che si è stabilizzato per tutto il 2015 contribuirà a stimolare l’esportazione dei prodotti e sistemi Made in Italy. Grazie a questo per tutto il 2015 si è percepito un miglioramento marginale dell’andamento del mercato dando ad aziende come la nostra maggiore fiducia per il 2016.

D: Quali sono le principali strategie adottate dalla vostra società sul breve/medio periodo per soddisfare al meglio le richieste di questo mercato?

R: Intellisystem Technologies da sempre ha investito in maniera rilevante, rispetto alla sua dimensione, in attività di R&S. Nel breve/medio periodo ci si deve focalizzare sempre più sul concetto di ‘Open Source Automation’, ovvero l’automazione basata su software Open Source e infrastrutture tecnologiche ‘Open Standard’ puntando verso l’integrazione di queste nuove tecniche con strumenti di sviluppo software standard al fine di renderli sempre più flessibili e soprattutto facili da usare. Bisogna anche sempre porre maggiore attenzione alle potenzialità offerte dal digitale per innovare servizi, prodotti e processi, attraverso il ricorso al web, al cloud computing, all’IOT, ai big data e a tutte le nuove applicazioni siano esse in rete e in mobilità.

D: In che modo state implementando queste strategie (stipula di accordi/collaborazioni, nuove acquisizioni, investimento in attività di ricerca e sviluppo, in risorse umane…)?

R: Intellisystem Technologies, come tutte le altre aziende italiane, si trova di fronte a una sfida importante: colmare il gap digitale facendo leva sul proprio team di ricerca e sviluppo per portare sul mercato la vera innovazione. Lo sforzo maggiore è quello di adottare diverse strategie senza mai perdere di riferimento la sincronizzazione degli investimenti negli organici delle varie aree aziendali tra cui l’adeguamento quantitativo e qualitativo della struttura commerciale. Anche questa necessita di figure professionali “chiave” e da qui l’impiego di field application engineer con lo scopo di affiancare la struttura commerciale in tutte le attività di pre-vendita e di assistenza.

D: Quali sono i settori applicativi più promettenti?

R: Tra i settori applicativi più promettenti si farà sempre più spazio la naturale estensione delle moderne tecniche basate sul Cloud Computing, l’IoT e i big data, ovvero il Cognitive Computing definito come l’insieme dei sistemi informativi e applicazioni che consentano di percepire, comprendere e agire. Di fatto il Cognitive Computing ci proietterà verso quella che viene definita come Industry 4.0, che rappresenta il passaggio dal paradigma della produzione centralizzata a quella decentralizzata capovolgendo di fatto la classica logica di produzione, con macchinari e/o oggetti intelligenti che comunicano e gestiscono in maniera indipendente i processi interagendo con i mondi reali e virtuali.

D: Quali sono i principali fattori che distinguono la vostra azienda rispetto ai concorrenti?

R: Sicuramente i fattori che distinguono in modo intangibile la nostra realtà aziendale sono: il nostro pensiero strategico, l’adattabilità e la curiosità. È proprio questa idea di difformità che ci contraddistingue come un’azienda protagonista della trasformazione digitale da una classica di tipo “follower”. Tutto ciò ci permette di concentrarci sulla crescita attraverso le più moderne soluzioni e tecniche digitali. Al tempo stesso spingiamo molto sullo sviluppo attraverso una molteplicità di strumenti e obiettivi concentrandoci sempre sulla riduzione dello skill shortage, sul processo di gestione del cambiamento e sulla collaborazione cross-funzionale.

D: Pur non avendo la sfera di cristallo, quali sono le previsioni sul lungo termine?

R: I principali trend per il 2016 per la prima volta saranno rappresentati dell’evoluzione del business e del comportamento delle imprese e dei consumatori. Da cui scaturiscono diversi concetti: l’azienda senza confini che basa la forza lavoro sul concetto di crowd source; il ruolo centrale delle informazioni (data supply chain) e dell’hardware nella sua indispensabile scalabilità, portabilità e modularità; l’importanza del software e delle applicazioni visti nell’ottica di un mondo ormai digitale; la centralità della resilienza architetturale (definita come build to survive failure) come perno per il non-stop business e il disater recovery. I quattro pilastri della trasformazione del business in digitale sono: lo sviluppo del mobile, dei sistemi connessi e dei pagamenti; lo sviluppo del social, fino alla sharing economy; l’evoluzione del comportamento del consumatore, sempre meno fedele e sempre più attivo; l’affermazione dell’IoT in tutti i comparti. Evoluzioni importanti si vedranno nel Cognitive Computing e nella sua interazione con la robotica; nell’intersezione tra IoT e sharing economy; nel rafforzamento della supply chain del dato. Altri trend che guideranno l’evoluzione tecnologica del mercato IPC dei prossimi anni saranno rappresentati da una miniaturizzazione più spinta e dalla risposta alle nuove esigenze di sicurezza.

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Intervista a Cristian Randieri pubblicata sulla rivista EO News N. 594 – Febbraio 2016

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/eonews-febbraio-2016/

Networks Convergence Potentials & Problems Intellisystem

Networks Convergence “Potential & Problems” – La Convergenza delle Reti “Potenzialità e Criticità”

Per comprendere le potenzialità e le criticità della convergenza delle reti, passando dalle telecomunicazioni (TLC) alle tecnologie dell’informazione e delle comunicazione (ICT) all’Internet delle cose (IOT): abbiamo intervistato i referenti di alcune tra le più importanti imprese nel settore dell’automazione industriale. Vediamo cosa hanno detto

Con Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies; Sophie Borgne, marketing director Industry BU di Schneider Electric; Alberto Griffini, manager Advanced PLC&Scada di Mitsubishi Electric; Roberto Motta, solution architect team leader Connected Enterprise di Rockwell Automation; Cristian Sartori, industrial communication product manager di Siemens Italia; Marika Silla, marketing specialist di Advantech; Francesco Tieghi, responsabile digital marketing di ServiTecno; Alexander Bufalino, chief marketing officer di Telit; Michele Frassini, responsabile sales and marketing M2M e IoT di Vodafone Italia.

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Oggi la convergenza delle reti si sta facendo via via sempre più spinta: reti dati che trasportano anche l’alimentazione e consentono di ridurre i cablaggi, reti industriali accessibili via web e che dal web traggono informazioni per il funzionamento dei dispositivi, reti nate per il mondo ‘office’ o aziendale che si ‘trasformano’ per ‘scendere’ in campo e, doverosamente ‘modificate’ e irrobustite, vengono utilizzare anche dall’industria. Con l’avvento di concetti quali Industry 4.0 e lo svilupparsi dell’idea della ‘fabbrica interconnessa’, poi, era inevitabile che il fenomeno della convergenza si acuisse ancora di più. Con tutte le problematiche e criticità che esso comporta, da quelle legate alla sicurezza dei dati e alla privacy, alla necessità di dotarsi di soluzioni in grado di resistere alle difficili condizioni ambientali del mondo manifatturiero. Centrali poi si stanno rivelando i problemi legati alla standardizzazione dei protocolli e all’interoperabilità delle soluzioni impiegate, perché, per poter scambiare informazioni e costruire applicazioni ‘intelligenti’ sulla base dei dati raccolti, occorre che i diversi dispositivi in gioco ‘parlino’ la stessa lingua e possano quindi ‘comprendersi’. Cosa a oggi non scontata e alla quale gli organismi regolatori dovranno dare al più presto una risposta… Abbiamo cercato di capire con i maggiori vendor del settore dove ci porterà questo trend. Già ora vediamo affacciarsi sul mercato industriale nuovi player e soggetti il cui business era prima focalizzato su ambiti affini ma separati. Gli operatori Telecom, per esempio, cominciano a vedere nel mondo industriale un interessante ambito di sviluppo per le applicazioni che si basano sulle reti. Dall’m2m all’Internet of Things le reti di telecomunicazione potranno giocare un ruolo importante e le Telco intendono sfruttare a pieno questo business proponendo anche soluzioni proprie. È un mercato ancora tutto da costruire, dove mandano applicazioni e dove c’è spazio un po’ per tutti i soggetti per crescere. Vediamo dunque quali sono le impressioni raccolte da Fieldbus&Networks e quali le esperienze maturate in questo ambito.

Di seguito riportiamo l’estratto dell’articolo riguardante le risposte date da parte del nostro Presidente e CEO Cristian Randieri

1) Quali sono i requisiti e le priorità su cui si basa la vostra strategia di convergenza delle reti dal livello aziendale al livello di singolo impianto di produzione?

Storicamente il fenomeno della convergenza delle reti è nato come processo di integrazione all’interno di ciascuno dei seguenti settori: le tecnologie (informatica e telecomunicazioni), con i relativi standard tecnici e i mercati, con tendenza alla confluenza di aree in antecedenza rigorosamente distinte. Progressivamente, il processo di convergenza si è esteso a un’integrazione tra diversi settori, con una spiccata tendenza a creare un interlacciamento sempre più profondo tra di essi. Il driver della convergenza delle reti, sino a qualche tempo fa, è stato legato alla confluenza tra informatica e TLC (ICT), processo che per molti anni è stato caratterizzato da aspetti di forte confluenza tecnologica, rimanendo praticamente sterile dal punto di vista di un’unificazione e potenziamento dei mercati. Dall’inizio degli anni ‘90 la tecnologia ICT ha iniziato a trasformarsi in un nuovo unico segmento di mercato e, da allora, l’unione delle due tecnologie si è rivelata indispensabile per fornire reti e applicazioni di tipo innovativo. Il ruolo di Internet è stato certamente fondamentale nel portare a compimento questo processo, dando un forte impulso alle tecniche di trasporto dell’informazione mediante un servizio con una qualità definita e controllata. Oggi si sta assistendo a una naturale evoluzione dell’ITC verso l’integrazione con sistemi elettronici, da cui scaturisce la filiera dell’Internet delle Cose. Mai come in passato si è assistiti a una totale convergenza delle tecnologie basate sull’informatica, l’elettronica e le telecomunicazioni. Nuove dinamiche della domanda e della tecnologia pongono le imprese dell’intera filiera dinanzi a scelte strategiche complesse e per nulla scontate, da cui dipenderanno in larga misura la diffusione delle medesime. Nel caso nostro, poiché la nostra realtà aziendale si basa sulla ricerca e sviluppo di nuove soluzioni nel campo ingegneristico industriale, tale evoluzione rappresenta un vantaggio, poiché oggi non si può parlare di ricerca e sviluppo se non si ha la completa padronanza delle tre tecnologie basate sull’informatica, elettronica e telecomunicazione”.

2) In che modo si può garantire un livello di standardizzazione per componenti, protocolli di comunicazione e mezzi trasmissivi tale da garantire l’interoperabilità dei sistemi forniti da diverse aziende?

Il mondo ICT si trova oggi nel mezzo di una fase di discontinuità tecnologica e di mercato. La discontinuità tecnologica può essere sinteticamente spiegata ricordando che la diffusione dei sistemi elettronici gestibili tramite Internet ha schiuso negli ultimissimi tempi nuovi scenari di convergenza che da circa un decennio hanno animato dibattiti in tutto il mondo in termini di standardizzazione. La discontinuità di mercato, diretta conseguenza della prima, è data dalla circostanza che il nuovo scenario di concorrenza e/o cooperazione fra differenti piattaforme e standard fa emergere nuovi possibili bisogni dei consumatori, dunque nuove opportunità e rischi per le imprese della filiera. Più in dettaglio, occorrerà aumentare il livello di standardizzazione dei componenti, dei protocolli di comunicazione e dei mezzi trasmissivi con l’obiettivo di ottenere l’interoperabilità di sistemi forniti da diverse aziende. Affinché il mercato dell’IoT possa decollare è fondamentale condividere le informazioni, accordarsi sugli standard tecnologici, fare ‘mash-up’ applicativo. Soprattutto, è necessario che cambi il modello di business: le aziende dovranno accettare che prima di competere, e per poterlo fare al meglio, è fondamentale cooperare. Più facile a dirsi che a farsi. La soluzione migliore sarebbe quella di definire uno o più standard internazionali, che, poggiandosi su protocolli standard, possano scongiurare una frammentazione del mercato.

3) Come interagisce la convergenza delle reti con le altre soluzioni tecnologiche come i big data, il cloud e le app digitali?

La convergenza delle reti con le altre soluzioni tecnologiche come i big data, il cloud e le app digitali aprono nuovi. È ciò che promette l’IoT non senza preoccupazioni da parte dei CIO e degli IT manager i quali, consapevoli delle opportunità e del valore di business generabili dai dati prodotti e scambiati dalle miriadi di oggetti interconnessi, riconoscono anche l’inadeguatezza degli strumenti tecnologici tradizionali e la necessità di un intervento massivo sul piano infrastrutturale e architetturale. Una trasformazione che implica poi nuove focalizzazioni di carattere organizzativo e sulle competenze. Personalmente, sono concorde con l’idea di molti osservatori che definiscono tale convergenza come la quarta rivoluzione industriale, caratterizzata dall’integrazione dei processi fisici con i nuovi processi digitali, dall’utilizzo delle informazioni e dei dati e dall’ottimizzazione dei processi operativi, sia in termini di tempo e di qualità che di costi, sicurezza e variabilità. Questa ‘convergenza’ coinvolgerà trasversalmente i diversi processi manifatturieri, dalla produzione al supporto. In questo contesto, nel prossimo futuro, solo le imprese capaci di creare valore aggiunto nei diversi stadi della produzione, assicurando una comunicazione in tempo reale tra i diversi attori della catena, saranno in grado di guadagnare competitività e quote di mercato.

4) Con l’aumento dei dati disponibili si pongono due problemi: come gestirne la sicurezza e l’accesso e come ottenere informazioni decisionali utilizzabili in pratica: quali soluzioni proponete?

L’aumento dei dati prodotti e disponibili rende la gestione della sicurezza molto più complessa, con un numero più elevato di interdipendenze e maggiori responsabilità. Poiché i processi industriali seguono sempre di più la strada della convergenza delle reti, per i team della sicurezza la raccolta e la gestione di un maggior numero di dati si rivelano un’opportunità, ma anche una sfida. Saranno pertanto richiesti sempre più investimenti in strumenti di gestione dei registri, delle vulnerabilità, delle identità delle configurazioni. A mio avviso, la soluzione è quella di adottare una strategia con approccio big data per l’analisi predittiva dei dati e la gestione della sicurezza. La gestione della sicurezza ottimale per i big data dovrebbe richiede un sistema in grado di: estrarre e presentare i dati chiave per l’analisi nel modo più rapido ed efficiente, eliminando le noiose attività manuali nelle operazioni di risposta o di valutazione di routine; eliminare il ‘rumore’, per fornire agli analisti le indicazioni per concentrarsi sui problemi con impatto elevato; fornire informazioni di supporto in modo da evidenziare i probabili problemi principali e la loro causa. Il termine ‘big data’ non dovrebbe indicare solamente grandi quantità di dati. Essi richiederanno un’analisi di gran lunga più intelligente, per individuare le minacce alla sicurezza fin dall’inizio, con l’infrastruttura per raccogliere ed elaborare i dati su scala.

5) Come cambia la gestione di manutenzione, diagnostica e ricerca guasti?

L’utilizzo crescente di dati (loro raccolta e analisi) permetteranno di sviluppare sistemi predittivi che migliorano le azioni e le decisioni sia delle macchine sia degli operatori. L’analisi dei dati inerenti la gestione della manutenzione, diagnostica e ricerca guasti richiede modelli e tecnologie potenti, in grado di fornire indicazioni utili al fine di minimizzare l’incertezza delle decisioni. In questo contesto, l’utilizzo di big data con i relativi strumenti di analisi (analytics) rappresentano una delle aree di sviluppo più promettenti. La capacità di gestire rapidamente ingenti volumi di dati, spesso di varia natura, permette infatti di identificare ‘pattern’ che possono rivelarsi di fondamentale importanza per la risoluzione dei problemi in tempi brevi. Parallelamente al crescente utilizzo dei dati, sempre più industrie adotteranno soluzioni tecnologiche per ridisegnare i processi manifatturieri e le funzioni di supporto alle attività operative. Faranno parte di questa categorie tutti gli ‘smart device’, i sistemi di ‘artificial intelligence’ e più in generale tutti i processi di automazione.

6) Il personale in azienda possiede già il giusto livello di competenze per interagire con i nuovi sistemi?

La convergenza di cloud, mobile, big data e social da una parte, e di sensori dall’altra, sta generando enormi nuove opportunità per le aziende di offrire ai propri clienti e dipendenti servizi e modalità di interazione fino a ieri impensabili. Persone, cose, macchine e processi stanno diventando sempre più interconnessi in rete, creando un canale permanente tra mondo reale e dimensione virtuale, e rivoluzionando il modo di interagire di tutti non contesto lavorativo e aziendale, ma anche nella sfera privata. Questa rivoluzione implica una profonda trasformazione dei processi produttivi, che non possono prescindere da una formazione continua del personale aziendale, che nella maggior parte dei casi non possiede ancora il giusto livello di competenze per interagire con la progressiva convergenza fra il sistema industriale, le tecnologie ICT e le infrastrutture di comunicazione. In effetti, si dovrebbe parlare di ‘ecosistema IoE’ (Internet of Everything), in grado di incorporare, oltre a cose, dati e processi, anche le persone. Secondo un recente sondaggio condotto da Cisco Consulting Services, le aziende che saranno in grado di ricavare nuovo valore aggiunto saranno quelle che sapranno focalizzarsi sul miglioramento delle competenze relative alla gestione dei dati (integrazione, automazione e analisi) e sull’agilità complessiva dei processi, e non da quelle organizzazioni che, semplicemente, connetteranno la maggioranza dei dispositivi alla rete. Inoltre, per arrivare a risultati di successo sarà imperativo non solo formare nuove competenze all’interno del personale, ma creare anche un’efficace lavoro di squadra fra reparti IT e OT, abbinando il tutto a un esteso ecosistema di partner.

7) Quali sono le applicazioni che potrebbero ottenere più vantaggi dalla convergenza delle reti?

I recenti sviluppi tecnologici in ambito digitale, supportati dalla diffusione di dispositivi e dalle infrastrutture di connettività, hanno di fatto favorito l’atomizzazione della catene del valore e lo sviluppo di interfacce di accesso digitale. Queste ultime, a mio avviso, consentono di collegare direttamente il cliente finale alle strutture di pianificazione produttiva, proiettando l’ordine di prodotti e servizi verso le varie funzioni dell’impresa. Le tecnologie che si stanno affermando, anche grazie alla diffusione di mobile app, garantiranno maggiore personalizzazione e risparmi in termini di tempi e costi. Ritengo comunque che sia ancora presto per poter dire con certezza quali applicazioni si affermeranno sul mercato e quali soluzioni tecniche e funzionali diverranno uno standard. La sfida per le aziende del settore consisterà nel cogliere le potenzialità dei modelli e delle tecnologie digitali con una visione strategica complessiva. Sarà importante riuscire a disegnare processi produttivi in modo integrato, che sfruttino appieno le soluzioni tecnologiche oggi disponibili.

8) Potete descriverci qualche caso applicativo di successo?

Attualmente abbiamo focalizzato la nostra attenzione nel campo medico, poiché l’elevata concorrenza che caratterizza il mercato dei dispositivi medici richiede un livello superiore di assistenza a costi decisamente inferiori. Intellisystem Technologies ha messo a punto una soluzione per la realizzazione di economie di scala di pari passo con la crescita aziendale, nonché la possibilità di fornire i servizi a valore aggiunto necessari per battere la concorrenza. La soluzione ha consentito a un nostro cliente di espandere significativamente l’offerta di servizi, riducendo al tempo stesso i costi interni di gestione. I vantaggi aggiuntivi hanno incluso: connessioni in tempo reale dirette per la distribuzione di applicazioni di supporto di prossima generazione; assistenza e rapida risoluzione dei problemi grazie alla migliore collaborazione, nonché ai dati ottenuti direttamente dai sistemi remoti; possibilità di iterare rapidamente le applicazioni a valore aggiunto per sfruttare le mutevoli richieste del mercato e dei clienti. L’approccio unificato e semplificato alle applicazioni IoT di Intellisystem Technologies ha permesso al cliente di innovare in modo iterativo i processi aziendali con maggiore rapidità rispetto ai metodi convenzionali e agli strumenti ‘legacy’. Di conseguenza, egli ha ottenuto di: ottimizzare e migliorare di 5-10 volte l’utilizzo del team interno di sviluppo delle applicazioni; migliorare i tempi di attività delle apparecchiature grazie a tempi di risposta decisionale più rapidi; migliorare l’utilizzo della manodopera grazie a un ambiente di sviluppo e scambio delle informazioni più collaborativo e affidabile.

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Tavola Rotonda – Fieldbus & Networks N. 86 (Febbraio 2016), pubblicata da Cristina Paveri.

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