Interviste

Green Energy: Sustainability and Environmental Impact – Interview to Cristian Randieri, President & CEO of Intellisystem Technologies
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Green Energy: Sustainability and Environmental Impact – Interview to Cristian Randieri, President & CEO of Intellisystem Technologies

Le aziende presenti sul mercato devono ormai fare i conti con concetti quali la sostenibilità e l’impatto ambientale, dimostrando ai propri clienti che anche loro propongono prodotti o soluzioni ‘green’ oltre a dimostrare di seguire al proprio interno procedure e politiche coerenti.

E’ indubbio che oggigiorno molte aziende presenti sul mercato debbano fare i conti con concetti quali la sostenibilità e l’impatto ambientale, dimostrando ai propri clienti che anche loro propongono prodotti o soluzioni ‘green’ oltre a dimostrare di seguire anche al proprio interno procedure e politiche coerenti. Diversamente correrebbero il rischio di perdere quote di business a favore di concorrenti più virtuosi. Modificare le proprie abitudini generalmente richiede un cambio di mentalità che non sempre è di semplice attuazione e che in aggiunta richiede investimenti economici rilevanti; tutto ciò potrebbe frenare questo tipo di cambiamento oppure limitare l’azione a una semplice attività di marketing con qualche annuncio sulla carta, nonostante i casi di successo non manchino. A conferma dell’importanza di questi argomenti, lo scorso dicembre la Commissione Europea ha pubblicato un pacchetto sull’economia circolare (http:// europa.eu/rapid/press-release_IP-15- 6203_it.htm) che prevede una serie di azioni per la chiusura dei cicli nei processi produttivi e nel ciclo di vita dei prodotti e dei servizi, con ricadute misurabili in termini di aumento delle percentuali di riciclo/riuso e di benefici tangibili per ambiente ed economia. Facciamo il punto con Cristian Randieri, president & CEO di Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it), Guido Porro, amministratore delegato di Dassault Systèmes Italia ed EuroMed (www.3ds.com/it), Paolo Ellero, product manager di Ghisalba (www.ghisalba. com), Giancarlo Soro, country manager di Lexmark Italia (www.lexmark.com/ it_IT), Sophie Borgne, marketing director industry BU di Schneider Electric (www. schneider-electric.it/it/), Mauro Cappellari, business developer Critical Power di Socomec (www.socomec.it). 

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Di seguito si riporta l’estratto dell’Intervista riguardante le risposte date da parte del Presidente e CEO Cristian Randieri

1) Pensando al prodotto o servizio che offrite al mercato, in che modo questi rientrano nella classificazione di ‘Green Energy’?

Cristian Randieri: La crisi economica ci ha fatto prendere coscienza che facendo leva sull’innovazione è possibile adottare politiche di sviluppo sostenibile per il futuro del nostro pianeta. Intellisystem Technologies da diversi anni produce e integra soluzioni ad hoc per il mondo green energy basandosi sulle più moderne tecnologie che rappresentano lo stato dell’arte dell’innovazione. La nostra filosofia si basa sui servizi, sull’efficienza energetica nei comparti dell’industria e delle infrastrutture e sull’ecosostenibilità. Per molti il fattore ambientale è visto come un ostacolo allo sviluppo, per noi invece è un elemento centrale e un importante fattore di crescita. Per questo continuiamo a investire nello sviluppo di soluzioni e prodotti ecosostenibili. Puntiamo sui servizi, sull’efficienza energetica nei comparti dell’industria e delle infrastrutture, sull’ecosostenibilità, e sull’attenzione all’ambiente. Di fatto i nostri prodotti si basano sul concetto di ‘green networking’ che, dal punto di vista industriale, si traduce in una maggiore integrazione, riduzione delle distanze, più automazione e di conseguenza diminuzione dei costi di esercizio. Tutto questo ci permette di offrire soluzioni moderne sempre più a favore di una maggiore sostenibilità e redditività per i nostri clienti che adottano le nostre tecnologie. La nostra filosofia di prodotti si basa sulla riduzione dello spreco di energia in ambito industriale, basti pensare, ad esempio, ai lunghi periodi di inattività dei vari dispositivi di networking durante le ore in cui le aziende non lavorano, o allo spreco di energia legato alla lunghezza dei cavi. Qualsiasi switch di rete industriale è progettato per supportare sino a 100 m di cavo, quando in media i segmenti sono di 5-10 m. In questo contesto il nostro team di ricerca e sviluppo sta lavorando su una soluzione che permetterà agli switch industriali di rilevare la lunghezza dei cavi di rete e di conseguenza regolare i consumi energetici. Grazie a questa soluzione contiamo di ridurne sino al 60% il consumo di energia elettrica. Ma non solo, nel caso degli switch industriali PoE contiamo di poter ottimizzarne il consumo di energia con meccanismi di time scheduling che disattivino il sistema PoE quando i dispositivi ad esso interconnessi non sono in uso, per esempio nelle ore notturne o durante i weekend. Per il resto puntiamo molto sugli strumenti moderni prettamente informatici che caratterizzano la quarta rivoluzione industriale (ossia l’IoT, i Big Data e il Cloud Computing), poiché siamo convinti che la vera rivoluzione green non riguarderà solamente il settore delle nuove tecnologie hardware ma bensì si focalizzerà sempre più su quelle software che permetteranno di ottimizzare l’intera catena progettuale, produttiva e logistica, oltre a ridurre costi e consumi.

2) Come valutate la capacità o sensibilità verso i temi ambientali da parte dei vostri clienti diretti?

Intellisystem Technologies ha sempre messo in prima linea la sostenibilità ambientale, nella profonda convinzione che non sia in contrasto con le altre attività di business, e questo risultato va a riconoscere gli sforzi che sono stati fatti nel corso degli anni. Da diverso tempo per fortuna anche in Italia, la sensibilità ambientale è sempre più marcata, sia a livello di utenti finali sia di imprese. Di fatto i nostri clienti mostrano decisamente di apprezzare i nostri piani di sostenibilità unitamente ai nostri prodotti e soluzioni green. Proprio di recente a partire da un’analisi interna aziendale abbiamo condotto un mini studio in merito alla risposta dei nostri clienti in termini di sensibilità alle nostre iniziative green. I risultati ottenuti hanno evidenziato una maggiore propensione a spendere di più nei prodotti e servizi green a patto che il ritorno d’investimento sia più a medio termine che a lungo. Infatti dato il perdurare dell’instabilità dei mercati limita gli investimenti a quelli che possano essere ammortizzati in meno di 5 anni. Parimenti abbiamo notato una maggiore attenzione dei nostri clienti verso i prodotti green a patto che questi siano di qualità superiore rispetto ai sostituti grey. Altri parametri importanti sono emersi dalla nuova visione di green marketing visto come investimento strategico su cui impostare la propria strategia aziendale nel fregiarsi di adottare soluzioni e prodotti green ed ecosostenibili. In conclusione vorrei mettere in risalto l’importanza della comunicazione che ancora oggi dal punto di vista del cliente non riesce a mettere bene a confronto i prodotti green da quelli grey. I nostri clienti in generale ci richiedono sempre maggiori certificazioni e una pubblicità comparativa più spinta. Il problema purtroppo è che ancora oggi, dal punto di vista del cliente, non è facile distinguere una ‘certificazione’ corretta tra la moltitudine di marcature green presenti nel mercato. Quindi al cliente non resta altro che acquisire informazioni attingendo da varie fonti tra cui il web in cui la confusione è massima.

3) Pensando al prodotto o servizio che offrite al mercato, in che modo questi rientrano nella classificazione di ‘Green Energy’?

La crisi economica ci ha fatto prendere coscienza che facendo leva sull’innovazione è possibile adottare politiche di sviluppo sostenibile per il futuro del nostro pianeta. Intellisystem Technologies da diversi anni produce e integra soluzioni ad hoc per il mondo green energy basandosi sulle più moderne tecnologie che rappresentano lo stato dell’arte dell’innovazione. La nostra filosofia si basa sui servizi, sull’efficienza energetica nei comparti dell’industria e delle infrastrutture e sull’ecosostenibilità. Per molti il fattore ambientale è visto come un ostacolo allo sviluppo, per noi invece è un elemento centrale e un importante fattore di crescita. Per questo continuiamo a investire nello sviluppo di soluzioni e prodotti ecosostenibili. Puntiamo sui servizi, sull’efficienza energetica nei comparti dell’industria e delle infrastrutture, sull’ecosostenibilità, e sull’attenzione all’ambiente. Di fatto i nostri prodotti si basano sul concetto di ‘green networking’ che, dal punto di vista industriale, si traduce in una maggiore integrazione, riduzione delle distanze, più automazione e di conseguenza diminuzione dei costi di esercizio. Tutto questo ci permette di offrire soluzioni moderne sempre più a favore di una maggiore sostenibilità e redditività per i nostri clienti che adottano le nostre tecnologie. La nostra filosofia di prodotti si basa sulla riduzione dello spreco di energia in ambito industriale, basti pensare, ad esempio, ai lunghi periodi di inattività dei vari dispositivi di networking durante le ore in cui le aziende non lavorano, o allo spreco di energia legato alla lunghezza dei cavi. Qualsiasi switch di rete industriale è progettato per supportare sino a 100 m di cavo, quando in media i segmenti sono di 5-10 m. In questo contesto il nostro team di ricerca e sviluppo sta lavorando su una soluzione che permetterà agli switch industriali di rilevare la lunghezza dei cavi di rete e di conseguenza regolare i consumi energetici. Grazie a questa soluzione contiamo di ridurne sino al 60% il consumo di energia elettrica. Ma non solo, nel caso degli switch industriali PoE contiamo di poter ottimizzarne il consumo di energia con meccanismi di time scheduling che disattivino il sistema PoE quando i dispositivi ad esso interconnessi non sono in uso, per esempio nelle ore notturne o durante i weekend. Per il resto puntiamo molto sugli strumenti moderni prettamente informatici che caratterizzano la quarta rivoluzione industriale (ossia l’IoT, i Big Data e il Cloud Computing), poiché siamo convinti che la vera rivoluzione green non riguarderà solamente il settore delle nuove tecnologie hardware ma bensì si focalizzerà sempre più su quelle software che permetteranno di ottimizzare l’intera catena progettuale, produttiva e logistica, oltre a ridurre costi e consumi.

4) Come valutate la capacità o sensibilità verso i temi ambientali da parte dei vostri clienti diretti?

Intellisystem Technologies ha sempre messo in prima linea la sostenibilità ambientale, nella profonda convinzione che non sia in contrasto con le altre attività di business, e questo risultato va a riconoscere gli sforzi che sono stati fatti nel corso degli anni. Da diverso tempo per fortuna anche in Italia, la sensibilità ambientale è sempre più marcata, sia a livello di utenti finali sia di imprese. Di fatto i nostri clienti mostrano decisamente di apprezzare i nostri piani di sostenibilità unitamente ai nostri prodotti e soluzioni green. Proprio di recente a partire da un’analisi interna aziendale abbiamo condotto un mini studio in merito alla risposta dei nostri clienti in termini di sensibilità alle nostre iniziative green. I risultati ottenuti hanno evidenziato una maggiore propensione a spendere di più nei prodotti e servizi green a patto che il ritorno d’investimento sia più a medio termine che a lungo. Infatti dato il perdurare dell’instabilità dei mercati limita gli investimenti a quelli che possano essere ammortizzati in meno di 5 anni. Parimenti abbiamo notato una maggiore attenzione dei nostri clienti verso i prodotti green a patto che questi siano di qualità superiore rispetto ai sostituti grey. Altri parametri importanti sono emersi dalla nuova visione di green marketing visto come investimento strategico su cui impostare la propria strategia aziendale nel fregiarsi di adottare soluzioni e prodotti green ed ecosostenibili. In conclusione vorrei mettere in risalto l’importanza della comunicazione che ancora oggi dal punto di vista del cliente non riesce a mettere bene a confronto i prodotti green da quelli grey. I nostri clienti in generale ci richiedono sempre maggiori certificazioni e una pubblicità comparativa più spinta. Il problema purtroppo è che ancora oggi, dal punto di vista del cliente, non è facile distinguere una ‘certificazione’ corretta tra la moltitudine di marcature green presenti nel mercato. Quindi al cliente non resta altro che acquisire informazioni attingendo da varie fonti tra cui il web in cui la confusione è massima.

5) Di questi tempi, in molti casi, usare l’aggettivo ‘green’ è quasi un passaggio obbligato nelle iniziative di marketing se si vuole rimanere sul mercato. Quali sono le vostre esperienze in merito e, se presenti, quali sono i misurabili che aiutano a dimostrare un reale orientamento della vostra offerta?

Sono convinto che per adottare un piano di marketing che faccia leva sul concetto ‘green’ occorrano delle azioni ben specifiche. Nel caso nostro, la strategia vincente consiste nell’impostare il marketing in modo tale che i nostri clienti possano trarre vantaggi reali in termini di raggiungimento di obiettivi che a medio termine si possano tradurre in una riduzione concreta dei costi energetici. Quando mettiamo a punto una nuova strategia di green marketing siamo molto attenti nell’analizzare tutti i fattori che possano portare al successo puntando alla realizzazione di prodotti e soluzioni che possano rispondere alle esigenze reali del mercato sia nel breve sia nel lungo termine. Gli investimenti che proponiamo ai nostri clienti sono sempre economicamente sostenibili poiché scaturiscono da un’attenta analisi della concorrenza già esistente. La nostra esperienza ci insegna che il green marketing vincente si basa sul giusto trade-off tra soluzioni rispettose dell’ambiente ed economicamente convenienti. Puntiamo sempre sulla qualità dei nostri prodotti perché siamo convinti che sia l’unico modo per rimanere in gioco e per vincere la competizione quando il prezzo dei prodotti ‘green’ sarà più ragionevole o la capacità di giudizio delle aziende sarà più matura. Prima di lanciare qualsiasi strategia di green marketing facciamo riferimento a ricerche sia qualitative sia quantitative condotte sia in Italia sia all’estero. Per noi è infine molto importante che tutti in azienda, dal livello più basso ai vertici, abbiano voce in capitolo e che prendano parte al processo strategico-decisionale. Alla domanda “quali sono i principi fondamentali e le linee guida da seguire per creare un piano di green marketing di successo” rispondo che è importante riferirsi sempre al concetto di green che è relativamente ancora nuovo per molte imprese e quindi molti passi devono ancora essere fatti per rendere i nostri clienti sempre più consapevoli che un investimento in soluzioni green è un investimento valido con un ritorno a medio e lungo termine a favore dell’economia aziendale e della sostenibilità. Sono convinto che un’iniziativa finalizzata alla promozione della sostenibilità è uno dei fattori fondamentali per veicolare nuovi prodotti e servizi alle imprese e di conseguenza coinvolgerle in un progetto che sia ecosostenibile. Il marketing in un contesto di crisi economica come quella che stiamo vivendo, e di cambiamenti climatici, non può prescindere dalla customer satisfaction e dai risultati breve e medio periodo eliminando prassi molto diffuse definite con il termine ‘greenwashing’, operazione di mera facciata che di fatto in concreto non porta ad alcun effetto positivo sull’ambiente.

6) Succede a volte che alcune società siano molto attive nel realizzare prodotti, soluzioni o fornire servizi ‘green’ per i propri clienti e si dimentichino di applicare lo stesso approccio in casa propria. Quali sono le vostre esperienze in merito?

Siamo molto sensibili alle tematiche che riguardano: la responsabilità sociale, l’etica di impresa e la green economy. Siamo fortemente convinti che adottare internamente alla nostra azienda comportamenti responsabili dal punto di vista ambientale e sociale ci può consentire di competere realmente sul nostro territorio, ma anche e soprattutto all’estero. Con un dipartimento di ricerca e sviluppo sempre all’avanguardia in merito alle nuove tecnologie che riguardano il settore dell’automazione, della sicurezza e dell’IoT in genere, siamo i primi a investire nella sperimentazione di queste nuove tecnologie e metodologie sperimentandone in prima persona tutti i pro e i contro. Tengo a ribadire che oggi offrire nuove soluzioni e servizi green significa in primo luogo investire in ricerca e sviluppo. Per noi la vocazione green non rappresenta solo un’opportunità da cogliere ma è soprattutto un’occasione per la nostra azienda stessa. Progettare green significa anche operare in modo efficiente gestendo materie prime ed energia con un significativo risparmio di risorse e denaro. Dimostrare che un prodotto è sia amico dell’ambiente sia a consumo energetico minore (meno inquinante) rispetto all’analogo della concorrenza, costituisce per noi un fattore chiave per far leva sul marketing, così come investire nel benessere della comunità in cui si opera conferisce alla nostra azienda maggiore credibilità unitamente a una solida reputazione.

7) Di questi tempi, in molti casi, usare l’aggettivo ‘green’ è quasi un passaggio obbligato nelle iniziative di marketing se si vuole rimanere sul mercato. Quali sono le vostre esperienze in merito e, se presenti, quali sono i misurabili che aiutano a dimostrare un reale orientamento della vostra offerta?

Sono convinto che per adottare un piano di marketing che faccia leva sul concetto ‘green’ occorrano delle azioni ben specifiche. Nel caso nostro, la strategia vincente consiste nell’impostare il marketing in modo tale che i nostri clienti possano trarre vantaggi reali in termini di raggiungimento di obiettivi che a medio termine si possano tradurre in una riduzione concreta dei costi energetici. Quando mettiamo a punto una nuova strategia di green marketing siamo molto attenti nell’analizzare tutti i fattori che possano portare al successo puntando alla realizzazione di prodotti e soluzioni che possano rispondere alle esigenze reali del mercato sia nel breve sia nel lungo termine. Gli investimenti che proponiamo ai nostri clienti sono sempre economicamente sostenibili poiché scaturiscono da un’attenta analisi della concorrenza già esistente. La nostra esperienza ci insegna che il green marketing vincente si basa sul giusto trade-off tra soluzioni rispettose dell’ambiente ed economicamente convenienti. Puntiamo sempre sulla qualità dei nostri prodotti perché siamo convinti che sia l’unico modo per rimanere in gioco e per vincere la competizione quando il prezzo dei prodotti ‘green’ sarà più ragionevole o la capacità di giudizio delle aziende sarà più matura. Prima di lanciare qualsiasi strategia di green marketing facciamo riferimento a ricerche sia qualitative sia quantitative condotte sia in Italia sia all’estero. Per noi è infine molto importante che tutti in azienda, dal livello più basso ai vertici, abbiano voce in capitolo e che prendano parte al processo strategico-decisionale. Alla domanda “quali sono i principi fondamentali e le linee guida da seguire per creare un piano di green marketing di successo” rispondo che è importante riferirsi sempre al concetto di green che è relativamente ancora nuovo per molte imprese e quindi molti passi devono ancora essere fatti per rendere i nostri clienti sempre più consapevoli che un investimento in soluzioni green è un investimento valido con un ritorno a medio e lungo termine a favore dell’economia aziendale e della sostenibilità. Sono convinto che un’iniziativa finalizzata alla promozione della sostenibilità è uno dei fattori fondamentali per veicolare nuovi prodotti e servizi alle imprese e di conseguenza coinvolgerle in un progetto che sia ecosostenibile. Il marketing in un contesto di crisi economica come quella che stiamo vivendo, e di cambiamenti climatici, non può prescindere dalla customer satisfaction e dai risultati breve e medio periodo eliminando prassi molto diffuse definite con il termine ‘greenwashing’, operazione di mera facciata che di fatto in concreto non porta ad alcun effetto positivo sull’ambiente.

8) Succede a volte che alcune società siano molto attive nel realizzare prodotti, soluzioni o fornire servizi ‘green’ per i propri clienti e si dimentichino di applicare lo stesso approccio in casa propria. Quali sono le vostre esperienze in merito?

Siamo molto sensibili alle tematiche che riguardano: la responsabilità sociale, l’etica di impresa e la green economy. Siamo fortemente convinti che adottare internamente alla nostra azienda comportamenti responsabili dal punto di vista ambientale e sociale ci può consentire di competere realmente sul nostro territorio, ma anche e soprattutto all’estero. Con un dipartimento di ricerca e sviluppo sempre all’avanguardia in merito alle nuove tecnologie che riguardano il settore dell’automazione, della sicurezza e dell’IoT in genere, siamo i primi a investire nella sperimentazione di queste nuove tecnologie e metodologie sperimentandone in prima persona tutti i pro e i contro. Tengo a ribadire che oggi offrire nuove soluzioni e servizi green significa in primo luogo investire in ricerca e sviluppo. Per noi la vocazione green non rappresenta solo un’opportunità da cogliere ma è soprattutto un’occasione per la nostra azienda stessa. Progettare green significa anche operare in modo efficiente gestendo materie prime ed energia con un significativo risparmio di risorse e denaro. Dimostrare che un prodotto è sia amico dell’ambiente sia a consumo energetico minore (meno inquinante) rispetto all’analogo della concorrenza, costituisce per noi un fattore chiave per far leva sul marketing, così come investire nel benessere della comunità in cui si opera conferisce alla nostra azienda maggiore credibilità unitamente a una solida reputazione.

9) Pensando al prodotto o servizio che offrite al mercato, in che modo questi rientrano nella classificazione di ‘Green Energy’?

La crisi economica ci ha fatto prendere coscienza che facendo leva sull’innovazione è possibile adottare politiche di sviluppo sostenibile per il futuro del nostro pianeta. Intellisystem Technologies da diversi anni produce e integra soluzioni ad hoc per il mondo green energy basandosi sulle più moderne tecnologie che rappresentano lo stato dell’arte dell’innovazione. La nostra filosofia si basa sui servizi, sull’efficienza energetica nei comparti dell’industria e delle infrastrutture e sull’ecosostenibilità. Per molti il fattore ambientale è visto come un ostacolo allo sviluppo, per noi invece è un elemento centrale e un importante fattore di crescita. Per questo continuiamo a investire nello sviluppo di soluzioni e prodotti ecosostenibili. Puntiamo sui servizi, sull’efficienza energetica nei comparti dell’industria e delle infrastrutture, sull’ecosostenibilità, e sull’attenzione all’ambiente. Di fatto i nostri prodotti si basano sul concetto di ‘green networking’ che, dal punto di vista industriale, si traduce in una maggiore integrazione, riduzione delle distanze, più automazione e di conseguenza diminuzione dei costi di esercizio. Tutto questo ci permette di offrire soluzioni moderne sempre più a favore di una maggiore sostenibilità e redditività per i nostri clienti che adottano le nostre tecnologie. La nostra filosofia di prodotti si basa sulla riduzione dello spreco di energia in ambito industriale, basti pensare, ad esempio, ai lunghi periodi di inattività dei vari dispositivi di networking durante le ore in cui le aziende non lavorano, o allo spreco di energia legato alla lunghezza dei cavi. Qualsiasi switch di rete industriale è progettato per supportare sino a 100 m di cavo, quando in media i segmenti sono di 5-10 m. In questo contesto il nostro team di ricerca e sviluppo sta lavorando su una soluzione che permetterà agli switch industriali di rilevare la lunghezza dei cavi di rete e di conseguenza regolare i consumi energetici. Grazie a questa soluzione contiamo di ridurne sino al 60% il consumo di energia elettrica. Ma non solo, nel caso degli switch industriali PoE contiamo di poter ottimizzarne il consumo di energia con meccanismi di time scheduling che disattivino il sistema PoE quando i dispositivi ad esso interconnessi non sono in uso, per esempio nelle ore notturne o durante i weekend. Per il resto puntiamo molto sugli strumenti moderni prettamente informatici che caratterizzano la quarta rivoluzione industriale (ossia l’IoT, i Big Data e il Cloud Computing), poiché siamo convinti che la vera rivoluzione green non riguarderà solamente il settore delle nuove tecnologie hardware ma bensì si focalizzerà sempre più su quelle software che permetteranno di ottimizzare l’intera catena progettuale, produttiva e logistica, oltre a ridurre costi e consumi.

10) Come valutate la capacità o sensibilità verso i temi ambientali da parte dei vostri clienti diretti?

Intellisystem Technologies ha sempre messo in prima linea la sostenibilità ambientale, nella profonda convinzione che non sia in contrasto con le altre attività di business, e questo risultato va a riconoscere gli sforzi che sono stati fatti nel corso degli anni. Da diverso tempo per fortuna anche in Italia, la sensibilità ambientale è sempre più marcata, sia a livello di utenti finali sia di imprese. Di fatto i nostri clienti mostrano decisamente di apprezzare i nostri piani di sostenibilità unitamente ai nostri prodotti e soluzioni green. Proprio di recente a partire da un’analisi interna aziendale abbiamo condotto un mini studio in merito alla risposta dei nostri clienti in termini di sensibilità alle nostre iniziative green. I risultati ottenuti hanno evidenziato una maggiore propensione a spendere di più nei prodotti e servizi green a patto che il ritorno d’investimento sia più a medio termine che a lungo. Infatti dato il perdurare dell’instabilità dei mercati limita gli investimenti a quelli che possano essere ammortizzati in meno di 5 anni. Parimenti abbiamo notato una maggiore attenzione dei nostri clienti verso i prodotti green a patto che questi siano di qualità superiore rispetto ai sostituti grey. Altri parametri importanti sono emersi dalla nuova visione di green marketing visto come investimento strategico su cui impostare la propria strategia aziendale nel fregiarsi di adottare soluzioni e prodotti green ed ecosostenibili. In conclusione vorrei mettere in risalto l’importanza della comunicazione che ancora oggi dal punto di vista del cliente non riesce a mettere bene a confronto i prodotti green da quelli grey. I nostri clienti in generale ci richiedono sempre maggiori certificazioni e una pubblicità comparativa più spinta. Il problema purtroppo è che ancora oggi, dal punto di vista del cliente, non è facile distinguere una ‘certificazione’ corretta tra la moltitudine di marcature green presenti nel mercato. Quindi al cliente non resta altro che acquisire informazioni attingendo da varie fonti tra cui il web in cui la confusione è massima.

11) Di questi tempi, in molti casi, usare l’aggettivo ‘green’ è quasi un passaggio obbligato nelle iniziative di marketing se si vuole rimanere sul mercato. Quali sono le vostre esperienze in merito e, se presenti, quali sono i misurabili che aiutano a dimostrare un reale orientamento della vostra offerta?

Sono convinto che per adottare un piano di marketing che faccia leva sul concetto ‘green’ occorrano delle azioni ben specifiche. Nel caso nostro, la strategia vincente consiste nell’impostare il marketing in modo tale che i nostri clienti possano trarre vantaggi reali in termini di raggiungimento di obiettivi che a medio termine si possano tradurre in una riduzione concreta dei costi energetici. Quando mettiamo a punto una nuova strategia di green marketing siamo molto attenti nell’analizzare tutti i fattori che possano portare al successo puntando alla realizzazione di prodotti e soluzioni che possano rispondere alle esigenze reali del mercato sia nel breve sia nel lungo termine. Gli investimenti che proponiamo ai nostri clienti sono sempre economicamente sostenibili poiché scaturiscono da un’attenta analisi della concorrenza già esistente. La nostra esperienza ci insegna che il green marketing vincente si basa sul giusto trade-off tra soluzioni rispettose dell’ambiente ed economicamente convenienti. Puntiamo sempre sulla qualità dei nostri prodotti perché siamo convinti che sia l’unico modo per rimanere in gioco e per vincere la competizione quando il prezzo dei prodotti ‘green’ sarà più ragionevole o la capacità di giudizio delle aziende sarà più matura. Prima di lanciare qualsiasi strategia di green marketing facciamo riferimento a ricerche sia qualitative sia quantitative condotte sia in Italia sia all’estero. Per noi è infine molto importante che tutti in azienda, dal livello più basso ai vertici, abbiano voce in capitolo e che prendano parte al processo strategico-decisionale. Alla domanda “quali sono i principi fondamentali e le linee guida da seguire per creare un piano di green marketing di successo” rispondo che è importante riferirsi sempre al concetto di green che è relativamente ancora nuovo per molte imprese e quindi molti passi devono ancora essere fatti per rendere i nostri clienti sempre più consapevoli che un investimento in soluzioni green è un investimento valido con un ritorno a medio e lungo termine a favore dell’economia aziendale e della sostenibilità. Sono convinto che un’iniziativa finalizzata alla promozione della sostenibilità è uno dei fattori fondamentali per veicolare nuovi prodotti e servizi alle imprese e di conseguenza coinvolgerle in un progetto che sia ecosostenibile. Il marketing in un contesto di crisi economica come quella che stiamo vivendo, e di cambiamenti climatici, non può prescindere dalla customer satisfaction e dai risultati breve e medio periodo eliminando prassi molto diffuse definite con il termine ‘greenwashing’, operazione di mera facciata che di fatto in concreto non porta ad alcun effetto positivo sull’ambiente.

12) Succede a volte che alcune società siano molto attive nel realizzare prodotti, soluzioni o fornire servizi ‘green’ per i propri clienti e si dimentichino di applicare lo stesso approccio in casa propria. Quali sono le vostre esperienze in merito?

Siamo molto sensibili alle tematiche che riguardano: la responsabilità sociale, l’etica di impresa e la green economy. Siamo fortemente convinti che adottare internamente alla nostra azienda comportamenti responsabili dal punto di vista ambientale e sociale ci può consentire di competere realmente sul nostro territorio, ma anche e soprattutto all’estero. Con un dipartimento di ricerca e sviluppo sempre all’avanguardia in merito alle nuove tecnologie che riguardano il settore dell’automazione, della sicurezza e dell’IoT in genere, siamo i primi a investire nella sperimentazione di queste nuove tecnologie e metodologie sperimentandone in prima persona tutti i pro e i contro. Tengo a ribadire che oggi offrire nuove soluzioni e servizi green significa in primo luogo investire in ricerca e sviluppo. Per noi la vocazione green non rappresenta solo un’opportunità da cogliere ma è soprattutto un’occasione per la nostra azienda stessa. Progettare green significa anche operare in modo efficiente gestendo materie prime ed energia con un significativo risparmio di risorse e denaro. Dimostrare che un prodotto è sia amico dell’ambiente sia a consumo energetico minore (meno inquinante) rispetto all’analogo della concorrenza, costituisce per noi un fattore chiave per far leva sul marketing, così come investire nel benessere della comunità in cui si opera conferisce alla nostra azienda maggiore credibilità unitamente a una solida reputazione.

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Tavola Rotonda – Automazione Oggi N. 391 (Giugno-Luglio 2016), pubblicata da M. Santovito.

Per scaricare l’Intervista pubblicata sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/it/portfolio/ao-giugno-luglio-2016

Tablet-Smartphone Consumer Technology - Intellisystem - Cristian Randieri HD

Tablet/Smartphone Consumer Technology – Pro & Cons

Quali vantaggi, quali limiti, quale diffusione si prevede per la tecnologia consumer tablet/smartphone (Android ecc.) nel mondo industriale? Ne parliamo con esperti del settore

La rivoluzione industriale promessa dall’IoT, dove tutta l’azienda è connessa in rete e le informazioni di produzione devono essere disponibili sempre e ovunque, promuove l’introduzione di tablet e smartphone consumer nell’industria. Tuttavia, l’ambiente industriale presenta ovvie differenze rispetto a quello consumer per condizioni ambientali di temperatura, umidità, presenza di polveri, vibrazioni e lavaggi aggressivi o ambienti con rischio di esplosione. Gli operatori devono inoltre poter utilizzare questi dispositivi in piena ergonomia e autonomia. Per comprendere i vantaggi e i limiti dell’introduzione della tecnologia consumer tablet/smartphone (Android ecc.) nel mondo industriale abbiamo intervistato i referenti di due importanti aziende nel settore dell’automazione industriale: Cristian Randieri, president & CEO di Intellisystem Technologies e Francesco Tieghi responsabile digital marketing di ServiTecno. Con Cristiano Cominotto e Francesco Curtarelli di ALP Assistenza Legale Premium abbiamo approfondito l’aspetto legale della sicurezza e della privacy.

Tablet-Smartphone Consumer Technology - Intellisystem - Cristian Randieri HD

Di seguito riportiamo l’estratto dell’articolo riguardante le risposte date da parte del nostro Presidente e CEO Cristian Randieri

1) Quali sono i requisiti hardware minimi per poter utilizzare questi dispositivi in ambito industriale in termini di resistenza alle condizioni ambientali dalla resistenza in temperatura fino all’utilizzo in aree pericolose, ergonomia per l’operatore, potenza di elaborazione, autonomia e connettività?

Oggi viviamo in un mondo in continua evoluzione in cui stiamo assistendo alla convergenza di più tecnologie che in termini di meccatronica, Internet of Things, Big Data e virtualizzazione delle risorse stanno rivoluzionando l’intero mondo industriale che sino a qualche decennio fa era molto statico e ora si trova immerso in una miriade di nuove tecnologie che si fondono e amalgamano in modo quasi incontrollato e che inoltre tendono ad adottare soluzioni di tipo consumer. Anche il mondo dell’hardware e del software è in continua evoluzione e sta cercando di adattarsi alle nuove esigenze: oggi, infatti, sempre più frequentemente si sente parlare di tablet PC e smartphone applicati a livello industriale. Prima di procedere alla descrizione dei requisiti hardware minimi per poter utilizzare questi dispositivi in ambito industriale è opportuno non perdere di vista come vengono definiti questi oggetti. Uno smartphone è un dispositivo portatile, alimentato a batteria, che coniuga le funzionalità di telefono cellulare con quelle di elaborazione e trasmissione dati tipiche del mondo dei personal computer; esso, inoltre, impiega diversi sensori per l’acquisizione di altri elementi dell’ambiente circostante l’utente. I tablet sono dispositivi assimilabili per componenti hardware e software agli smartphone poiché condividono la stessa infrastruttura tecnologica ovvero le stesse componenti hardware e lo stesso sistema operativo. I tablet sono però caratterizzati da uno schermo di dimensioni maggiori, il che li rende più idonei alla multimedialità e meno pratici per essere utilizzati come telefoni. La maggior parte dei modelli si avvale, tuttavia, di schede SIM per la connessione dati con le tecnologie cellulari (Gprs, Edge, Umts ecc). In ambito industriale questi dispositivi si distinguono da quelli consumer per le loro caratteristiche definite col temine rugged ovvero per le caratteristiche di robustezza strutturale. Di fatto sono dei dispositivi appositamente progettati per funzionare in modo affidabile in ambienti di utilizzo caratterizzati da condizioni difficili quali forti vibrazioni, temperature estreme, elevata polverosità e umidità. La loro progettazione è fortemente condizionata dall’ambiente di utilizzo non solo per il corpo esterno ma anche per i loro componenti interni e le rispettive capacità di raffreddamento. Le loro applicazioni spaziano da quelle tipiche della logistica a quelle industriali caratteristiche dell’automazione di processo. Nel caso della logistica dei trasporti sono richiesti sempre di più dispositivi in grado di resistere agli urti, alle sollecitazioni, con una buona potenza di calcolo e con una batteria che assicura una lunga autonomia. Nel caso industriale invece il loro utilizzo particolare è come interfacce HMI per vari sistemi di processo, controllo e manutenzione. Infine, nell’ambito manifatturiero o di produzione in genere sono utilizzati come terminali mobili per i vari software di produzione di tipo MES ed ERP. Tablet e smartphone per applicazioni industriali sono tipicamente costruiti con materiali quali plastiche e gomme in grado di assorbire al meglio gli urti grazie a una scocca molto più ‘spessa’ rispetto a quelli di tipo consumer. Quando devono essere utilizzati in contesti particolari in cui sussistono anche condizioni ambientali restrittive (elevata umidità, polvere, range di temperature non ordinarie e presenza di liquidi) si ricorre alla richiesta della certificazione Military Standard Rugged Phone (MILSTD- 810G) che viene conferita in seguito a ripetuti test di caduta a varie altezze, un esempio su tutte è il superamento della prova di caduta (26 volte) su compensato da un’altezza di 1,2 metri. Per certe applicazioni del campo oil&gas in aree controllate occorre che questi siano anche antideflagranti e quindi aderenti alle più ristrette normative Atex.

2) Quali sono le caratteristiche essenziali del software di interfaccia operatore per questi dispositivi?

Il software di interfaccia per questi dispositivi prevede l’utilizzo di codice nativo scritto specificatamente per il sistema operativo installato nel dispositivo, tipicamente Android e Windows nella versione mobile. Di conseguenza l’interfaccia utente è consistente con il dispositivo mobile e il relativo sistema operativo. In termini di sicurezza occorre implementare all’interno delle varie app tutte le possibili regole tipicamente adottate in ambito industriale. Un altro aspetto da non trascurare è quello riferito alle licenze d’utilizzo del software che, al fine di garantire la massima continuità di servizio dei dispositivi e quindi una facile sostituzione dell’hardware, è opportuno siano slegate dallo stesso.

3) I software di produzione (MES, ERP ecc.) più diffusi sono utilizzabili senza limitazioni?

Di recente differenti software house e costruttori di sistemi per l’automazione hanno messo a punto nuove app che s’interfacciano con software tipici della produzione, quali MES ed ERP, al fine di favorire sempre più la mobilità dei vari operatori anche al difuori del loro posto di lavoro, permettendo loro di accedere a informazioni di tipo realtime sulla produzione al fine di poter prendere delle decisioni ‘al volo’ e ottenere riscontri con risultati immediati. In generale possiamo affermare che i moderni software di produzione sono facilmente interfacciabili con i dispositivi mobile senza particolari limitazioni poiché in questo caso tali dispositivi sono considerati come dei veri e propri terminali non vincolati ad operazioni realtime che ancora oggi non sono compatibili con la struttura software dei sistemi operativi mobile più diffusi.

4) Qual è lo stato dell’arte delle app per il mondo industriale?

In generale le app dedicate al mondo industriale e di produzione devono essere in grado di offrire le seguenti custom experience: favorire il ‘Fast Decision Making’. Da remoto deve essere possibile gestire un processo o un ramo di produzione come se si fosse in azienda; aumentare l’efficienza operativa in termini di manutenzione. Con l’utilizzo di dispositivi portatili e compatti quali i dispositivi mobile industriali è possibile diagnosticare in modo semplice e sicuro eventuali anomalie su macchine e sistemi di produzione; migliorare la comunicazione e collaborazione all’interno dei team di lavoro. Essendo ogni dispositivo dotato di più sistemi di comunicazione tra cui il wi-fi, i sistemi di messaggistica SMS e MMS, il Bluetooth ecc. lo scambio di dati e informazioni avviene in modo quasi naturale; garantire l’accesso remoto ai dati di produzione, business e manufacturing intelligence e garantire l’accesso istantaneo ai centri di lavoro produttivi includendo la possibilità di monitorare l’efficienza di produzione, il downtime e altro ancora.

5) Esiste un sistema operativo (Android, …) preferenziale?

Un recente sondaggio sull’utilizzo di Android in ambito industriale, condotto a livello globale da VIA Embedded su un campione di 250 realtà aziendali che operano nel mondo embedded, ha evidenziato che il 93% degli intervistati utilizza (o ha intenzione di utilizzare) Android per progetti in ambito industriale. Il sistema operativo Android ha guadagnato molti fan nell’ambito industriale grazie all’immissione nel mercato di nuovi modelli di dispositivi mobile rugged da parte di importanti produttori tra cui Panasonic, Honeywell e Motorola. Di recente, Google ha rilasciato Android for Work, una piattaforma enterprise contenente un’applicazione autonoma (simile alla tecnologia Samsung Knox) che consente agli amministratori IT di creare aree di lavoro aziendali e personali separate su smartphone e tablet. Ci sono una serie di vantaggi che il sistema operativo Android fornisce per la distribuzione aziendale su dispositivi di tipo industriale. In primo luogo, Android è diventato onnipresente nel mercato degli smartphone e tablet consumer, il che significa che la maggior parte dei dipendenti di qualsiasi azienda hanno già familiarità con l’interfaccia utente. Questo implica che una loro eventuale adozione renderà la formazione in merito al loro utilizzo nel contesto industriale più facile e meno costosa. Android rispetto agli altri sistemi operativi mobile è anche visto come una piattaforma più ‘aperta’ che possiede già un gruppo solido di applicazioni disponibili in vari settori industriali quali: la logistica, la manutenzione e altri segmenti di business. Tutto ciò rappresenta un vantaggio rispetto al sistema operativo iOS di Apple nello spazio enterprise, perché Apple presenta più ostacoli e vincoli sia per lo sviluppo di applicazioni e la distribuzione tramite i restrittivi processi di approvazione della società. Android ha acquisito un certo vantaggio nel mercato industriale anche rispetto a Microsoft poiché mentre quest’ultima tentava di imitare le peculiarità di Android attuando il revamping alla sua strategia embedded perdeva importanti quote di mercato a vantaggio del primo. Considerando che le versioni precedenti di Android non sono state valutate come abbastanza sicure per le implementazioni enterprise, gli ultimi aggiornamenti del sistema operativo (che includono la possibilità di modificare da remoto le funzionalità del dispositivo, di applicare la crittografia e la definizione di white e black list per le applicazioni) offrono di sicuro maggiori margini in termini di sicurezza. Di contro, il tasso di adozione di Android per certe applicazioni industriali rimane basso, in parte a causa della sua frammentazione e instabilità percepita. Altra limitazione sta nel fatto che malgrado il sistema operativo Android sia aggiornato di frequente, per ogni applicazione sviluppata con una vecchia release non è garantita la piena compatibilità con la nuova. Tutto ciò si traduce in un continuo aggiornamento delle app da parte delle software house che hanno prodotto il software. In conclusione, posso affermare che Android allo stato attuale ha fatto notevoli passi in avanti in termini di sicurezza e gestibilità della piattaforma. A seconda delle esigenze applicative e del livello di comfort richiesto il sistema operativo presenta alcuni riconovantaggi interessanti in termini di costo e di formazione rispetto alle piattaforme concorrenti.

6) Quali sono i vantaggi offerti dall’utilizzo di questi dispositivi?

I dispositivi mobile industrial grade sono progettati per offrire alle aziende maggiori funzionalità al fine di soddisfare tutte le esigenze IT e risolvere un singolo problema di business. Si pensi ad esempio ad uno smartphone con integrato un lettore di codice a barre tipicamente adoperato nell’ambito della logistica e manutenzione. Smartphone e tablet industriali, a differenza degli altri hardware dedicati, offrono una maggiore funzionalità poiché permettono ai loro utenti di rendere mobile la propria postazione di lavoro unitamente a particolari software applicativi aziendali, estendono tutte le funzionalità dei loro fratelli consumer a favore di una riduzione dei costi. Un altro vantaggio nell’utilizzazione di questi dispositivi all’interno delle industrie è rappresentato dalla riduzione del TCO (Total Cost of Ownership) definito come ‘il costo totale di possesso’, indice utilizzato per calcolare tutti i costi del ciclo di vita di un’apparecchiatura informatica IT in termini di acquisto, installazione, gestione e manutenzione della stessa. Diverse ricerche di mercato hanno confermato che un dispositivo mobile industriale presenta un TCO drasticamente basso se comparato ad altre soluzioni più verticali. Di fatto uno smartphone o tablet industriale è molto meno costoso di un computer portatile industriale, oltre ad essere meno ingombrante e più ergonomico. Grazie alla facilità d’utilizzo tipica dei dispositivi consumer a cui si inspirano, forniscono un’esperienza utente più agevole che non richiede una formazione particolare, poiché la maggior parte dei dipendenti ha già dimestichezza e sa utilizzare il proprio dispositivo mobile personale. Di conseguenza è molto più facile per l’utente lavorare con un dispositivo mobile industriale che abbia installato un sistema operativo diffuso tipo Android, IoS o Microsoft.

7) E in particolare quali sono le applicazioni ideali?

Le applicazioni sono innumerevoli e continuano a crescere di giorno in giorno. Le funzionalità mobile sono già disponibili per diversi settori industriali. Attualmente quelle più diffuse sono quelle che forniscono un’interfaccia HMI per i sistemi di automazione di processo. Ma anche quelle riferite alla logistica e manutenzione.

8) Esempi di casi di successo

Nel corso del 2015 il reparto Ricerca & Sviluppo di Intellisystem Technologies ha messo a punto il primo sistema elettronico automatico per la verifica delle Dotazioni di Protezione Individuale (DPI) che utilizza e integra la tecnologia RFID nei cantieri industriali. La soluzione proposta consiste in un varco elettronico tecnologicamente avanzato da installare in prossimità dei punti di accesso alle zone di lavoro (ad esempio ponteggi e costruzioni comunemente presenti nei cantieri industriali). Il sistema è corredato da una piattaforma software personalizzabile che permette al responsabile del cantiere o del reparto di produzione di applicare tutte le policy di sicurezza nel rispetto delle vigenti normative. In particolare è possibile specificare e identificare le seguenti variabili: riconoscimento visuale del lavoratore, DPI richieste, verifica scadenza DPI ed eventuali sensori per gas nocivi. Una volta impostato il sistema, è sufficiente che l’operaio di turno, dotato di tutto l’equipaggiamento e in regola con il permesso di lavoro, attraversi un varco, in cui è installato il DPI Visual Analyzer, per far sì che questo verifichi in automatico e in pochi istanti la congruenza tra quanto rilevato e quanto specificato dalle policy dettate dal responsabile per la sicurezza. Per far ciò è necessario integrare dei tag RFID in ogni DPI o dispositivo che dovrà essere controllato. Il sistema è basato in parte sulla tecnologia Rfid, attraverso la quale è possibile identificare il personale in ingresso negli impianti, stabilimenti e cantieri grazie a un badge personale in cui è installato un tag Rfid. Una mancanza nei DPI indossati produce un allarme che può essere segnalato in diverse modalità, come sms, email, semafori, buzzer e messaggi su appositi monitor installati nel varco. Di recente abbiamo messo a punto un sistema che si basa su una piattaforma mobile di tipo industriale che permette di racchiudere in un unico smartphone industriale rugged basato sul sistema operativo Android tutte le funzionalità identificative tipiche del varco elettronico con la proprietà di renderlo compatto e portatile. In aggiunta abbiamo realizzato un’apposita app capace d’interfacciarsi con il sistema di rilevamento Rfid del dispositivo mobile unitamente alla sua telecamera per acquisire tutte le informazioni in termini di TAG e immagini da inviare al server di gestione della piattaforma software atto a verificare la congruità dei dati ricevuti con quelli prescritti all’interno del permesso di lavoro. Tale soluzione è nata dalla specifica richiesta di un nostro cliente che aveva la necessità di fare dei controlli a campione all’interno di particolari aree del proprio sito produttivo in cui si sospettava che una volta superato il varco elettronico d’accesso per comodità alcuni operai smettessero di indossare parte dei DPI prescritti nel permesso di lavoro esponendosi a tutti i rischi del caso.

9) Quali sono le misure di sicurezza adottate per impedire accessi indesiderati o attacchi informatici?

 Sempre più utenti e aziende utilizzano gli smartphone come strumenti di comunicazione, ma anche come strumento di pianificazione e per organizzare la loro vita professionale e privata. All’interno delle aziende queste tecnologie stanno causando profondi cambiamenti nell’organizzazione dei sistemi informativi e di conseguenza sono diventate la fonte di nuovi rischi. In effetti, i dispositivi mobile raccolgono sempre una quantità crescente di informazioni sensibili il cui accesso deve essere controllato per proteggere la privacy degli utenti e la proprietà intellettuale della società. La sicurezza dei dispositivi mobile assume sempre un’importanza crescente quando si parla di mobile computing riferendosi alla sicurezza delle informazioni personali e aziendali memorizzate sui tablet e smartphone. Tutti i dispostivi mobile, come i computer, sono bersagli di possibili attacchi informatici. Tipicamente questi attacchi sfruttano i punti di vulnerabilità legata ai mezzi di comunicazione come ad esempio gli SMS e MMS, le reti wi-fi, Bluetooth e GSM, che rappresentano lo standard globale de facto per le comunicazioni mobili. Ci sono anche attacchi che sfruttano le vulnerabilità delle app, del sistema operativo e del web browser. Infine, ci sono forme di software dannoso che fanno leva sulla non perfetta conoscenza del sistema operativo da parte degli utenti medi. In generale esistono diverse contromisure applicabili che spaziano dalla sicurezza dei diversi layer software alla diffusione delle informazioni dell’utente finale. Ma tutto ciò non è sufficiente se non si osservano dei pratici accorgimenti applicabili a tutti i livelli che spaziano dalla progettazione del software al suo utilizzo. I meccanismi di sicurezza in atto per contrastare le minacce sono suddivisi in diverse categorie, non agiscono tutti allo stesso livello e vanno dalla gestione della sicurezza del sistema operativo al comportamento dell’utente finale. Le contromisure adottabili non sono uguali tra loro, ma si differenziano a seconda dei casi e modalità di utilizzo dei dispositivi.

10) Quali sono i limiti di questa tecnologia?

Il limite più evidente per l’impiego di questa tecnologia è fortemente legato ai limiti dei sistemi operativi che sono installati nei vari dispositivi mobile ed è principalmente dovuto all’impossibilità di eseguire dei processi in modo realtime. Se per certi aspetti uno smartphone o tablet industriale è un’ottima interfaccia HMI, per altri non è sicuramente stato progettato per eseguire un insieme di operazioni in modo perfettamente rapido e affidabile, poiché è nato in ambito consumer ed è stato progettato per eseguire molteplici processi (tipicamente le app) che non richiedono particolari garanzie d’esecuzione con vincoli temporali ben definiti. In realtà, l’hardware sarebbe in grado di avere tutte le funzionalità di un PC embedded industriale a patto che venga installato su di esso un sistema operativo realtime che sicuramente non è né Android né Windows. Tra tutti i sistemi operativi mobile solo Android attualmente è l’unico che in teoria potrebbe essere riscritto per applicazioni verticali di tipo realtime semplicemente per il fatto che il suo kernel è Linux e di conseguenza open source. In generale, l’utilizzo degli attuali sistemi operativi mobile per applicazioni di automazione industriale da intendersi con esclusione delle interfacce HMI non è fattibile per diverse problematiche legate all’affidabilità (di per sé non sono molto stabili), la scalabilità (non sono in grado di gestire sistemi complessi di considerevoli dimensioni), la sicurezza (non è possibile garantire la sicurezza del processo se non è possibile in primo luogo garantire la sicurezza del sistema di controllo) e la modularità (tali sistemi operativi non sono modulari e quindi facilmente espandibili). Più in generale la sicurezza in termini di connettività ad oggi non è ancora in grado di rispecchiare gli standard industriali. Bisogna però osservare che Android è una piattaforma polifunzionale che potrebbe essere utilizzata per la prototipazione. Una volta che il prodotto base è pronto, è possibile creare l’hardware specializzato per esso.

11) Quale diffusione si prevede per questi dispositivi?

La diffusione di questi dispositivi a livello industriale è ormai un dato di fatto: basti vedere la miriade di prodotti mobile classificati come industrial che offre il mercato. Sicuramente nel tempo i sistemi operativi nati come consumer avranno al loro interno la capacità di poter gestire alcune applicazioni anche in realtime facendo superare a questi dispositivi la limitazione di doverli adoperare come dispostivi d’interfaccia HMI o più in generale di terminale mobile. Microsoft Windows Mobile o Windows Embedded è stato per lungo tempo il sistema operativo di scelta per i dispositivi mobili industriali e rugged. A partire dal 2015 abbiamo assistito a un’inversione di tendenza in cui l’industria ha iniziato ad adottare in maniera intensa Android. La rapida crescita dei telefoni Android di consumo ha standardizzato il comportamento degli utenti Android generando di fatto un effetto di ricaduta sul settore industriale. In futuro sempre più software house svilupperanno app per il comparto industriale basandosi sul sistema operativo Android. In conclusione sono convinto che i dispostivi tablet, PDA e smartphone industriali saranno il segmento di mercato di mobile computer in più rapida crescita del prossimo futuro.

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Tavola Rotonda – Automazione Oggi N. 389 (Aprile 2016), pubblicata da C. Paveri.

Per scaricare l’Intervista pubblicata sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/ao-aprile-2016-4/

Future of robotics - Intellisystem Technologies - Cristian Randieri HD

FUTURE of ROBOTICS “La robotica che verrà” – Intervista a Cristian Randieri

L’evoluzione della robotica e il suo ruolo nella ‘fabbrica interconnessa’, a fronte di concetti quali IoT e Industria 4.0: la parola agli esperti

La robotica vive un momento di grandi trasformazioni e di ampie prospettive, sia nell’ambito industriale, che per quanto riguarda la robotica di servizio. Facciamo qui il punto della situazione con quattro esperti, appartenenti a note aziende del settore.

Con Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies; Marco Filippis, product manager Robot di Mitsubishi Electric Europe; Marco Pecchenini, sales manager Fanuc; Renato Bassino, automotive manager di Lenze Italia.

Future of robotics - Intellisystem Technologies - Cristian Randieri HD

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I robot, come altri sistemi meccatronici, saranno indubbiamente toccati dalla grande rivoluzione dell’IoT e dell’Industria 4.0. Ci può descrivere quali ritiene che saranno gli aspetti più importanti di questo trend di sviluppo?

Marco Filippis, product manager Robot di Mitsubishi Electric Europe (www.mitsubishielectric.it): “La robotica rappresenta l’espressione estrema di tecnologia e futuro, quindi risulta fisiologico che la quarta rivoluzione industriale debba obbligatoriamente passare attraverso di essa. Il ruolo centrale dei robot nel futuro dell’industria richiede però una visione globale di sistema, che derivi dal concetto tradizionale di robot come componente indipendente e che enfatizzi le potenzialità di una soluzione integrata in una piattaforma di automazione. In particolare, analizzando i benefici dell’integrazione, si traduce in un ampliamento delle competenze nei vari livelli funzionali, che vanno dal livello di campo a quello di business. Proprio nell’ottica di passare da semplice fornitore di tecnologia a esperto nel settore che fornisce soluzioni, Mitsubishi Electric ha intrapreso da circa 15 anni il cammino legato a e-Factory Alliance, un’alleanza con oltre 3.000 partner globali che garantiscono non solo una soluzione completa dallo strato di automazione ai livelli superiori legati ai processi aziendali e modelli di business, ma anche un’analisi dei vari livelli tramite il Pdca, che offre un incremento della produttività con maggiore efficienza e una riduzione dei TCO. L’aspetto che lega indissolubilmente i robot alle considerazioni sulle zone di beneficio è legato all’ambiente esistente e, quindi, alla flessibilità che tale soluzione possiede intrinsecamente”.

Marco Pecchenini, sales manager Fanuc (www.fanuc.eu/it/it) RO, FA, RM: “Parlare di Industria 4.0 assume oggi importanza primaria, anche se, approcciando il mercato, ci si rende conto di come in realtà la conoscenza dettagliata dell’argomento sia ancora limitata a un numero contenuto di persone. Lo sviluppo di questo tipo di tecnologia è iniziato in Fanuc ormai da oltre 15 anni. Proprio in quel periodo è stata resa possibile la connessione del robot a sistemi Ethernet, oltre alla possibilità di effettuare diagnostica remota. L’evoluzione alla quale siamo giunti è veramente notevole. La connessione remota è alla base di tutto, infatti tutti i prodotti Fanuc vantano connessioni Ethernet standard, con la possibilità di connettersi in remoto per effettuare qualsiasi tipo di operazione sui robot, dalla verifica degli allarmi, agli I/O, alla programmazione dei punti e modifica dei programmi. Il software di simulazione Fanuc Simpro Roboguide, ambiente 3D in grado di riprodurre fedelmente impianti robotizzati, permette di connettersi ai robot in un impianto e di ‘vedere’ da remoto qualsiasi dato, oltre che poterlo modificare e mandare in simulazione prima ancora di inviarlo realmente in produzione. Ulteriore step del processo di Industria 4.0 è legato alla possibilità di raccogliere dati statistici e di produzione, finalizzati a poter modificare in tempo reale la produzione e ridurre al minimo gli scarti. Non ultimo, la richiesta più concreta e chiara del mercato è quella di avere una reale riduzione dei costi di produzione. A tal proposito Fanuc ha sviluppato un insieme di software, inclusi in un unico pacchetto denominato ‘Zero Down Time’, che ha lo scopo finale di eliminare le fermate impreviste degli impianti di produzione. Tale software è in grado di consolidare tutti i dati diagnostici dei robot di uno stabilimento, analizzando singoli parametri di funzionamento dei motori (curve di assorbimento, vibrazioni ecc.), degli azionamenti, dei riduttori, delle schede CPU e delle memorie, generando avvisi automatici preventivi, inviati su mail o sms, che avvertono per tempo dell’eventuale criticità o causa di rottura imminente di uno dei componenti che potrebbe causare un fermo, permettendo quindi di mettere a calendario la fermata preventiva ed evitare che possa generare mancata produzione”.

Renato Bassino, automotive manager di Lenze Italia (www.lenzeitalia.it): “L’introduzione di questi concetti permetterà di sostituire i processi di produzione implementati in hardware con altri nuovi implementati in software e renderà più facile la riprogrammazione e il riutilizzo dell’attrezzatura. Il robot rappresenta un ottimo esempio di implementazione di un processo in software, perché risulta estremamente flessibile e adatto per molteplici applicazioni anche molto diverse tra loro. Inoltre, viene considerato semplice da utilizzare anche se si tratta di una macchina molto complessa. L’uso delle tecnologie di comunicazione permetterà di massimizzare l’efficienza dei processi di produzione e agevolerà lo sviluppo dell’automazione con un approccio innovativo, per esempio abilitando ogni dispositivo a registrarsi automaticamente in una rete e segnalare la propria disponibilità e capacità agli altri dispositivi connessi, oppure rendendo disponibili dati di qualità che sono essenziali per gestire il processo. In questo scenario possiamo immaginare che l’intelligenza disponibile in un robot possa giocare un ruolo molto importante, agevolando il pre-processo decentralizzato della grande quantità di dati che verranno resi disponibili e minimizzando il loro trasferimento. Tutto ciò consentirà di prepararsi a gestire la variabilità del prodotto e della domanda, che aumenta continuamente grazie all’introduzione di nuovi materiali o tecnologie”.

Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it): “La robotica sarà senza dubbio la branca dell’automazione che trarrà maggiore vantaggio dalla capillare diffusione di informazioni attuabile tramite IoT congiuntamente all’evoluzione della Industria 4.0. A oggi i robot non possono esprimere tutte le loro potenzialità perché sono immersi in un ambiente tipicamente ‘chiuso’, ovvero scarso di informazioni, ma più queste diverranno accessibili, più si potranno aumentare le loro prestazioni e sfruttare la loro flessibilità. Senza ombra di dubbio la ‘killer application’ dell’IoT applicata alla robotica è rappresentata dall’impiego dei big data per abilitare una manutenzione predittiva particolarmente efficace. L’IoT presenta infatti particolari vantaggi nel mercato della robotica, in cui le soluzioni di acquisizione e gestione delle informazioni sono fondamentali allo scopo di abilitare una manutenzione predittiva e una gestione performante dei sistemi e della produzione. Lo sviluppo dei robot secondo la visione IoT di Intellisystem Technologies è basata su una serie di componenti che partono dagli oggetti connessi con una soluzione che intende passare da una Intranet industriale a una Internet industriale, con device che utilizzano le informazioni provenienti dai sensori IoT per scambiare informazioni con altri device e per impostare possibili azioni, per poi proseguire con i servizi cloud per disporre di un controllo da remoto, di analisi dei dati, di ottimizzazioni operative e arrivare al tema dell’utilizzo da parte delle persone, ovvero delle interfacce utilizzabili da device mobili per connessioni flessibili e in tempo reale, con il controllo dei processi di produzione con un’ampia disponibilità di dati per gli operatori per effettuare interventi”.

A.O.: Quali sono le prospettive della robotica a livello di applicazioni non industriali?

Randieri: “Oggi le nuove tecnologie tra cui l’IoT, il cloud computing e i big data hanno la sempre più spiccata tendenza a fondersi unendo ambiti di ricerca rivoluzionari, facendo della robotica un terreno nuovo in cui muoversi in più direzioni per avere grande impatto e cambiare la società moderna. A differenza di altre nicchie di mercato, infatti, nella robotica consumer non ci sono ancora grandi player consolidati. E se per adesso gli sbocchi principali riguardano ancora l’ambito industriale, le applicazioni di domani saranno più vicine alle esigenze dettate dalla quotidianità dei singoli. L’evoluzione della robotica all’interno di un mondo sempre più connesso e interconnesso è uno degli aspetti più interessanti e innovativi del prossimo futuro, passando per esempio dall’utilizzo dei droni dall’ambito militare alle applicazioni per uso industriale, per infine arrivare a quelle di uso civile. È proprio in questo comparto che Intellisystem Technologies negli ultimi anni ha focalizzato la propria attenzione, mettendo a punto delle soluzioni drone-based a uso industriale e civile che non hanno nulla da invidiare a quelle che fino a pochi anni fa erano prettamente militari, come le riprese aeree termografiche mediante UAV-UAS (Unmanned Aircraft Systems – Unmanned Aerial Vehicle)”.

Bassino: “Si riscontra sempre più interesse nel robot come assistente personale o domestico, per esempio in chirurgia, in riabilitazione e assistenza agli anziani; vi sono anche alcuni esempi di utilizzo del robot per l’automatizzazione di un deposito bagagli. In tutte queste applicazioni è richiesta l’interazione fisica con l’essere umano e cresce l’aspettativa in termini di cooperazione con il robot, il quale deve potersi integrare in qualsiasi ambiente e risultare adatto a compiti molto delicati. La sicurezza è un aspetto essenziale di queste applicazioni, intesa primariamente come interazione tra robot ed essere umano. La sensoristica integrata ai robot garantisce la massima sicurezza dell’operatore che collabora con la macchina all’interno del processo, riconoscendo il ‘tocco umano’ e intervenendo in caso di anomalie o emergenze. Chiaramente si rende necessario garantire la totale sicurezza dell’uomo senza trascurare la sicurezza dei sistemi, anche perché aumenteranno i punti di accesso ai dati grazie all’IoT e, di conseguenza, cresceranno anche i rischi di hackeraggio”.

Pecchenini: “La robotica industriale è quella a cui Fanuc si affaccia ed è anche quella chiaramente più conosciuta. Volendo comunque fare una valutazione generale sulle applicazioni in ambito non industriale, possiamo capire in che direzione si sta andando visitando la fiera Irex, che si tiene con cadenza biennale a Tokyo. I robot di servizio sono la realtà e hanno ormai prezzi abbordabili. Proprio la cultura giapponese ha stimolato la nascita di questo tipo i robot e ormai si possono trovare nei bar, che prendono prenotazioni e trasportano le bevande ordinate, piuttosto che negli ospedali a distribuire medicine o, ancora più rilevante, nelle case a svolgere mansioni tipicamente riservate alle persone con ruolo di badanti o colf. L’intento è quello di modificarne l’aspetto per renderli sempre meno robot e più umani. Nel nostro quotidiano possiamo notare come piccoli robot siano ormai diventati oggetti presenti in ogni casa e possano ricoprire mansioni quali la pulizia del pavimento. Questi sono solo piccoli esempi di come la robotica stia entrando sempre più nel quotidiano e di come le persone stiano, a piccoli passi, cominciando a conviverci. Il futuro sarà con robot e persone sempre più vicini a collaborare, tanto che anche in ambito industriale i robot collaborativi stanno rivoluzionando il modo di concepire l’automazione. Da non trascurare poi sono le applicazioni non industriali molto più di nicchia, quali l’impiego in ambito militare e in chirurgia”.

A.O.: La sua azienda come si colloca all’interno di questi trend, rispettivamente nella robotica industriale e/o nella robotica di servizio?

Pecchenini: “Fanuc è orientata allo sviluppo di prodotti per uso industriale. I prodotti Fanuc sono destinati a fornire gli elementi necessari a realizzare l’automazione di fabbrica e gli attuali piani di sviluppo sono orientati in questa direzione. Prodotti specifici per impiego nell’alimentare, nel medicale, nelle camere bianche sono già disponibili nella gamma Fanuc. Il robot di servizio andrà a ricoprire una posizione importante nel panorama mondiale e nel momento in cui le richieste mondiali dovessero arrivare ai numeri ipotizzati, non è escluso che Fanuc possa fare una riflessione ed entrare in questo settore”.

Bassino: “Lenze ha una forte tradizione nella ricerca e sviluppo di soluzioni meccatroniche per la gestione di applicazioni robotiche, dai componenti meccanici all’elettronica di controllo, con intelligenza centralizzata oppure decentralizzata a seconda delle esigenze. Dal punto di vista di Lenze, i costruttori dovranno offrire macchine sempre più flessibili che consentano agli utilizzatori finali di convertirle velocemente per nuovi prodotti, mantenendo lo stesso livello di qualità e di costo. Questo è il punto in cui la robotica entra in gioco come parte indispensabile della soluzione, consentendo la fabbricazione di prodotti individualizzati al massimo livello di produttività, qualità e risparmio delle risorse. Per fare ciò, nelle stesse condizioni e producendo in serie e in larga scala, le macchine devono risultare estremamente flessibili, intelligenti e collegate in rete. Perciò lavoriamo da molti anni per rendere gestibile dai nostri clienti la crescente complessità derivante dall’applicazione dei concetti di Industria 4.0 e il nostro obiettivo è da sempre fornire la tecnologia appropriata proponendoci come partner tecnologico per trasformare tutto ciò in soluzioni ‘easy-to-use’”.

Randieri: “Ci stiamo muovendo nello scenario della robotica industriale con uno sguardo molto attento alla robotica di servizio, che nel nostro Paese è ancora in una fase iniziale di sviluppo, cercando di strutturare una visione strategia per definire un’offerta di soluzioni, prodotti e servizi che permettano ai nostri clienti e partner tecnologici di prepararsi alle future evoluzioni del mercato e delle loro stesse esigenze. Siamo convinti che un continuo investimento in ricerca e sviluppo, rafforzato dalle competenze e da partnership aziendali strategiche con i principali player del settore IT, ci consentirà di accedere a risorse e collaborazioni sempre più importanti. Inoltre, stiamo arricchendo ogni nostra offerta con sensori intelligenti, in grado di essere nativamente dei nodi di una rete di ‘cose’, in grado di comunicare non solo fra loro ma anche con le altre reti aziendali”.

Filippis: “Il DNA di Mitsubishi Electric ha da sempre evidenziato una vocazione verso il mondo industriale, che si traduce in una ricerca volta a garantire una soluzione di automazione completa, piuttosto che un’idea legata al singolo prodotto. Mitsubishi Electric ha portato avanti nel corso degli anni l’idea di un robot standard sicuro, capace di coesistere con l’operatore lavorando anche a ripari aperti. Ciò garantisce che le elevate prestazioni dei robot standard rimangano inalterate durante la fase di funzionamento classica, ma si riducano per rendere il robot estremamente sicuro quando l’operatore coopera con esso. La possibilità di creare aree di lavoro certificate dalle direttive vigenti con controlli di velocità a coppia garantiscono una completa armonia tra uomo e robot, aprendo scenari industriali innovativi in completa sicurezza”.

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Tavola Rotonda – Automazione Oggi N. 389 (Aprile 2016), pubblicata da A. Gasparetto.

Per scaricare l’intervista pubblicata sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/ao-aprile-2016/

Mechatronics Evolution and Integration - Intellisystem - Randieri HD

Mechatronics “Evolution and Integration in the Automation World”

Abbiamo chiesto ad alcuni esperti del settore di parlarci dell’evoluzione e dell’integrazione della meccatronica nel mondo automation. Quali saranno i nuovi scenari? Quali i nuovi player?

Con Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies; Sabina Cristini, presidente gruppo Meccatronica di Anie Automazione; Edgardo Porta, direttore marketing di Rittal; Cristiano Cominotto, managing partner at Assistenza Legale Premium, Studio Legale Cominotto.

Di seguito riportiamo l’estratto dell’articolo riguardante le risposte date da parte del nostro Presidente e CEO Cristian Randieri

1) Quali sono i principali e/o i più interessanti mercati di destinazione delle tecnologie meccatroniche?

Randieri: La Meccatronica, intesa come area di convergenza tra le tecnologie dell’elettronica, della meccanica e dell’informatica, rappresenta un comparto trasversale di grande interesse per aziende come Intellisystem Technologies che ha sviluppato un ampio ventaglio di prodotti, hardware e software, con particolare focus sul settore dell’automazione industriale e del motion control. Lo strumento migliore per valutare i più interessanti mercati di destinazione delle tecnologie meccatroniche e quello di recarsi presso le varie fiere di settore, confrontarsi con gli operatori presenti, incontrare clienti, collaboratori e partner commerciali che con la loro esperienza sono sempre in grado di arricchire la propria visione del mercato. In contesti come questi e naturale fare considerazioni sui trend, sui cambiamenti e sulle opportunità offerti dai nuovi mercati destinati alle tecnologie meccatroniche. Considerando il fatto che e difficile individuare un ‘prodotto meccatronico’, in quanto tale, poichè l’attività meccatronica consiste in una progettazione integrata che tiene conto di tre elementi quali meccanica, elettronica e informatica. Volendo considerare i settori economici tradizionali del sistema produttivo, ossia quelli utilizzati nelle classificazioni nazionali e internazionali, non e possibile identificare i settori economici tipicamente meccatronici, non essendo la meccatronica un settore economico ben definito, ma al contempo trasversale a molteplici settori. Da cui ne consegue che il ventaglio dei mercati che possono essere identificati come appartenenti al sistema della meccatronica risulta decisamente ampio. A mio avviso i mercati più interessanti sono quelli che interessano il mercato dell’automazione industriale applicato ai macchinari industriali che spaziano da quelli della costruzione delle moderne stampanti 3D sino ad arrivare alla realizzazione di robot evoluti che per il loro funzionamento utilizzano algoritmi basati sulle moderne tecniche d’intelligenza artificiale.

2) Cosa significa progettare una macchina industriale in un’ottica meccatronica?

Randieri: La progettazione di una macchina moderna non può prescindere dall’applicare i principi su cui si basa la meccatronica che in un certo senso obbligano i progettisti ad abbandonare tutti gli schemi di progettazione validi sino a qualche anno fa. Tali schemi progettuali erano regolati da una rigida successione di fasi in cui gli aspetti meccanici, elettrici e informatici erano considerati separatamente e sequenzialmente caratterizzati da scelte non sufficientemente bilanciate nei diversi ambiti meccanico, elettrico e informatico. Negli ultimi anni la filosofia di progettazione di impianti e macchine e profondamente mutata, e emerso con sempre maggiore rilevanza il problema dell’integrazione tra le parti componenti la macchina (o l’impianto) al fine di costituire un vero e proprio sistema meccatronico. L’approccio meccatronico richiede l’adozione di una metodologia progettuale coerente con l’integrazione proposta, secondo criteri propri da quella che viene definita come ‘concurrent engineering’ che prevede lo sviluppo concorrente delle varie risorse progettuali. Più facile a dirsi che a farsi, poichè di fatto ci si trova a dover affrontare problematiche dovute a un’insufficiente flessibilità organizzativa degli ambiti aziendali spesso associata all’indisponibilità di strumenti di prototipazione virtuale adatti allo scopo. Infatti, pur essendo tali mezzi sufficientemente sviluppati all’interno di aree disciplinari omogenee o affini, essi non risultano ancora idonei a integrare pienamente e in modo efficace settori diversi.

3) A macchina realizzata, quanto vale la ricerca, la formazione e la conoscenza sul campo?

Randieri: La meccatronica e i temi a essa collegati rappresentano un importante fattore di competitività per le aziende. Ciò significa anche sviluppare prodotti sempre più guidati dalle esigenze specifiche dei clienti, che siano al tempo stesso sempre più affidabili e supportati da servizi sofisticati e innovativi. La massima valorizzazione di una macchina meccatronica si ottiene quando questa viene utilizzata sfruttando appieno tutte le sue potenzialità. Per ottenere ciò sono richieste figure professionali con un profilo spiccatamente interdisciplinare e sistemistico, in grado cioè di dialogare con specialisti appartenenti ad aree tecnologiche differenti e quindi di integrare le competenze dei diversi settori applicativi in una visione sistemistica del processo di progettazione, integrazione e funzionamento. Purtroppo queste figure professionali sono difficili da trovare e ciò implica una costante formazione da condurre all’interno dell’azienda per garantire ai clienti il miglior supporto che scaturisce dalla massima conoscenza sul campo. Ovviamente i costi di tale formazione non sono indifferenti e rappresentano un investimento che va ammortizzato negli anni sicuramente ricompensato dal risultato finale che prevede la progettazione, realizzazione e messa in opera di una macchina moderna che sino a qualche anno fa era impensabile poter realizzare.

4) La meccatronica ‘integra’ automazione, meccanica, elettronica, informatica. Come sarà tra 10 anni?

Randieri: La meccatronica di per se rappresenta uno stadio naturale del processo evolutivo della progettazione ingegneristica e della conseguente evoluzione dei sistemi di movimentazione. Essendo una materia di tipo interdisciplinare, in cui si fondono le conoscenze proprie dei settori meccanico, elettrico, elettronico e informatico, la meccatronica nel prossimo futuro permetterà di affrontare in modo sempre più organico le problematiche relative alla progettazione di sistemi complessi e fortemente integrati (quali robot, macchine utensili, dispositivi servocomandi per autoveicoli, aerei, etc.). Sono convinto che la meccatronica tra dieci anni avrà fatto un enorme salto di qualità grazie alla sempre più concreta applicazione delle tecniche di modellazione basate sugli algoritmi di intelligenza artificiale che permetteranno di progettare i cosiddetti ‘Sensori Virtuali’ che rappresenteranno il futuro della meccatronica stessa. L’idea e quella di eliminare i sensori fisici della macchina per sfruttare la matematica e la teoria dei controlli per ottenere sempre più informazioni. Grazie a questa rivoluzionaria idea, in teoria, non sarà più necessario inserire ulteriori encoder esterni, sensori di coppia o sensori di forza, che si possono usurare nel tempo. Basterà partire da grandezze disponibili per estrapolare quelle difficilmente misurabili a partire dal modello matematico del sistema ottenuto mediante la simulazione al computer di algoritmi neurali o basati sulla fuzzy logic. Tutto questo consentirà la realizzazione della relativa movimentazione controllata senza sovradimensionare né la struttura meccanica né i componenti, al fine di rendere il sistema economicamente più conveniente e robusto. Inoltre ciò permetterà di ottenere migliori prestazioni funzionali associati a minori costi di gestione e manutenzione, rendendo nel contempo più semplice per gli utenti il controllo e la diagnostica dei processi che di contro diverranno sempre più complessi.

5) Chi potranno essere i principali player del futuro? Quale ‘quid’ dovranno avere per primeggiare sul mercato?

Randieri: I maggiori player del futuro saranno coloro che riusciranno a massimizzare la fondamentale capacita di collaborare tra diverse aziende e il mondo della ricerca, attraendo talenti dotati di competenze nuove nonché investimenti per favorire la nascita di nuove imprese. Faranno la differenza le aziende che riusciranno a soddisfare due più grandi aspettative del mercato meccatronico ovvero la sensoristica e la progressiva unione del mondo consumer con quello industriale. In realtà la seconda aspettativa e determinata dai continui progressi della prima poichè già oggi la sensoristica si sta estendendo su tutti i prodotti tra cui quelli più piccoli e a basso costo utilizzati per raccogliere informazioni sul campo permettendo di trasmetterle e di riceverle dagli altri livelli della catena con il risultato di una continua ottimizzazione. Sino a qualche tempo fa il mondo industriale era rimasto un po’ indietro rispetto al mondo consumer sempre più caratterizzato da strumenti tecnologicamente avanzati e smart come ad esempio gli smartphone e i tablet e così via. Oggi prendiamo sempre più coscienza del fatto che queste tecnologie avrebbero un impatto significativo se introdotte adeguatamente anche a livello industriale.

6) A quali normative deve sottostare la ‘meccatronica’?

Randieri: La meccatronica copre campi d’applicazione cosi vasti che di fatto non e possibile prevedere un’unica normativa che possa regolamentarli tutti assieme. Ogni applicazione dovrà essere regolamentata con norme ad hoc. Nel caso nostro essendo produttori di droni industriali abbiamo di recente assistito alla regolamentazione dell’utilizzo dei medesimi da parte dell’Enac che ne ha fissato in modo scrupoloso le varie direttive d’impiego. Altre regolamentazioni nasceranno man mano che se ne presenterà l’esigenza. Un esempio sarà quello della regolamentazione della BioMeccatronica che e una branca comune alla bionica e alla meccatronica che tra i vari obiettivi ha quello di riprodurre con tecnologie cibernetiche le funzioni motorie degli esseri viventi tra cui l’essere umano.

7) Tenendo in considerazione come è cambiato il mercato negli ultimi 10 anni, come sono cambiati, di conseguenza, i problemi legali che affliggono le società del settore? E come è cambiato l’approccio da parte dell’azienda agli stessi?

Randieri: Considerando l’evoluzione che il mercato ha subito negli ultimi dieci anni in azienda abbiamo assistito a un progressivo spostamento dei problemi legali tipici delle responsabilità della progettazione a quelli della sicurezza informatica. Tutto ciò e iniziato con il diffondersi delle applicazioni industriali basate sul cloud computing. Con l’avvento di queste nuove tecnologie bisogna partire dal presupposto che la sicurezza aziendale non e più affrontabile seguendo una logica di prodotto da acquistare e installare localmente. Rappresenta, in teoria, un servizio da personalizzare in una logica di processo, in accordo con le strategie e gli specifici obiettivi di business. Di fatto ancora oggi gli aspetti legali che le aziende guardano con maggior sospetto sono per lo più connessi al possesso, alla sicurezza e alla protezione del dato. Altro tema molto importante che scaturisce dalla trasversalità della meccatronica unitamente al concetto di Industry 4.0 e quello che scaturisce dalla nascita di nuovi modelli di business legati a nuovi modelli di cooperazione che rappresentano una sfida reale per le parti coinvolte. Problemi legali e questioni di proprietà intellettuale stanno diventando sempre più preponderanti. Se poi mettiamo di mezzo anche il nuovo concetto di automation open source risulta chiaro che non e facile districarsi all’interno di tutte queste nuove tematiche legali sino ad ora mai affrontate tutte assieme e in un unico contesto, quello meccatronico.

8) Quanto è importante regolamentare contrattualmente le questioni aziendali? Vi è mai capitato che problemi emersi avrebbero potuto essere risolti in anticipo se fossero stati meglio regolati contrattualmente? Ha qualche caso pratico da raccontare?

Randieri: Quando parliamo di questioni aziendali e possibile ricondurli quasi sempre a un aspetto molto importante, spesse volte non considerato appieno dai vari manager, quello della ‘Business Ethics’ o etica d’impresa. Ovvero, lo studio di come le aziende affrontano il problema etico mentre cercano di perseguire i loro equilibri. Spesso l’analisi del rapporto tra l’etica e l’azione dell’impresa e riconducibile alla tematica del rispetto delle leggi vigenti. Si pensi ad esempio alle leggi a tutela dell’ambiente e dei lavoratori. Il problema nasce quando la legge non e ancora giunta a regolamentare determinate questioni che possono porre delle criticità nel piano etico per cui i vari manager si trovano nella situazione di non avere una ‘guida’ giuridica, ma solamente una di tipo ‘morale’. Ciò capita in molti settori innovativi tra cui alcune branche della meccatronica, come la BioMeccatronica, o come e capitato in passato con l’utilizzo di droni senza alcuna regolamentazione che ha tardato a essere stata elaborata.

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Tavola Rotonda – Automazione Oggi N. 388 (Marzo 2016), pubblicata da Antonella Cattaneo.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/ao-marzo-2016-2/

Interview to Cristian Randieri Industrial PC Trend Intellisystem

Interview to Cristian Randieri “Industrial Computer Market Trend”

D: Qual è la sua opinione riguardo l’andamento del mercato (rallentamento, crescita, forte incremento…)?

R: Il rapporto “Industrial PC (IPC) Market: Trends & Opportunities (2015-2019)” di Research and Markets analizza le opportunità potenziali e le tendenze significative nel settore IPC, fornendo un’analisi del dimensionamento del mercato IPC e della sua futura crescita basandosi sui risultati ottenuti nel periodo 2010-2014. Secondo lo studio tale segmento dovrebbe essere in più rapida crescita per i prossimi cinque anni, grazie ai progressi tecnici ottenuti mediante l’impiego di tecnologie sempre più moderne. Il rapporto mette in risalto che nella produzione di IPC il mercato EMEA dovrebbe avere la maggiore quota di mercato. Purtroppo lo scenario italiano è ben diverso. Nel nostro Paese c’è oramai la consapevolezza che per superare la crisi creando nuova occupazione sia necessario rilocalizzare l’attività produttiva entro i confini nazionali. Sicuramente il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro che si è stabilizzato per tutto il 2015 contribuirà a stimolare l’esportazione dei prodotti e sistemi Made in Italy. Grazie a questo per tutto il 2015 si è percepito un miglioramento marginale dell’andamento del mercato dando ad aziende come la nostra maggiore fiducia per il 2016.

D: Quali sono le principali strategie adottate dalla vostra società sul breve/medio periodo per soddisfare al meglio le richieste di questo mercato?

R: Intellisystem Technologies da sempre ha investito in maniera rilevante, rispetto alla sua dimensione, in attività di R&S. Nel breve/medio periodo ci si deve focalizzare sempre più sul concetto di ‘Open Source Automation’, ovvero l’automazione basata su software Open Source e infrastrutture tecnologiche ‘Open Standard’ puntando verso l’integrazione di queste nuove tecniche con strumenti di sviluppo software standard al fine di renderli sempre più flessibili e soprattutto facili da usare. Bisogna anche sempre porre maggiore attenzione alle potenzialità offerte dal digitale per innovare servizi, prodotti e processi, attraverso il ricorso al web, al cloud computing, all’IOT, ai big data e a tutte le nuove applicazioni siano esse in rete e in mobilità.

D: In che modo state implementando queste strategie (stipula di accordi/collaborazioni, nuove acquisizioni, investimento in attività di ricerca e sviluppo, in risorse umane…)?

R: Intellisystem Technologies, come tutte le altre aziende italiane, si trova di fronte a una sfida importante: colmare il gap digitale facendo leva sul proprio team di ricerca e sviluppo per portare sul mercato la vera innovazione. Lo sforzo maggiore è quello di adottare diverse strategie senza mai perdere di riferimento la sincronizzazione degli investimenti negli organici delle varie aree aziendali tra cui l’adeguamento quantitativo e qualitativo della struttura commerciale. Anche questa necessita di figure professionali “chiave” e da qui l’impiego di field application engineer con lo scopo di affiancare la struttura commerciale in tutte le attività di pre-vendita e di assistenza.

D: Quali sono i settori applicativi più promettenti?

R: Tra i settori applicativi più promettenti si farà sempre più spazio la naturale estensione delle moderne tecniche basate sul Cloud Computing, l’IoT e i big data, ovvero il Cognitive Computing definito come l’insieme dei sistemi informativi e applicazioni che consentano di percepire, comprendere e agire. Di fatto il Cognitive Computing ci proietterà verso quella che viene definita come Industry 4.0, che rappresenta il passaggio dal paradigma della produzione centralizzata a quella decentralizzata capovolgendo di fatto la classica logica di produzione, con macchinari e/o oggetti intelligenti che comunicano e gestiscono in maniera indipendente i processi interagendo con i mondi reali e virtuali.

D: Quali sono i principali fattori che distinguono la vostra azienda rispetto ai concorrenti?

R: Sicuramente i fattori che distinguono in modo intangibile la nostra realtà aziendale sono: il nostro pensiero strategico, l’adattabilità e la curiosità. È proprio questa idea di difformità che ci contraddistingue come un’azienda protagonista della trasformazione digitale da una classica di tipo “follower”. Tutto ciò ci permette di concentrarci sulla crescita attraverso le più moderne soluzioni e tecniche digitali. Al tempo stesso spingiamo molto sullo sviluppo attraverso una molteplicità di strumenti e obiettivi concentrandoci sempre sulla riduzione dello skill shortage, sul processo di gestione del cambiamento e sulla collaborazione cross-funzionale.

D: Pur non avendo la sfera di cristallo, quali sono le previsioni sul lungo termine?

R: I principali trend per il 2016 per la prima volta saranno rappresentati dell’evoluzione del business e del comportamento delle imprese e dei consumatori. Da cui scaturiscono diversi concetti: l’azienda senza confini che basa la forza lavoro sul concetto di crowd source; il ruolo centrale delle informazioni (data supply chain) e dell’hardware nella sua indispensabile scalabilità, portabilità e modularità; l’importanza del software e delle applicazioni visti nell’ottica di un mondo ormai digitale; la centralità della resilienza architetturale (definita come build to survive failure) come perno per il non-stop business e il disater recovery. I quattro pilastri della trasformazione del business in digitale sono: lo sviluppo del mobile, dei sistemi connessi e dei pagamenti; lo sviluppo del social, fino alla sharing economy; l’evoluzione del comportamento del consumatore, sempre meno fedele e sempre più attivo; l’affermazione dell’IoT in tutti i comparti. Evoluzioni importanti si vedranno nel Cognitive Computing e nella sua interazione con la robotica; nell’intersezione tra IoT e sharing economy; nel rafforzamento della supply chain del dato. Altri trend che guideranno l’evoluzione tecnologica del mercato IPC dei prossimi anni saranno rappresentati da una miniaturizzazione più spinta e dalla risposta alle nuove esigenze di sicurezza.

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Intervista a Cristian Randieri pubblicata sulla rivista EO News N. 594 – Febbraio 2016

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/eonews-febbraio-2016/

Networks Convergence Potentials & Problems Intellisystem

Networks Convergence “Potential & Problems” – La Convergenza delle Reti “Potenzialità e Criticità”

Per comprendere le potenzialità e le criticità della convergenza delle reti, passando dalle telecomunicazioni (TLC) alle tecnologie dell’informazione e delle comunicazione (ICT) all’Internet delle cose (IOT): abbiamo intervistato i referenti di alcune tra le più importanti imprese nel settore dell’automazione industriale. Vediamo cosa hanno detto

Con Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies; Sophie Borgne, marketing director Industry BU di Schneider Electric; Alberto Griffini, manager Advanced PLC&Scada di Mitsubishi Electric; Roberto Motta, solution architect team leader Connected Enterprise di Rockwell Automation; Cristian Sartori, industrial communication product manager di Siemens Italia; Marika Silla, marketing specialist di Advantech; Francesco Tieghi, responsabile digital marketing di ServiTecno; Alexander Bufalino, chief marketing officer di Telit; Michele Frassini, responsabile sales and marketing M2M e IoT di Vodafone Italia.

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Oggi la convergenza delle reti si sta facendo via via sempre più spinta: reti dati che trasportano anche l’alimentazione e consentono di ridurre i cablaggi, reti industriali accessibili via web e che dal web traggono informazioni per il funzionamento dei dispositivi, reti nate per il mondo ‘office’ o aziendale che si ‘trasformano’ per ‘scendere’ in campo e, doverosamente ‘modificate’ e irrobustite, vengono utilizzare anche dall’industria. Con l’avvento di concetti quali Industry 4.0 e lo svilupparsi dell’idea della ‘fabbrica interconnessa’, poi, era inevitabile che il fenomeno della convergenza si acuisse ancora di più. Con tutte le problematiche e criticità che esso comporta, da quelle legate alla sicurezza dei dati e alla privacy, alla necessità di dotarsi di soluzioni in grado di resistere alle difficili condizioni ambientali del mondo manifatturiero. Centrali poi si stanno rivelando i problemi legati alla standardizzazione dei protocolli e all’interoperabilità delle soluzioni impiegate, perché, per poter scambiare informazioni e costruire applicazioni ‘intelligenti’ sulla base dei dati raccolti, occorre che i diversi dispositivi in gioco ‘parlino’ la stessa lingua e possano quindi ‘comprendersi’. Cosa a oggi non scontata e alla quale gli organismi regolatori dovranno dare al più presto una risposta… Abbiamo cercato di capire con i maggiori vendor del settore dove ci porterà questo trend. Già ora vediamo affacciarsi sul mercato industriale nuovi player e soggetti il cui business era prima focalizzato su ambiti affini ma separati. Gli operatori Telecom, per esempio, cominciano a vedere nel mondo industriale un interessante ambito di sviluppo per le applicazioni che si basano sulle reti. Dall’m2m all’Internet of Things le reti di telecomunicazione potranno giocare un ruolo importante e le Telco intendono sfruttare a pieno questo business proponendo anche soluzioni proprie. È un mercato ancora tutto da costruire, dove mandano applicazioni e dove c’è spazio un po’ per tutti i soggetti per crescere. Vediamo dunque quali sono le impressioni raccolte da Fieldbus&Networks e quali le esperienze maturate in questo ambito.

Di seguito riportiamo l’estratto dell’articolo riguardante le risposte date da parte del nostro Presidente e CEO Cristian Randieri

1) Quali sono i requisiti e le priorità su cui si basa la vostra strategia di convergenza delle reti dal livello aziendale al livello di singolo impianto di produzione?

Storicamente il fenomeno della convergenza delle reti è nato come processo di integrazione all’interno di ciascuno dei seguenti settori: le tecnologie (informatica e telecomunicazioni), con i relativi standard tecnici e i mercati, con tendenza alla confluenza di aree in antecedenza rigorosamente distinte. Progressivamente, il processo di convergenza si è esteso a un’integrazione tra diversi settori, con una spiccata tendenza a creare un interlacciamento sempre più profondo tra di essi. Il driver della convergenza delle reti, sino a qualche tempo fa, è stato legato alla confluenza tra informatica e TLC (ICT), processo che per molti anni è stato caratterizzato da aspetti di forte confluenza tecnologica, rimanendo praticamente sterile dal punto di vista di un’unificazione e potenziamento dei mercati. Dall’inizio degli anni ‘90 la tecnologia ICT ha iniziato a trasformarsi in un nuovo unico segmento di mercato e, da allora, l’unione delle due tecnologie si è rivelata indispensabile per fornire reti e applicazioni di tipo innovativo. Il ruolo di Internet è stato certamente fondamentale nel portare a compimento questo processo, dando un forte impulso alle tecniche di trasporto dell’informazione mediante un servizio con una qualità definita e controllata. Oggi si sta assistendo a una naturale evoluzione dell’ITC verso l’integrazione con sistemi elettronici, da cui scaturisce la filiera dell’Internet delle Cose. Mai come in passato si è assistiti a una totale convergenza delle tecnologie basate sull’informatica, l’elettronica e le telecomunicazioni. Nuove dinamiche della domanda e della tecnologia pongono le imprese dell’intera filiera dinanzi a scelte strategiche complesse e per nulla scontate, da cui dipenderanno in larga misura la diffusione delle medesime. Nel caso nostro, poiché la nostra realtà aziendale si basa sulla ricerca e sviluppo di nuove soluzioni nel campo ingegneristico industriale, tale evoluzione rappresenta un vantaggio, poiché oggi non si può parlare di ricerca e sviluppo se non si ha la completa padronanza delle tre tecnologie basate sull’informatica, elettronica e telecomunicazione”.

2) In che modo si può garantire un livello di standardizzazione per componenti, protocolli di comunicazione e mezzi trasmissivi tale da garantire l’interoperabilità dei sistemi forniti da diverse aziende?

Il mondo ICT si trova oggi nel mezzo di una fase di discontinuità tecnologica e di mercato. La discontinuità tecnologica può essere sinteticamente spiegata ricordando che la diffusione dei sistemi elettronici gestibili tramite Internet ha schiuso negli ultimissimi tempi nuovi scenari di convergenza che da circa un decennio hanno animato dibattiti in tutto il mondo in termini di standardizzazione. La discontinuità di mercato, diretta conseguenza della prima, è data dalla circostanza che il nuovo scenario di concorrenza e/o cooperazione fra differenti piattaforme e standard fa emergere nuovi possibili bisogni dei consumatori, dunque nuove opportunità e rischi per le imprese della filiera. Più in dettaglio, occorrerà aumentare il livello di standardizzazione dei componenti, dei protocolli di comunicazione e dei mezzi trasmissivi con l’obiettivo di ottenere l’interoperabilità di sistemi forniti da diverse aziende. Affinché il mercato dell’IoT possa decollare è fondamentale condividere le informazioni, accordarsi sugli standard tecnologici, fare ‘mash-up’ applicativo. Soprattutto, è necessario che cambi il modello di business: le aziende dovranno accettare che prima di competere, e per poterlo fare al meglio, è fondamentale cooperare. Più facile a dirsi che a farsi. La soluzione migliore sarebbe quella di definire uno o più standard internazionali, che, poggiandosi su protocolli standard, possano scongiurare una frammentazione del mercato.

3) Come interagisce la convergenza delle reti con le altre soluzioni tecnologiche come i big data, il cloud e le app digitali?

La convergenza delle reti con le altre soluzioni tecnologiche come i big data, il cloud e le app digitali aprono nuovi. È ciò che promette l’IoT non senza preoccupazioni da parte dei CIO e degli IT manager i quali, consapevoli delle opportunità e del valore di business generabili dai dati prodotti e scambiati dalle miriadi di oggetti interconnessi, riconoscono anche l’inadeguatezza degli strumenti tecnologici tradizionali e la necessità di un intervento massivo sul piano infrastrutturale e architetturale. Una trasformazione che implica poi nuove focalizzazioni di carattere organizzativo e sulle competenze. Personalmente, sono concorde con l’idea di molti osservatori che definiscono tale convergenza come la quarta rivoluzione industriale, caratterizzata dall’integrazione dei processi fisici con i nuovi processi digitali, dall’utilizzo delle informazioni e dei dati e dall’ottimizzazione dei processi operativi, sia in termini di tempo e di qualità che di costi, sicurezza e variabilità. Questa ‘convergenza’ coinvolgerà trasversalmente i diversi processi manifatturieri, dalla produzione al supporto. In questo contesto, nel prossimo futuro, solo le imprese capaci di creare valore aggiunto nei diversi stadi della produzione, assicurando una comunicazione in tempo reale tra i diversi attori della catena, saranno in grado di guadagnare competitività e quote di mercato.

4) Con l’aumento dei dati disponibili si pongono due problemi: come gestirne la sicurezza e l’accesso e come ottenere informazioni decisionali utilizzabili in pratica: quali soluzioni proponete?

L’aumento dei dati prodotti e disponibili rende la gestione della sicurezza molto più complessa, con un numero più elevato di interdipendenze e maggiori responsabilità. Poiché i processi industriali seguono sempre di più la strada della convergenza delle reti, per i team della sicurezza la raccolta e la gestione di un maggior numero di dati si rivelano un’opportunità, ma anche una sfida. Saranno pertanto richiesti sempre più investimenti in strumenti di gestione dei registri, delle vulnerabilità, delle identità delle configurazioni. A mio avviso, la soluzione è quella di adottare una strategia con approccio big data per l’analisi predittiva dei dati e la gestione della sicurezza. La gestione della sicurezza ottimale per i big data dovrebbe richiede un sistema in grado di: estrarre e presentare i dati chiave per l’analisi nel modo più rapido ed efficiente, eliminando le noiose attività manuali nelle operazioni di risposta o di valutazione di routine; eliminare il ‘rumore’, per fornire agli analisti le indicazioni per concentrarsi sui problemi con impatto elevato; fornire informazioni di supporto in modo da evidenziare i probabili problemi principali e la loro causa. Il termine ‘big data’ non dovrebbe indicare solamente grandi quantità di dati. Essi richiederanno un’analisi di gran lunga più intelligente, per individuare le minacce alla sicurezza fin dall’inizio, con l’infrastruttura per raccogliere ed elaborare i dati su scala.

5) Come cambia la gestione di manutenzione, diagnostica e ricerca guasti?

L’utilizzo crescente di dati (loro raccolta e analisi) permetteranno di sviluppare sistemi predittivi che migliorano le azioni e le decisioni sia delle macchine sia degli operatori. L’analisi dei dati inerenti la gestione della manutenzione, diagnostica e ricerca guasti richiede modelli e tecnologie potenti, in grado di fornire indicazioni utili al fine di minimizzare l’incertezza delle decisioni. In questo contesto, l’utilizzo di big data con i relativi strumenti di analisi (analytics) rappresentano una delle aree di sviluppo più promettenti. La capacità di gestire rapidamente ingenti volumi di dati, spesso di varia natura, permette infatti di identificare ‘pattern’ che possono rivelarsi di fondamentale importanza per la risoluzione dei problemi in tempi brevi. Parallelamente al crescente utilizzo dei dati, sempre più industrie adotteranno soluzioni tecnologiche per ridisegnare i processi manifatturieri e le funzioni di supporto alle attività operative. Faranno parte di questa categorie tutti gli ‘smart device’, i sistemi di ‘artificial intelligence’ e più in generale tutti i processi di automazione.

6) Il personale in azienda possiede già il giusto livello di competenze per interagire con i nuovi sistemi?

La convergenza di cloud, mobile, big data e social da una parte, e di sensori dall’altra, sta generando enormi nuove opportunità per le aziende di offrire ai propri clienti e dipendenti servizi e modalità di interazione fino a ieri impensabili. Persone, cose, macchine e processi stanno diventando sempre più interconnessi in rete, creando un canale permanente tra mondo reale e dimensione virtuale, e rivoluzionando il modo di interagire di tutti non contesto lavorativo e aziendale, ma anche nella sfera privata. Questa rivoluzione implica una profonda trasformazione dei processi produttivi, che non possono prescindere da una formazione continua del personale aziendale, che nella maggior parte dei casi non possiede ancora il giusto livello di competenze per interagire con la progressiva convergenza fra il sistema industriale, le tecnologie ICT e le infrastrutture di comunicazione. In effetti, si dovrebbe parlare di ‘ecosistema IoE’ (Internet of Everything), in grado di incorporare, oltre a cose, dati e processi, anche le persone. Secondo un recente sondaggio condotto da Cisco Consulting Services, le aziende che saranno in grado di ricavare nuovo valore aggiunto saranno quelle che sapranno focalizzarsi sul miglioramento delle competenze relative alla gestione dei dati (integrazione, automazione e analisi) e sull’agilità complessiva dei processi, e non da quelle organizzazioni che, semplicemente, connetteranno la maggioranza dei dispositivi alla rete. Inoltre, per arrivare a risultati di successo sarà imperativo non solo formare nuove competenze all’interno del personale, ma creare anche un’efficace lavoro di squadra fra reparti IT e OT, abbinando il tutto a un esteso ecosistema di partner.

7) Quali sono le applicazioni che potrebbero ottenere più vantaggi dalla convergenza delle reti?

I recenti sviluppi tecnologici in ambito digitale, supportati dalla diffusione di dispositivi e dalle infrastrutture di connettività, hanno di fatto favorito l’atomizzazione della catene del valore e lo sviluppo di interfacce di accesso digitale. Queste ultime, a mio avviso, consentono di collegare direttamente il cliente finale alle strutture di pianificazione produttiva, proiettando l’ordine di prodotti e servizi verso le varie funzioni dell’impresa. Le tecnologie che si stanno affermando, anche grazie alla diffusione di mobile app, garantiranno maggiore personalizzazione e risparmi in termini di tempi e costi. Ritengo comunque che sia ancora presto per poter dire con certezza quali applicazioni si affermeranno sul mercato e quali soluzioni tecniche e funzionali diverranno uno standard. La sfida per le aziende del settore consisterà nel cogliere le potenzialità dei modelli e delle tecnologie digitali con una visione strategica complessiva. Sarà importante riuscire a disegnare processi produttivi in modo integrato, che sfruttino appieno le soluzioni tecnologiche oggi disponibili.

8) Potete descriverci qualche caso applicativo di successo?

Attualmente abbiamo focalizzato la nostra attenzione nel campo medico, poiché l’elevata concorrenza che caratterizza il mercato dei dispositivi medici richiede un livello superiore di assistenza a costi decisamente inferiori. Intellisystem Technologies ha messo a punto una soluzione per la realizzazione di economie di scala di pari passo con la crescita aziendale, nonché la possibilità di fornire i servizi a valore aggiunto necessari per battere la concorrenza. La soluzione ha consentito a un nostro cliente di espandere significativamente l’offerta di servizi, riducendo al tempo stesso i costi interni di gestione. I vantaggi aggiuntivi hanno incluso: connessioni in tempo reale dirette per la distribuzione di applicazioni di supporto di prossima generazione; assistenza e rapida risoluzione dei problemi grazie alla migliore collaborazione, nonché ai dati ottenuti direttamente dai sistemi remoti; possibilità di iterare rapidamente le applicazioni a valore aggiunto per sfruttare le mutevoli richieste del mercato e dei clienti. L’approccio unificato e semplificato alle applicazioni IoT di Intellisystem Technologies ha permesso al cliente di innovare in modo iterativo i processi aziendali con maggiore rapidità rispetto ai metodi convenzionali e agli strumenti ‘legacy’. Di conseguenza, egli ha ottenuto di: ottimizzare e migliorare di 5-10 volte l’utilizzo del team interno di sviluppo delle applicazioni; migliorare i tempi di attività delle apparecchiature grazie a tempi di risposta decisionale più rapidi; migliorare l’utilizzo della manodopera grazie a un ambiente di sviluppo e scambio delle informazioni più collaborativo e affidabile.

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Tavola Rotonda – Fieldbus & Networks N. 86 (Febbraio 2016), pubblicata da Cristina Paveri.

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/fn-febbraio-2016-2/

AO Ottobre 2015 - Tavola rotonda Se l'approccio è meccatronico - Intellisystem Technologies

A New Approach to Mechatronics: “Se l’approccio è meccatronico”

Fra i termini attualmente più ‘in voga’ nel mondo dell’automazione non manca quello di ‘meccatronica’: vediamo quali novità ci attendono in questo ambito con alcuni esperti del settore In ambito industriale, una delle parole più ‘trendy’ degli ultimi tempi è senza dubbio ‘meccatronica’. La meccatronica viene infatti vista, sia in ambito progettazione/produzione sia, più in generale, a livello di approccio, come una ‘chiave’ che può aprire alle aziende prospettive molto rilevanti. In questa tavola rotonda facciamo il punto sulla situazione con alcuni esperti del settore, appartenenti a note aziende.

Con Cristian Randieri, President & Ceo di Intellisystem Technologies; Rosario Castelli, Sales manager di Garnet; Sabina Cristini, Business Unit Mechanical Drives General Manager  di Siemens Italia; Edgardo Porta, direttore marketing di Rittal; Nicoletta Ghironi, marketing & communication manager di B&R Automazione Industriale; Roberto Loce, solution architect Motion Control di Rockwell  Automation; Marco Filippis, product manager Robot di Mitsubishi Electric Factory Automation.

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Di seguito riportiamo l’estratto dell’articolo riguardante le risposte date da parte del nostro Presidente e CEO Cristian Randieri

Automazione Oggi: Quali sono in questo momento i trend più importanti e le prospettive più evidenti della meccatronica?

Cristian Randieri di Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it): “La meccatronica rappresenta il cuore della modernità, poiché è una disciplina che studia le modalità per favorire l’interazione tra meccanica, fisica, elettronica, biologia e psicologia, allo scopo di creare macchine e sistemi evoluti. Storicamente lo sviluppo della meccanica è stato alla base della rivoluzione industriale dell’Ottocento e del Novecento. Nella seconda metà del secolo scorso invece l’elettronica ha rappresentato la frontiera tecnologica più avanzata. Oggi si assiste al consolidamento di un nuovo paradigma, ovvero un canone ibrido delle due categorie tecno-produttive: la meccatronica appunto. In questi anni, tra i settori di punta del mercato Italiano della meccatronica abbiamo registrato segni positivi dal comparto packaging, una conferma della stabilità del tessile e ceramica, una più marcata sofferenza per il comparto legno e plastica. Per il 2015 le previsioni sono di una modesta crescita nei diversi ambiti tecnologici. Sono convinto che grazie agli incentivi per la ricerca e le riforme comunitarie per la reindustrializzazione, in futuro si dovrebbe assistere a una ricaduta positiva anche per l’Italia, ma molto probabilmente, la crescita avverrà a velocità inferiore rispetto agli altri Paesi europei. Purtroppo, oggi il settore manifatturiero italiano vive una realtà difficile da gestire, poiché, mancando gran parte della domanda interna, stiamo assistendo a uno spostamento sempre più marcato verso l’esportazione, con punte sino all’80% del fatturato di ogni singola azienda. Per esportare il ‘made in Italy’ occorre però distinguersi nettamente dai competitor esteri, essendo capaci di fornire sistemi e servizi sem- pre più complessi basati su tecnologie innovative e di punta. Considerando il tessuto industriale italiano essenzialmente formato da micro e piccole imprese, è logico ipotizzare che il modello industriale da perseguire sarà quello basato sull’alta tecno- logia, piuttosto che sulla grande impresa. Questo significa che per le realtà specializzate, capaci di fornire valore aggiunto attraverso soluzioni moderne e personalizzate, vi saranno buone opportunità di sviluppo”.

A.O.: Qual è, a suo avviso, la situazione attuale del mercato in questo settore a livello italiano e mondiale?

Randieri: “In Italia lo sviluppo della meccatronica storicamente è avvenuto con molti limiti, ma anche con i punti di forza del suo modello produttivo. Malgrado il collasso dell’economia finanziaria in uno studio condotto da ‘Il Sole 24 Ore’ si può evincere che: nel 2008, la meccatronica italiana fatturava 352 miliardi di euro; nel 2009, anno in cui la finanza scellerata ha attaccato il sistema industriale di tutto il mondo, il giro d’affari è sceso a 286 miliardi; nel 2010 abbiamo assistito alla prima risposta positiva da parte del sistema industriale italiano, la cui meccatronica ha ottenuto ri- cavi per circa 300 miliardi di euro; nel 2011 si è assistito al vero recupero, ormai a livelli pre-crisi, pari a 319 miliardi di euro di fatturato. Nel 2012 si è assistito alla stabilizzazione del mercato con ricavi pari a 321,4 miliardi. Dal 2013 ad oggi si è intravista una lenta e costante risalita che dovrebbe consolidarsi a livello mondiale. Per capire meglio l’andamento del mercato della meccatronica in Italia è importante analizzare la dinamica intra-europea, questo perché la meccatronica è uno dei comparti che si presta meglio a essere interpretato come una ‘Region’, ovvero una delle macro-piattaforme industriali in cui l’industria manifatturiera internazionale si è dovuta riorganizzare con l’ultima globalizzazione. Secondo quest’ottica con- frontando i dati di mercato del nostro Paese con la Germania purtroppo è palesemente confermato che l’Italia non riesce a tenere il passo con i cugini tedeschi. Facendo un’analisi più approfondita è possibile dimostrare che tutto ciò è dovuto a una questione ‘dimensionale’. Se analizziamo i dati Eurostat, l’Unione Europea è composta da 27 membri per un totale di 156.154 imprese specializzate nella meccatronica, di cui circa 25.000 sono in Germania e 30.000 in Italia. Considerando il peso specifico dei singoli sistemi produttivi nazionali, ricavabile dall’incidenza degli addetti, possiamo constatare che su circa 4 milioni di addetti in Europa, 1,7 milioni operano in Germania e 650 mila in Italia. Il numero medio degli addetti per impresa in Italia è di circa 22 mentre in Germania è di circa 68. Quindi il problema del nostro Paese non è affatto impu- tabile all’ottimalità e agli standard di produzione (in certi settori siamo persino superiori ai tedeschi) quanto all’assenza di strutture industriali di grandi dimensioni, le quali possano collocarsi nelle parti alte delle catene della fornitura del manifatturiero industriale, offrendo maggior valore aggiunto e soprattutto avendo un ruolo più importante nel capitalismo globale. Se partiamo dalla considerazione che la meccatronica a livello mondiale svolge la funzione di collante tecnologico ed è fornitrice di sistemi e servizi per le grandi imprese che operano nel campo automotive, aeronautico e aerospaziale è palese che il futuro della meccatronica italiana è d’interesse strategico per le sorti di tutto il nostro settore manifatturiero. Infatti il mercato della meccatronica rappresenta un fattore chiave per la sua capacità di connettersi alle catene del capitalismo globale. Penso che per il nostro Paese la meccatronica possa rappresen- tare un’opportunità in più per il riequilibrio del nostro sistema industriale che, purtroppo da anni, sta sperimentando una crisi molto intensa che sta colpendo le nostre industrie. La meccatronica in Italia esprime il 15% del fatturato manifatturiero italiano, con una distribuzione pari al 75% nel Nord, il 13% nel Centro e il resto nel Sud. A livello mondiale assistiamo invece a una continua crescita della domanda, nonché la crescita in termini di prodotti che si caratterizzano nel settore della meccatronica, per cui si può aspettare una forte crescita del settore nel prossimo decennio e oltre. Le aziende di tutto il mondo sono sempre più alla ricerca di soluzioni automatizzate per accelerare i metodi di produzione e ridurre la manodopera e costi. Anche le aziende dei paesi in via di sviluppo stanno dando un forte contributo alla crescita del mercato della meccatronica grazie allo sviluppo di protocolli software da applicare alle macchine. Tra i paesi leader di questo settore spicca sicuramente l’India”.

A.O.: La sua azienda come si colloca nel mercato di questo settore, relativamente alla situazione attuale e ai trend previsti?

Randieri: “Per la nostra azienda la meccatronica ha rappresentato un processo di trasformazione articolato che ci ha permesso di effettuare nuovi sviluppi e ottimizzazioni. Sfruttando l’approccio interdisciplinare all’interazione e integrazione tra meccanica, elettronica e informatica, applichiamo i principi della meccatronica non solo in fase di progettazione e sviluppo di una nuova macchina, ma anche in fase di analisi di problemi sulle macchine esistenti. Grazie al nostro approccio ‘meccatronico’ siamo riusciti a far evolvere le vecchie macchine dei nostri clienti verso le esigenze attuali di mercato caratterizzate da qualità, flessibilità ed economicità. Uno degli aspetti tecnologici che curiamo in particolare è quello della simulazione, che ci permette di ottimizzare fin dalla fase progettuale gli aspetti dinamici della costruzione della macchina abbinati all’automazione per il motion control. Grazie a ciò riusciamo a ottenere maggiori garanzie del risultato atteso, testando e apportando eventuali modifiche nella fase preliminare del progetto, riducendo così i costi di sviluppo e progettazione, arrivando direttamente alla realizzazione di un prototipo di macchina definitivo. Non solo, siamo sempre più sensibili e attenti alle nuove soluzioni che ci consentano di migliorare l’efficienza energetica delle macchine, fattore ormai decisivo per la riduzione dei costi degli impianti di produzione. Tutto ciò si traduce in una riduzione dei tempi di sviluppo e di introduzione sul mercato a favore di un aumento di produttività e qualità, con piena soddisfazione del nostro cliente finale e notevoli vantaggi competitivi rispetto ai nostri competitor”.

Infine

In conclusione, possiamo dire che tutti gli interventi hanno sottolineato l’importanza della meccatronica come potentissimo driver di innovazione e di crescita del mondo industriale. Ritengo sia importante che le aziende italiane, sia le grandi che le PMI, facciano proprio questo approccio che può permettere al nostro tessuto industriale e, più in generale, al nostro Paese, di agganciare la ripresa mondiale e di ritornare il più rapidamente possibile ai livelli produttivi esistenti prima della grande crisi che ci siamo lasciati alle spalle.

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Tavola Rotonda a cura di Alessandro Gasparetto – Automazione Oggi N. 385 (Ottobre 2015)

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista seguire il link riportato di seguito http://www.intellisystem.it/portfolio/ao-ottobre-2015/

EO News Settembre 2015 - Rassegna Sistemi di visione Parola alle aziende - Intellisystem Technologies

Interview to Cristian Randieri: “The Vision Systems Market”

D: Qual è la sua opinione riguardo l’andamento del mercato (rallentamento, crescita, forte incremento…)?

Randieri: Il recente rapporto edito da MarketsandMarkets dal titolo “Machine Vision Market by Component (Optics, Software), Product (PC Based, Embedded), Technology (Imaging, Laser, Augmented), Application, Vertical (Pharmaceutical, Security, Automotive, Defense) & by Geography- Analysis & Forecast (2014 – 2020)” indica che il valore complessivo del mercato dei sistemi di visione dovrebbe raggiungere circa 8,50 miliardi di euro entro il 2020, con una crescita stimata annua del 12,51% negli anni 2014- 2020. Lo scenario competitivo del mercato presenta un quadro molto interessante, poiché il mercato sta assistendo al lancio di nuovi prodotti e collaborazioni su larga scala, con accordi e partnership in tutta la value-chain, attraverso player mondiali di primo livello. In Italia, purtroppo l’andamento di tale mercato mostra una timida crescita vincolata dalle presenti congiunture economiche che limitano molto gli investimenti da parte delle aziende. Malgrado ciò, i nostri clienti applicano i sistemi di visione industriale nelle linee di produzione richiedendoci soluzioni flessibili, rapide da integrare nei sistemi di automazione già esistenti nelle loro fabbriche.

D: Quali sono le principali strategie adottate dalla vostra società sul breve/medio periodo per soddisfare al meglio le richieste di questo mercato?

Randieri: Le strategie che applichiamo in Intellisystem Technologies nascono dalle esigenze dei nostri clienti che tipicamente rientrano nella customizzazione del prodotto abbinato a una riduzione dei costi di produzione. Infatti un approccio di tipo ‘custom’ ci permette di sviluppare sistemi “ad-hoc” che abbiano caratteristiche di portabilità e scalabilità su diverse piattaforme hardware e software, tipicamente quelle già impiegate dai nostri clienti nelle loro linee di produzione. Tutto questo per noi è possibile grazie alla nostra capacità di essere un system integrator dotato di un reparto R&D in grado di creare soluzioni personalizzate, competitive e allo stesso tempo rispondenti alle più strette esigenze del cliente. Crediamo che la nostra azienda, grazie a queste caratteristiche, riesca a fare la differenza, in termini di competitività, offrendo maggiore elasticità nel presentare soluzioni integrate e personalizzate.

D: In che modo state implementando queste strategie (stipula di accordi/collaborazioni, nuove acquisizioni, investimento in attività di ricerca e sviluppo, in risorse umane…)?

Randieri: Da sempre ci distinguiamo dalla concorrenza per il nostro nucleo R&D e per i nostri laboratori sperimentali, grazie ai quali costruiamo i prototipi che andranno installati e validati a bordo macchina del cliente. Da diversi anni vantiamo delle collaborazioni e partnership di alto livello con player di livello mondiale (Sony, Flir, Aptina e così via) grazie ai quali siamo sempre aggiornati sullo stato d’arte della tecnologia dei sensori d’immagine. I punti di forza della nostra realtà, sulla quale facciamo leva per essere competitivi, si basano sullo sviluppo in-house di tutte le attività che spaziano dall’integrazione dei sensori di immagine allo sviluppo dell’hardware su piattaforme embedded, passando dalla progettazione delle schede elettroniche, lo sviluppo di firmware, alle prove di compatibilità elettromagnetica, alla progettazione meccanica sino ad arrivare ai test ambientali, termici e di compatibilità EMC.

D: Quali sono i settori applicativi più promettenti?

Randieri: I settori più promettenti per i sistemi di visione sono quelli che interessano tutta la filiera delle aziende che operano nel campo dell’elettronica, la produzione di famaci, i sistemi d’imballaggio, i dispositivi medici e i prodotti automotive senza nulla togliere ai prodotti consumer. Storicamente i sistemi di visione hanno avuto più successo in applicazioni dove sono stati integrati nel processo di produzione. I continui miglioramenti in termini di costi, prestazioni, robustezza algoritmica e facilità d’uso hanno incoraggiato l’uso di sistemi di visione nell’automazione della produzione in generale. Ulteriori progressi in questi settori caratterizzeranno il futuro della visione artificiale, incoraggiando nell’arco dei prossimi anni la progettazione e realizzazione di nuovi sistemi da utilizzare in nuovi piani di produzione. Pensiamo che il futuro dei sistemi di visione, in termini di diffusione in nuovi settori applicativi, debbano includere le fondamentali caratteristiche di essere sempre più veloci, intuitivi e facili da usare unitamente ad una maggiore flessibilità, portabilità e scalabilità.

D: Quali sono i principali fattori che distinguono la vostra azienda rispetto ai concorrenti?

Randieri: Come già accennato in precedenza, il fattore che sicuramente ci distingue dalla concorrenza è il nostro approccio ‘custom’, che ci permette di avere la capacità di fornire una tecnologia definibile ‘on demand’ ad alto contenuto di innovazione, grazie all’impegno dei nostri esperti in R&D. La grande flessibilità della nostra struttura, unitamente alla capacità di realizzare un prodotto finito (hardware e software), ci consente di rispondere a ogni richiesta specifica del nostro cliente. Realizziamo sistemi di visione anche per clienti OEM, dando loro spazio alle personalizzazioni che intendono applicare, offrendo loro nuovi strumenti atti a garantirgli il più rapido “time-to-market”. Nondimeno, il dipartimento di ricerca e sviluppo è certamente il cuore della nostra azienda, che fa della continua innovazione uno dei nostri valori. La struttura produttiva e l’organizzazione fanno però la differenza tra un centro di ricerca fine a se stesso e un’azienda.

D: Pur non avendo la sfera di cristallo, quali sono le previsioni sul lungo termine?

Randieri: I continui miglioramenti in termini di costi, prestazioni, robustezza algoritmica e facilità d’uso hanno incoraggiato l’uso dei sistemi di visione nell’ automazione della produzione in generale. Ulteriori progressi in questi settori caratterizzeranno il futuro della visione artificiale, che si tradurranno nello sviluppo di nuove soluzioni sempre più performanti ed economiche. Attraverso i recenti progressi in termini di riduzione dei costi di produzione, unitamente all’aumento delle prestazioni, robustezza e facilità d’uso, faranno sì che il mercato dei sistemi di visione si espanda sempre più a ritmi crescenti. Anni di applicazioni di sistemi di visione all’interno delle fabbriche hanno fatto maturare una grande esperienza dei produttori sugli usi ottimali di questi sistemi, a favore di una maggior consapevolezza che i confini applicativi di oggi continueranno a estendersi. I produttori di macchine industriali in futuro considereranno sempre più la visione a bordo macchina come uno strumento maturo da impiegare nei loro processi di produzione. Anche se molti dei potenziali utenti di queste tecnologie potrebbero voler attendere nuove tecnologie, gli sviluppi più recenti della tecnologia dei sistemi di visione suggeriscono che oggi è il momento più proficuo per investire in queste soluzioni.

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Intervista a Cristian Randieri riguardo il mercato dei sistemi di visione pubblicata sulla rivista EO News N. 589 Settembre 2015

Per scaricare l’articolo pubblicato sulla rivista, seguire il link riportato di seguito  http://www.intellisystem.it/portfolio/eonews-settembre-2015/

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