Fieldbus & Networks N. 88 - September 2016

FN September 2016-3

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Tavola Rotonda

“Reti aperte ma non troppo”

A cura di Massimo Giussani

Reti informatiche aziendali, sistemi di supervisione e controllo, apparecchiature di videosorveglianza e sicurezza: le soluzioni aperte trovano posto a ogni livello della gerarchia di un moderno sistema di automazione industriale, di controllo di processo o di building automation. Tuttavia, il concetto di ‘apertura’ di una rete si presta a molteplici interpretazioni, non tutte concordi tra loro. Ne parliamo con alcuni dei più noti fornitori del settore.

Fieldbus & Networks: Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono una rete ‘aperta’?

Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it): “Come per i sistemi aperti in generale, il concetto di rete aperta scaturisce da esigenze di standardizzazione. Nella progettazione di una rete industriale ci si può trovare di fronte a una serie di prodotti che potrebbero vincolare definitivamente al fornitore selezionato su qualsiasi scelta progettuale futura. Una rete aperta permette di cambiare fornitore senza dover necessariamente riprogettare l’intero sistema. Oltre a ciò, i due vantaggi più importanti di un protocollo di comunicazione aperto in un sistema di automazione sono retrocompatibilità e integrazione. Per capire bene tutti gli altri vantaggi occorre puntualizzare su alcuni aspetti che definiscono il nuovo modo con cui vengono definiti i protocolli. Nello sviluppo ‘consensus-based’ questo avviene grazie alla collaborazione e condivisione delle decisioni tra più partecipanti. La supervisione delle attività di definizione del protocollo e attuata da un gruppo di governance collegato a un ente riconosciuto, che organizza lo sviluppo e le revisioni degli standard. Se vi è proprietà intellettuale associata a uno standard aperto, essa può essere licenziata in cambio di una royalty ragionevole o secondo altri accordi di licenza. Di contro, i protocolli proprietari possono essere liberamente disponibili o implementabili solamente a fronte di un contratto vincolante. Sviluppati da produttori o individui per un uso specifico e verticale, piuttosto che per uno standard, le soluzioni proprietarie non adottano una metodologia di sviluppo basata sul consenso e sulla condivisione. Offrendo soluzioni specifiche a problemi specifici, si rivolgono ad applicazioni prettamente ‘target-oriented’”.

Alessandro Cazzola, technology specialist Powerlink e Open- Safety di Epsg (Ethernet Powerlink Standardization Group – www.ethernet-powerlink.org): “Per potersi definire davvero aperta una rete, o più in generale una tecnologia, deve essere completamente libera e indipendente da qualsiasi vincolo tecnologico e legale. Ancora oggi si possono scaricare gratuitamente dalla rete codici sorgente di protocolli presentati come open, ma il cui uso non e poi davvero cosi aperto, o perchè sono imposte royalty sul loro utilizzo, o perchè si vieta qualsiasi modifica ed estensione rispetto all’originale. Un protocollo software come quello promosso da Epsg, invece, può essere definito ‘open source’ e ‘100% free’ perchè non esistono brevetti e diritti intellettuali, quindi per chi ne fa uso non vi sono impegni scritti da firmare e percentuali da corrispondere a terzi. Powerlink e distribuita in accordo con la licenza BSD (Berkeley Software Distribution) che implica due aspetti molto importanti: il primo e che con questo tipo di licenza gli utenti possono liberamente modificare e distribuire il codice sorgente originale, il secondo e che il prodotto con il sorgente originale o modificato può essere ridistribuito e venduto con una licenza differente, mettendo gli utilizzatori nella posizione di tutelare il proprio business e la proprietà intellettuale”.

Luca Cavagnari, head of sales, Industrial Automation Business Group (Iabg) di Delta Italy (www.deltaww.com): “Una rete o sistema bus di comunicazione e da considerarsi aperto se facilmente accessibile a terze parti per lo sviluppo di dispositivi che possano avere questo tipo di interfaccia. Bisogna fare attenzione a non confondere l’ampia diffusione di una rete con la sua apertura. Esistono infatti molte reti, soprattutto basate su Ethernet, che pur essendo ampiamente utilizzate, sono scarsamente aperte, se non addirittura proprietarie. Tuttavia, non bisogna nemmeno confondere l’apertura con l’assenza di pagamento di royalty o fee annuali di consorzio. Un’associazione opportunamente gestita, che non goda di fondi pubblici, deve per forza avere mezzi di sostentamento per lavorare e promuovere ulteriore sviluppo tecnologico. L’importante e che tali fondi (una tantum, annuali, o legati alla singola implementazione) garantiscano un effettivo accesso alle risorse, senza privilegi di alcun tipo”.

Alberto Griffini, product manager Avanced PLC & Scada di Mitsubishi Electric (it3a.mitsubishielectric. com): “Una rete di comunicazione aperta consente la realizzazione di sistemi di automazione composti da dispositivi provenienti da fornitori differenti che condividono una soluzione tecnologica comune. Affinchè questo sia possibile sono necessarie alcune condizioni, come la disponibilita delle specifiche tecniche, dell’integrabilità hardware e software, di un’associazione alla portata di tutti, sia costruttori sia utilizzatori. Tutte queste caratteristiche sono rispettate dalla rete Ethernet industriale CC-Link IE e dal corrispondente fieldbus CC-Link, entrambe supportate dal consorzio Clpa (CC-Link Partner Association).

Nicola Peli, product expert motion, Industry Business di Schneider Electric (www.schneider-electric.it): “Una rete aperta consente di condividere dati in modo semplice, stabile ed efficiente tra tutti i dispositivi e i componenti di un’installazione o di una fabbrica, a ogni livello applicativo. Uno dei punti che contraddistingue una rete aperta consiste nel fatto che il protocollo utilizzato sia uno standard pubblicato e reso disponibile a tutti liberamente o con licenza. Un esempio per Schneider Electric e Modbus TCP/IP, divenuto uno standard universalmente diffuso e liberamente utilizzabile, che non e legato all’utilizzo di uno specifico tipo di hardware. Altra caratteristica delle reti e dei protocolli aperti e rappresentata dal supporto da parte di piu produttori e fornitori di software, i quali facendo riferimento a una specifica organizzazione, contribuiscono a sostenere e sviluppare lo standard, offrendo maggiore liberta e scelta all’utente finale. E anche per questo motivo che Schneider Electric, in termini di protocolli di comunicazione Ethernet-based per l’automazione industriale punta su Ethernet/IP e Sercos III, protocolli non proprietari, orientati a un approccio più standardizzato e strutturato e che assicurano performance a livello applicativo”.

 

F&N: È difficile immaginare un futuro senza soluzioni aperte. Ma qual è oggi il ruolo delle reti proprietarie e quali sono le prospettive per il futuro? In particolare, ci sono ambiti in cui le soluzioni proprietarie vantano una posizione ancora inespugnabile?

Cazzola: La maggior parte delle reti che inizialmente si sono imposte e diffuse sul mercato si basano su tecnologie proprietarie. A partire dal periodo post-crisi del 2009, poi, e cresciuta in molti costruttori di macchine l’esigenza di modificare rapidamente l’equipaggiamento delle proprie commesse, un compito tanto più agevole quanto più ampia e la proposta dei fornitori. In futuro si assisterà a un’ulteriore affermazione di questa coscienza: la libera scelta di fornitura sarà alla base di ogni risk management e sarà la scelta più immediata se orientata verso tecnologie riconosciute come aperte e standard dal mercato. E questo probabilmente già oggi non permette di affermare con assoluta sicurezza che ci siano tecnologie in posizioni inespugnabili. In tutti gli ambiti dell’industria ci sono ancora molti casi in cui la soluzione proprietaria resiste, talvolta motivati dalla continuità con il passato e dal desiderio di rimanere nella propria ‘comfort zone’, con una soluzione che ha sempre funzionato a dovere. Tuttavia, prima o poi questi casi dovranno essere messi in discussione a favore di una valutazione di tecnologie aperte che possano meglio garantire l’interconnessione, l’interoperabilità e la diagnosi sulla linea, che l’incalzante Industria 4.0 oggi ci chiede”.

Griffini: “In effetti le soluzioni di rete proprietarie sono generalmente in declino per quanto ancora largamente utilizzate in certi ambiti particolari, come la raccolta dati high-speed, la strumentazione di processo, la sicurezza d’impianto o la domotica. I vantaggi offerti sono spesso la specificità riferita all’applicazione, l’affidabilità e la competenza da parte dell’azienda proprietaria dello sviluppo. Di contro, spesso si tratta di tecnologie non particolarmente aggiornate, o comunque derivate da soluzioni standard non proprietarie, il cui maggior limite e la mancanza di interoperabilità con prodotti e sistemi di terzi fornitori”.

Cavagnari: “Il ruolo delle reti proprietarie ormai è dedicato, a mio avviso, solo a soluzioni altamente specifiche, che si rivolgono a mercati o nicchie di mercato dove vi sono problematiche ben definite e dove le reti proprietarie rappresentano non solo la soluzione, ma sono parte integrante di un ‘pacchetto tecnologico’ che consente di affrontare e garantire le performance richieste”.

Randieri: “Nel prossimo futuro è legittimo attendersi un’intelligenza sempre più distribuita, con la necessità di far convivere protocolli Ethernet, fieldbus e tecnologie wireless in un’unica rete industriale. Nonostante il mondo Ethernet, dal punto di vista industriale, si stia perfezionando per superare i propri limiti in tema di determinismo, in certe soluzioni realtime molto spinte risulta ancora oggi quasi impossibile applicare questa tecnologia. Per cui il ruolo delle reti proprietarie continua a rappresentare un pilastro su cui poggiano le più sofisticate tecnologie di controllo, caratterizzate da stringenti e imprescindibili requisiti realtime”.

Peli: “La scelta fra soluzione aperta e proprietaria si gioca essenzialmente sulla priorità in termini di esigenze dell’applicazione o del processo. Quando l’esigenza di affidabilità dell’architettura o di garanzia di stabilita di un certo tipo di operatività e primaria, o quando uno scarto anche minimo può mettere a rischio, come a volte avviene, l’integrità fisica stessa di una macchina, allora adottare un’architettura chiusa può rappresentare una prima scelta. Questo non significa che con le reti aperte non si possano realizzare architetture affidabili: il punto e che un’architettura aperta lascia ‘aperte’, appunto, possibilità d’implementazione molto varie, che se non armonizzate correttamente fra loro, possono degradare la qualita delle prestazioni”.

F&N: Quali sono i vantaggi delle reti aperte maggiormente apprezzati dai vostri clienti e partner?

Peli: “Clienti e partner apprezzano nell’immediato la grande libertà di scelta in termini di fornitori di componenti, che rende più semplice un eventuale cambiamento. Dal punto di vista tecnico, inoltre, un vantaggio percepito e legato al fatto che si possa adottare solo un certo set di funzionalità, e non un pacchetto che magari include funzionalità evolute non necessarie in un dato momento”.

Griffini: “I vantaggi offerti dalle reti di comunicazione aperte vanno a beneficio soprattutto degli utilizzatori, a partire dai system integrator e costruttori di macchine, che possono liberamente scegliere come comporre il sistema di automazione optando tra un ventaglio di possibili fornitori e alternative, per arrivare ai clienti finali che avranno la garanzia dell’investimento senza vincoli di scelta nei futuri ampliamenti o modifiche del sistema acquisito. A questo si aggiunge la valenza tecnica ed economica dell’integrazione in rete di differenti sistemi presenti in ambito produttivo, con la possibilità di gestire scambi dati e servizi di manutenzione e diagnostica utilizzando una struttura di comunicazione unica e condivisa. Mitsubishi Electric supporta questo tipo di soluzione con la rete CC-Link IE su standard Ethernet a 1 Gbps e protocollo aperto a livello di interfaccia, o facilmente gestibile con ‘incapsulamento’ dei messaggi Slmp (SeamLess Message Protocol) su base TCP/IP”.

Cazzola: “Rete aperta significa sicuramente maggiore libertà di scelta del componente e sicurezza di integrazione tra gli elementi di macchina e di linea, con il vantaggio di migliorare il time-tomarket. I concetti di Industria 4.0 e Industrial Internet of Things hanno definitivamente forzato la necessita di connettere macchine, linee, sensori e robot. Se prima questa era un’opzione desiderabile, ora e un requisito indispensabile per qualsiasi azienda moderna. Ci siamo inoltre accorti che velocita di comunicazione, autoconfigurazione e autodiagnosi di tutti i dispositivi connessi sono altri fattori che non possono essere tralasciati: per rispondere al meglio a questa richiesta di integrazione abbiamo visto che la cosa migliore e quella di connetterli tutti su un’unica dorsale”.

Randieri: “Tenendo conto delle rapide evoluzioni delle comunicazioni, un’azienda connessa a 360 gradi è sicuramente la premessa per il tipico impianto produttivo del futuro, che non può prescindere dall’utilizzo di reti aperte. I vantaggi di queste nuove tecnologie sono molteplici: basti pensare al fatto che mediante un dialogo più efficace ed efficiente è possibile ottenere un unico sistema, un unico software, un unico controllo… insomma, un’unica rete (Ethernet) per gestire l’automazione di processo, la diagnostica e la safety. Un punto di forza delle reti aperte consiste nel fatto che oggi sono disponibili nel mercato sempre più gateway e dispositivi di collegamento, per connettere le reti informatiche o di controllo con le reti dei dispositivi di campo. Sfruttando strutture di rete esistenti diventa possibile ridurre i costi dei dispositivi di controllo, risparmiando su costi di licenza e aggiornamento”.

Cavagnari: “Come Delta abbiamo da tempo sposato il bus di comunicazione Ethercat, una scelta dettata non tanto dal fatto di non avere fee associative, quanto dalla sempre maggiore diffusione di questo bus tra molti produttori di elettronica e dispositivi di automazione. Questo conferisce ai costruttori di macchine e impianti, che sono i nostri clienti, la possibilità di utilizzare diversi dispositivi interfacciabili tra di loro, garantendo loro un vantaggio competitivo. Inoltre, clienti che utilizzano una specifica rete bus, come Ethercat, sviluppano anche una competenza professionale che si vuole sfruttare in quante più applicazioni possibile, senza ogni volta dover introdurre un nuovo sistema, con conseguente allungamento dei tempi di sviluppo e relativo aggravio di costi”.

 

F&N: Quali sono invece i limiti di una soluzione aperta?

Peli: “Vantaggi e svantaggi sono da valutare caso per caso in funzione dell’esigenza. Per esempio, se si deve implementare su una rete aperta un numero molto elevato di funzioni in tutti i device, si avrà la certezza che scegliendo un’architettura chiusa i device disponibili avranno tutte le funzionalità integrate; scegliendo l’architettura aperta si dovrà cercare caso per caso ciò che risponde alle esigenze progettuali e lavorare su un’elevata personalizzazione”.

Cazzola: “Quando si parla di soluzioni aperte vi sono numerosi aspetti da considerare, come il ciclo di vita, il rischio di obsolescenza, la non specificità, ma anche il rischio di assenza di manutenzione per il futuro e la mancanza di aggiornamenti e nuove release. Con Powerlink specificità, continuità e disponibilità a lungo termine sono garantite grazie all’associazione indipendente Epsg, che vigila sulla tecnologia e coordina le attività dei suoi membri. L’appartenenza a Epsg e aperta a tutti: aziende, associazioni, istituzioni, scuole, università, fino al singolo privato”.

Randieri: “Malgrado le potenzialità non ancora del tutto espresse di Ethernet, il protocollo e caratterizzato da alcuni limiti specifici che si manifestano soprattutto nei sistemi realtime particolarmente critici e che rendono necessario ricorrere a tecnologie di comunicazione specifiche per interfacciarsi con i singoli sensori. E’ quindi legittimo prevedere che in molti casi Ethernet potrebbe rappresentare solamente la dorsale per far dialogare tutti i sottosistemi, che continueranno pero a utilizzare protocolli specifici o, in alcune applicazioni, versioni di Ethernet estremamente verticali e specializzate”.

Cavagnari: “Più che pensare agli svantaggi di una rete aperta, penserei ai vantaggi che offre una rete proprietaria, la quale ha senso se vista in un’ottica di ‘pacchetto’ orientato principalmente a soluzioni specifiche o problematiche molto particolari, dove le soluzioni standard, proprio per il fatto di doversi adattare al maggior numero di esigenze possibili, non consentono quelle prestazioni e/o adattamenti tecnologici a cui la soluzione e orientata”.

F&N: Quali sono vantaggi e svantaggi delle reti aperte dal punto di vista dei produttori e dei system integrator?

Cavagnari: “Quando un costruttore di macchine o impianti o system integrator deve sviluppare una nuova applicazione, la prima cosa che cerca di fare e ottimizzare il bagaglio culturale già sviluppato, con lo scopo di ridurre i tempi di sviluppo e aumentare la produttività, con un conseguente miglioramento dei margini di guadagno. Se una tecnologia è già familiare, utilizzata e collaudata con diverse esperienze, questo rappresenta un vantaggio competitivo non da poco. Questo vale non solo per lo sviluppo di software, ma anche per la formazione che gli integratori devono avere e alla quale si devono dedicare per poter far fronte alle richieste del mercato. Pensare di utilizzare molti sistemi diversi e doverli gestire tutti insieme e impraticabile, soprattutto per le strutture medio-piccole che ancora oggi in Italia rappresentano il tessuto principale di mercato”.

Griffini: “Ovviamente la standardizzazione permette di ridurre i costi di apprendimento del personale e di massimizzare la flessibilità in fase di sviluppo e ampliamento delle linee di produzione. L’attività dei system integrator e in gran parte semplificata dal poter impiegare componenti di sistema pensati per comunicare in modo trasparente con il controllore centrale o i sistemi di livello superiore dedicati alla supervisione d’impianto, archiviazione e analisi dei dati di produzione. Un ulteriore vantaggio delle reti aperte e la possibilità di creare punti di interscambio tramite accoppiatori facilmente realizzabili proprio perchè entrambe le tecnologie sono accessibili, come e previsto dalle tecnologie di comunicazione Ethernet supportate dai consorzi Clpa e PI (Profibus & Profinet International).

Cazzola: “In generale, si può dire che l’uso di software open source consenta di ridurre i costi di esercizio e mantenerli inferiori alla media e che una soluzione aperta sia meno costosa di una proprietaria, perchè i dispositivi basati su tecnologia aperta sono destinati ad avere maggiori volumi di produzione. Con Powerlink il codice sorgente è già disponibile e questo elimina i tempi e i costi di sviluppo, di debug e di correzione del software. La diffusione di Powerlink poi sta avendo ulteriore crescita, anche grazie alla disponibilità di numerosi fornitori di tecnologia che offrono lo stack gia pronto, su diverse piattaforme hardware, contribuendo a diminuire i tempi di ricerca e sviluppo. Gli associati a Epsg possono condividere informazioni e specifiche dei progetti: in diversi casi i costruttori di macchina hanno approfittato della loro appartenenza a Epsg per sedersi agli stessi tavoli dei loro fornitori e condividere il progetto di un nuovo dispositivo dalle sue prime fasi, riuscendo a influenzarne lo sviluppo e portando anche un prezioso contributo per la creazione di una soluzione in grado di rispondere a tutte le effettive esigenze di chi poi la doveva usare davvero”.

Peli: “Certamente con l’architettura aperta un produttore ha maggiori possibilità di proporsi sul mercato e accedervi piu rapidamente, mentre un system integrator ha più interlocutori a cui fare riferimento. Poi come produttore si tratta di scegliere su cosa basare l’architettura aperta: Schneider Electric ha scelto Sercos III ed Ethernet/IP e lo ha fatto perchè Sercors III e legato a regole e scelte hardware precise, mentre Ethernet/IP e uno standard industriale aperto, accessibile a chiunque senza vincoli o licenze”.

Randieri: “I dispositivi industriali connessi a una rete aperta, tra cui controllori, sensori e altri dispositivi, generano una mole sempre maggiore di dati relativi alle performance delle macchine, ai consumi di energia ecc., il tutto per ogni fase del processo produttivo. I dati raccolti, che di fatto rappresentano un ‘asset’, possono essere contestualizzati e trasformati in un patrimonio di informazioni di business da mettere a disposizione degli operatori più esperti e capaci. Una rete aperta rappresenta il supporto fisico ideale su cui far leva per aiutare a raccogliere, instradare e condividere in modo sicuro i dati acquisisti e misurati, in modo da guidare i responsabili di reparto a prendere le decisioni più appropriate. Solo in questo modo l’utilizzo del patrimonio delle informazioni di lavoro permetterà alle aziende produttrici di fare quel ‘salto’ che gli consentirà di passare dal collegamento di semplici operazioni, all’essere le aziende ‘intelligenti’ del futuro, interconnesse secondo i moderni canoni su cui poggia il concetto di Internet of Everything. Utilizzando le stesse tecniche del mondo IT, Ethernet/IP permette alle informazioni di fluire liberamente verso la destinazione desiderata anche nelle operazioni di produzione più complesse, consentendo una maggiore collaborazione tra dispositivi, macchine e operatori (da cui il concetto di ‘Internet of Everything’). Sono fermamente convinto che anche il comparto dell’automazione industriale debba essere pronto a supportare e a fornire ai propri clienti soluzioni adatte all’adozione di queste nuove tecnologie in un futuro molto immediato. Ethernet of Everything è l’unico strumento per offrire all’industria queste significative opportunità di innovazione ed Ethernet/IP si sta affermando come una delle soluzioni Ethernet industriali completa e di comprovata affidabilita, completamente ‘Internet of Things-ready’”.

F&N: Quali sono le soluzioni aperte di maggiore impatto dal vostro punto di vista e perchè? Quando invece è preferibile una soluzione proprietaria?

Cavagnari: “Rispondere a domande come questa e sempre complicato. Per quanto riguarda i futuri sviluppi delle nuove CPU e della parte motion control, Delta ha fatto una scelta precisa che e rappresentata dal bus Ethercat. La scelta e derivata dal fatto che essendo un bus molto versatile e aperto, può essere utilizzato sia in ambito di automazione di macchina sia di controllo di processo. Inoltre, l’implementazione via software, senza la necessita di particolari sistemi hardware, rende il protocollo sicuramente flessibile. Il mezzo Ethernet come sistema trasmissivo completa il tutto”.

Peli: “Non vi e una risposta univoca. Certamente dove vince sulle altre necessita l’esigenza di interfacciarsi con il più alto numero e varietà di dispositivi, come per esempio avviene spesso nella building automation, la rete aperta può vincere; laddove invece servono maggiori performance, come in ambito industry automation, la soluzione proprietaria potrebbe ancora fare la differenza. Con molta probabilità, pero, come già e accaduto in passato, la soluzione proprietaria e destinata a tramutarsi in uno standard e in protocollo aperto a tutti per poter crescere e diffondersi”.

Cazzola: “Una soluzione di rete aperta può essere d’impatto e apportare benefici in tutti gli ambiti, a patto pero che sia anche contraddistinta da prestazioni, capacita di supportare elevate quantità di dati e di garantire interconnessione a tutti i livelli. Contrariamente a quanto di possa pensare, un bus molto veloce e realtime non deve necessariamente essere progettato per trasportare limitate quantità di dati: il frame Powerlink si compone di una parte asincrona, in cui possono essere inseriti i dati meno critici dal punto di vista del trasferimento veloce, come le informazioni relative ai sistemi di visione, all’OPC UA, alla diagnostica e alla configurazione dei dispositivi. Anche in ambito sicurezza l’apertura e un elemento di primaria importanza: OpenSafety e un protocollo open source, proprio come Powerlink, certificato e di decennale e consolidata presenza in ambito industriale. Inoltre, e indipendente dal bus di campo: sfruttando il principio del ‘black channel’ e in grado di creare un tunnel attraverso il livello di trasferimento dati di qualunque bus e connettere con maggiore efficienza e rapidità macchine che utilizzano diversi bus, anche proprietari, rendendo più agevole il processo di certificazione dell’intera linea”.

Randieri: “Nel contesto moderno di Industry 4.0 e in particolare nel campo dell’IoT, Industrial Ethernet è chiamato a realizzare infrastrutture di comunicazione attive, caratterizzate da esigenze di comunicazione in ambienti particolarmente aggressivi come quelli industriali. A oggi la soluzione open più diffusa ritengo sia Profibus DP/DP v1, cui seguono nell’ordine Ethernet (in tutte le sue declinazioni), Devicenet, CC-Link e Canopen. Proprio per l’alto dinamismo di questo nuovo mercato si tratta di una classifica destinata a cambiare continuamente nel prossimo futuro”.

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Tavola Rotonda pubblicata su Fieldbus & Networks N. 88 – Settembre 2016

FieldbusENetworksFieldbus & Networks è uno strumento indispensabile per tutti coloro che progettano o utilizzano bus di campo e reti locali o geografiche in campo industriale o civile. La rivista descrive sia gli ambienti fieldbus standard sia quelli proprietari offrendo quindi una visione d’insieme su argomenti che spaziano dai problemi dei fieldbus utilizzati per collegare sensori e attuatori, alla connessione di unità di controllo, all’interfacciamento fra i dispositivi in campo e i sistemi di monitoraggio e supervisione. Fra i temi specifici, da segnalare l’uso di Internet e delle reti intranet nell’automazione industriale e la building automation. Fieldbus & Networks, si rivolge agli specialisti della comunicazione in campo industriale, ai system integrator e ai tecnici di produzione.

 

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