Fieldbus & Networks N. 86 - February 2016

FN February 2016-2

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Tavola Rotonda

“La convergenza delle reti: potenzialità e criticità”

A cura di Cristina Paveri

Con Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies; Sophie Borgne, marketing director Industry BU di Schneider Electric; Alberto Griffini, manager Advanced PLC&Scada di Mitsubishi Electric; Roberto Motta, solution architect team leader Connected Enterprise di Rockwell Automation; Cristian Sartori, industrial communication product manager di Siemens Italia; Marika Silla, marketing specialist di Advantech; Francesco Tieghi, responsabile digital marketing di ServiTecno; Alexander Bufalino, chief marketing officer di Telit; Michele Frassini, responsabile sales and marketing M2M e IoT di Vodafone Italia.

Introduzione 

Per comprendere le potenzialità e le criticità della convergenza delle reti, passando dalle telecomunicazioni (TLC) alle tecnologie dell’informazione e delle comunicazione (ICT) all’Internet delle cose (IOT): abbiamo intervistato i referenti di alcune tra le più importanti imprese nel settore dell’automazione industriale. Vediamo cosa hanno detto

Oggi la convergenza delle reti si sta facendo via via sempre più spinta: reti dati che trasportano anche l’alimentazione e consentono di ridurre i cablaggi, reti industriali accessibili via web e che dal web traggono informazioni per il funzionamento dei dispositivi, reti nate per il mondo ‘office’ o aziendale che si ‘trasformano’ per ‘scendere’ in campo e, doverosamente ‘modificate’ e irrobustite, vengono utilizzare anche dall’industria. Con l’avvento di concetti quali Industry 4.0 e lo svilupparsi dell’idea della ‘fabbrica interconnessa’, poi, era inevitabile che il fenomeno della convergenza si acuisse ancora di più. Con tutte le problematiche e criticità che esso comporta, da quelle legate alla sicurezza dei dati e alla privacy, alla necessità di dotarsi di soluzioni in grado di resistere alle difficili condizioni ambientali del mondo manifatturiero. Centrali poi si stanno rivelando i problemi legati alla standardizzazione dei protocolli e all’interoperabilità delle soluzioni impiegate, perché, per poter scambiare informazioni e costruire applicazioni ‘intelligenti’ sulla base dei dati raccolti, occorre che i diversi dispositivi in gioco ‘parlino’ la stessa lingua e possano quindi ‘comprendersi’. Cosa a oggi non scontata e alla quale gli organismi regolatori dovranno dare al più presto una risposta… Abbiamo cercato di capire con i maggiori vendor del settore dove ci porterà questo trend. Già ora vediamo affacciarsi sul mercato industriale nuovi player e soggetti il cui business era prima focalizzato su ambiti affini ma separati. Gli operatori Telecom, per esempio, cominciano a vedere nel mondo industriale un interessante ambito di sviluppo per le applicazioni che si basano sulle reti. Dall’m2m all’Internet of Things le reti di telecomunicazione potranno giocare un ruolo importante e le Telco intendono sfruttare a pieno questo business proponendo anche soluzioni proprie. È un mercato ancora tutto da costruire, dove mandano applicazioni e dove c’è spazio un po’ per tutti i soggetti per crescere. Vediamo dunque quali sono le impressioni raccolte da Fieldbus&Networks e quali le esperienze maturate in questo ambito.

Fieldbus & Networks: Quali sono i requisiti e le priorità su cui si basa la vostra strategia di convergenza delle reti dal livello aziendale al livello di singolo impianto di produzione?

Sophie Borgne, marketing director Industry BU di Schneider Electric (www.schneider-electric.it): “Dal nostro punto di vista, la convergenza delle reti in ambito industriale deve mirare a un obiettivo ben preciso: aumentare l’intelligenza operativa dei nostri clienti. Con ‘intelligenza operativa’ intendiamo un insieme di opportunità di crescita che possono dare impulso alle performance, alla capacità di innovazione dei modelli di business e operativi e alla capacità di reagire al cambiamento. Il nostro percorso prevede di portare l’intelligenza nelle macchine, nei sistemi e nell’intero ambiente di produzione per sviluppare al massimo le potenzialità dell’Internet of Things industriale a livello di produzione, di efficienza energetica, di automazione e di capacità decisionale: sulla base di alcuni pilastri, quali l’aderenza a standard aperti, per garantire la massima interoperabilità e una solida strategia e proposta di cybersecurity industriale. Riguardo agli standard, Schneider Electric ha posto al centro delle sue soluzioni l’Industrial Ethernet e stiamo già lavorando con diversi Consorzi su questi temi: da Odva per Ethernet/IP a Sercos”.

Alberto Griffini, product manager Advanced PLC&Scada di Mitsubishi Electric (www.mitsubishielectric.it): “Siamo convinti che lo sviluppo di ‘Industry 4.0’ possa aiutare le aziende italiane ed europee a creare un ambiente di produzione moderno ed efficiente, per accrescere la loro competitività. In particolare, per quanto riguarda le reti, unificare le interfacce e i canali di comunicazione per creare un’integrazione orizzontale e verticale trasparente è fondamentale per supportare la produttività aziendale. La connettività dei sistemi rappresenta infatti non solo un elemento distintivo di innovazione, ma soprattutto una risposta a esigenze concrete di maggiore flessibilità, incremento di produttività e riduzione dei TCO. I dati di produzione sono il vero motore della fabbrica totalmente automatica, in cui i processi produttivi risultano governati dai livelli superiori di elaborazione, pianificazione e reportistica. La parola chiave dei sistemi di automazione di ultima generazione è dunque ‘integrazione’, un tema particolarmente caro alla nostra azienda: da sempre Mitsubishi Electric porta avanti al proprio interno un continuo processo di integrazione dei sistemi IT e ottimizzazione della produzione. Ma Mitsubishi Electric ha precorso i tempi anche per quanto riguarda le attività rivolte al mercato, lanciando già nel 2003 il concetto di e-F@ctory, ovvero la totale integrazione tra linee di produzione e sistemi ERP, oltre ai primi moduli di comunicazione per collegare i due livelli. Le interfacce MES di Mitsubishi Electric, per esempio, permettono di creare un’infrastruttura di comunicazione trasparente che elimina il divario tra manufacturing e database IT, ottenendo una visibilità totale della fabbrica e una trasmissione dati in tempo reale. In tal modo, si ottengono importanti risultati in termini sia di affidabilità sia di riduzione dei costi”.

Roberto Motta, solution architect team leader Connected Enterprise di Rockwell Automation (www.rockwellautomation.it): “La nostra offerta IoT, che chiamiamo ‘Connected Enterprise’, si articola su tre elementi essenziali, prima di tutto l’infrastruttura di rete. Solo l’impiego di un Ethernet industriale, che utilizzi unicamente tecnologia standard Ethernet, può agevolmente integrare i dati di produzione al resto dell’azienda. Ethernet fornisce anche la spina dorsale per l’evoluzione futura della comunicazione, tenendo conto della crescita pervasiva dei dispositivi abilitati a Internet. Secondo elemento centrale è l’Informazioni Working Capital: i dati di produzione messi a disposizione del personale e contestualizzati permettono di svolgere al meglio le proprie mansioni. In questo ambito, proponiamo il pacchetto software VantagePoint disponibile oggi anche per i dispositivi ‘mobile’ più diffusi. Infine, è fondamentale parlare di security. Questa deve divenire una pratica costante per gestire le minacce e un fattore culturale che deve raggiungere ogni livello ed estendersi anche ai fornitori. Per soddisfare questi tre elementi e aiutare le aziende manifatturiere a collegare in modo sicuro le tecnologie informatiche e quelle di produzione, è necessaria la stretta collaborazione e la convergenza su standard riconosciuti dai fornitori di tecnologie IT e OT. Un’azienda connessa è la premessa per l’impianto produttivo del futuro, che sostiene la collaborazione tra una forza lavoro più mobile e un accesso sicuro per i dispositivi (‘things’), che prevede ambienti virtuali e monitoraggio remoto”.

Cristian Randieri, presidente e CEO di Intellisystem Technologies (www.intellisystem.it): “Storicamente il fenomeno della convergenza delle reti è nato come processo di integrazione all’interno di ciascuno dei seguenti settori: le tecnologie (informatica e telecomunicazioni), con i relativi standard tecnici e i mercati, con tendenza alla confluenza di aree in antecedenza rigorosamente distinte. Progressivamente, il processo di convergenza si è esteso a un’integrazione tra diversi settori, con una spiccata tendenza a creare un interlacciamento sempre più profondo tra di essi. Il driver della convergenza delle reti, sino a qualche tempo fa, è stato legato alla confluenza tra informatica e TLC (ICT), processo che per molti anni è stato caratterizzato da aspetti di forte confluenza tecnologica, rimanendo praticamente sterile dal punto di vista di un’unificazione e potenziamento dei mercati. Dall’inizio degli anni ‘90 la tecnologia ICT ha iniziato a trasformarsi in un nuovo unico segmento di mercato e, da allora, l’unione delle due tecnologie si è rivelata indispensabile per fornire reti e applicazioni di tipo innovativo. Il ruolo di Internet è stato certamente fondamentale nel portare a compimento questo processo, dando un forte impulso alle tecniche di trasporto dell’informazione mediante un servizio con una qualità definita e controllata. Oggi si sta assistendo a una naturale evoluzione dell’ITC verso l’integrazione con sistemi elettronici, da cui scaturisce la filiera dell’Internet delle Cose. Mai come in passato si è assistiti a una totale convergenza delle tecnologie basate sull’informatica, l’elettronica e le telecomunicazioni. Nuove dinamiche della domanda e della tecnologia pongono le imprese dell’intera filiera dinanzi a scelte strategiche complesse e per nulla scontate, da cui dipenderanno in larga misura la diffusione delle medesime. Nel caso nostro, poiché la nostra realtà aziendale si basa sulla ricerca e sviluppo di nuove soluzioni nel campo ingegneristico industriale, tale evoluzione rappresenta un vantaggio, poiché oggi non si può parlare di ricerca e sviluppo se non si ha la completa padronanza delle tre tecnologie basate sull’informatica, elettronica e telecomunicazione”.

Cristian Sartori, industrial communication product manager di Siemens Italia (www.siemens.it): “Nella visione del futuro dell’industria, la pervasività della comunicazione tra persone, cose, macchine creerà completamente un nuovo ambiente di produzione. Le tecnologie di Information & Communication Technology non solo aiuteranno l’industria a essere più performante ed efficiente, ma daranno il loro contributo anche per aumentare valori come la capacità di innovazione e creatività. La strategia di Siemens, per quanto riguarda la convergenza delle reti, è offrire una soluzione completa e non solo semplici componenti per il networking. Da oggi e nel futuro prossimo Siemens si impegnerà non soltanto ad ampliare la propria gamma di prodotti adatti al singolo impianto di produzione e prodotti adatti al livello aziendale, ma anche nell’approccio al cliente, consigliando la migliore soluzione possibile con una prospettiva a 360°. La rete di comunicazione è in grado di connettere i dispositivi di campo su rete Internet. Il portfolio Siemens comprende non solo i dispositivi di campo ma anche il mondo Rfid che garantisce semplificazione e univocità ai legami tra oggetto finale e sistema di controllo di processo, in maniera totalmente autonoma”.

Marika Silla, marketing specialist di Advantech Italia (www. advantech.it): “Secondo le previsioni, il numero di oggetti connessi passerà da 1,7 miliardi alla fine del 2014 a 6,6 miliardi nel 2020. Questa crescita fenomenale è resa possibile dai costi in continua discesa dei sensori e dei dispositivi hardware intelligenti embedded, dalla comunicazione wireless dei dati e dall´elaborazione dati. Le soluzioni IoT complesse richiedono piattaforme di comunicazione più avanzate e un middleware che faciliti l´integrazione senza soluzione di continuità di dispositivi e reti”.

Francesco Tieghi, responsabile digital marketing di Servi- Tecno (www.servitecno.it): “La strategia Endian, brand distribuito in Italia da ServiTecno, si basa sulla trasmissione sicura del flusso di dati tra oggetti che tradizionalmente non comunicano tra loro. Chiave della soluzione è un’intelligenza centrale che, tramite un tunnel VPN con funzionalità avanzate, permette il transito protetto delle informazioni dagli impianti di produzione in campo all’utente collegato e viceversa. L’intelligenza centrale governa e controlla le operazioni effettuate dai singoli utenti (preautorizzati) sugli impianti di produzione. Gli stessi utenti potranno quindi accedere al singolo macchinario, collegato a un firewall industriale, monitorarlo e gestirlo tramite i software normalmente in uso all’azienda”.

F&N: In che modo si può garantire un livello di standardizzazione per componenti, protocolli di comunicazione e mezzi trasmissivi tale da garantire l’interoperabilità dei sistemi forniti da diverse aziende?

Griffini: “Mitsubishi Electric è stata particolarmente precoce nel riconoscere come, con la crescente rilevanza dell’IoT nella produzione manifatturiera, la trasparenza assuma un’importanza assoluta. Non a caso questo è proprio uno dei presupposti da cui nasce l’idea alla base di e-F@ctory Alliance. Per permettere al cliente finale di disporre di una soluzione davvero completa, Mitsubishi Electric ha deciso di potenziare i vantaggi ottenibili dalla sua piattaforma e-F@ctory attraverso una partnership con una vasta serie di fornitori tecnologici. È nata così e-F@ctory Alliance, una rete di oltre 3.000 partner, in grado di fornire soluzioni a livello di campo, di controllo, di processo e di business, tutte interoperabili e accomunate dall’adozione di un unico protocollo standard. Non a caso, la piattaforma e-F@ctory è stata premiata da Frost&Sullivan per la sua capacità di integrare i componenti di automazione industriale utilizzando protocolli e reti comuni”.

Motta: “Non è solo l’utilizzo di un prodotto specifico a caratterizzare la rivoluzione Industry 4.0. Creare un’azienda connessa è molto più che collegare tra loro dei sistemi eterogenei. Innanzitutto, si tratta di sviluppare una connessione, per esempio con switch gestiti della serie Stratix di Rockwell Automation, senza soluzione di continuità tra tutti i livelli IT e di controllo aziendali, che abiliti l’accesso a dati operativi, in tempo reale e storici, qualunque sia la fonte, siano essi dati di business o transazionali, sia che impattino sui diversi impianti che sulla globalità delle operazioni. Non solo, è necessario anche disporre di una tecnologia sicura, per esempio firewall Stratix 5900, per trasformare questa integrazione in valore aggiunto. La Internet suite permette alle informazioni di fluire liberamente verso la destinazione desiderata anche nelle operazioni di produzione più complesse, consentendo una maggiore collaborazione tra dispositivi, macchine e operatori (non per nulla qualcuno parla di Internet of Everything). Inoltre, può teoricamente supportare un numero illimitato di nodi, per una maggiore flessibilità nelle operazioni e nelle comunicazioni a tutti i livelli aziendali. Già oggi, molti dei dispositivi in uso nelle linee e impianti di produzione sono connessi su reti IP, ma opportunità ancora maggiori sono attese dalla sempre più capillare diffusione, anche per applicazioni industriali, di dispositivi quali tablet, smartphone, videocamere e lettori Rfid, che aprono la strada a nuove possibilità per aumentare la produttività, l’innovazione e la collaborazione”.

Randieri: “Il mondo ICT si trova oggi nel mezzo di una fase di discontinuità tecnologica e di mercato. La discontinuità tecnologica può essere sinteticamente spiegata ricordando che la diffusione dei sistemi elettronici gestibili tramite Internet ha schiuso negli ultimissimi tempi nuovi scenari di convergenza che da circa un decennio hanno animato dibattiti in tutto il mondo in termini di standardizzazione. La discontinuità di mercato, diretta conseguenza della prima, è data dalla circostanza che il nuovo scenario di concorrenza e/o cooperazione fra differenti piattaforme e standard fa emergere nuovi possibili bisogni dei consumatori, dunque nuove opportunità e rischi per le imprese della filiera. Più in dettaglio, occorrerà aumentare il livello di standardizzazione dei componenti, dei protocolli di comunicazione e dei mezzi trasmissivi con l’obiettivo di ottenere l’interoperabilità di sistemi forniti da diverse aziende. Affinché il mercato dell’IoT possa decollare è fondamentale condividere le informazioni, accordarsi sugli standard tecnologici, fare ‘mash-up’ applicativo. Soprattutto, è necessario che cambi il modello di business: le aziende dovranno accettare che prima di competere, e per poterlo fare al meglio, è fondamentale cooperare. Più facile a dirsi che a farsi. La soluzione migliore sarebbe quella di definire uno o più standard internazionali, che, poggiandosi su protocolli standard, possano scongiurare una frammentazione del mercato”

Sartori: “La quarta rivoluzione industriale prenderà vita anche grazie all’importanza dell’interoperabilità tra sistemi e soluzioni di diverse aziende. E gli standard sono fondamentali in ambito di automazione e controllo (basti pensare allo standard per la safety e per le smart grid), in ambito di reti di comunicazioni (Ethernet, Real Time Ethernet come Profinet), ma anche in ambito superiore, per l’integrazione tra software e hardware (OPC UA, Java ecc.). Siemens ha promosso gli standard ed è stata uno degli attori principali per lo sviluppo di Profibus prima e Profinet poi. Queste soluzioni sono l’infrastruttura essenziale per garantire la standardizzazione dei componenti, protocolli di comunicazione e mezzi trasmissivi nell’automazione industriale”.

Silla: “Negli ultimi anni, l’architettura Rest-Representational State Transfer è emersa come il tipo di progetto predominante per i servizi basati sul Web. Rest è semplice e leggero. L’implementazione più nota del progetto Rest non è altro che l’http, il protocollo alla base del World Wide Web. I client e server dei servizi web, che utilizzano l’architettura Rest e sono implementati su http, possono trarre vantaggio dell’enorme infrastruttura esistente su cui poggia il Web”.

Tieghi: “Partiamo dal presupposto che anche nelle PMI è molto difficile imporre uno standard tecnologico e un unico protocollo, figuriamoci in grandi realtà che controllano differenti processi e devono oggi essere in grado di comunicare con l’IT su diversi fronti. È nata negli ultimi anni la volontà (o forse è una necessità) di definire uno standard di comunicazione che renda possibile l’IoT o Industrial Internet: OPC UA. Questa soluzione garantisce comunicazioni strutturate efficienti e sicure, favorendo una migliore connettività, la gestione di sistemi e interoperabilità a tutti i livelli, fondamento per la gestione degli asset industriali e delle loro performance”.

F&N: Come interagisce la convergenza delle reti con le altre soluzioni tecnologiche come i big data, il cloud e le app digitali?

Motta: “Le nuove dirompenti tecnologie supportano sia la registrazione, sia la condivisione di dati, ai fini di una migliore collaborazione ed efficienza operativa. In particolare, secondo una recente indagine condotta da LNS Research in ambito manufacturing, nell’ultimo anno il cloud computing ha raddoppiato il numero delle applicazioni in campo industriale. Passare ad applicazioni di gestione dati esterne a un’azienda permetterà di alleggerire la struttura IT di oneri e costi di manutenzione e consumo energetico”.

Randieri: “La convergenza delle reti con le altre soluzioni tecnologiche come i big data, il cloud e le app digitali aprono nuovi. È ciò che promette l’IoT non senza preoccupazioni da parte dei CIO e degli IT manager i quali, consapevoli delle opportunità e del valore di business generabili dai dati prodotti e scambiati dalle miriadi di oggetti interconnessi, riconoscono anche l’inadeguatezza degli strumenti tecnologici tradizionali e la necessità di un intervento massivo sul piano infrastrutturale e architetturale. Una trasformazione che implica poi nuove focalizzazioni di carattere organizzativo e sulle competenze. Personalmente, sono concorde con l’idea di molti osservatori che definiscono tale convergenza come la quarta rivoluzione industriale, caratterizzata dall’integrazione dei processi fisici con i nuovi processi digitali, dall’utilizzo delle informazioni e dei dati e dall’ottimizzazione dei processi operativi, sia in termini di tempo e di qualità che di costi, sicurezza e variabilità. Questa ‘convergenza’ coinvolgerà trasversalmente i diversi processi manifatturieri, dalla produzione al supporto. In questo contesto, nel prossimo futuro, solo le imprese capaci di creare valore aggiunto nei diversi stadi della produzione, assicurando una comunicazione in tempo reale tra i diversi attori della catena, saranno in grado di guadagnare competitività e quote di mercato”.

Sartori: “Tra i vari driver che hanno richiesto la convergenza delle reti in ambito industriale vi sono sicuramente big data, servizi cloud e app digitali. Quindi, le reti di comunicazione, ma anche l’esigenza d’identificazione hanno dovuto saper ascoltare le richieste di questi nuovi attori e pertanto l’interazione con essi è stata massima. Per capire meglio questa convergenza si può ricorrere ad esempi. Per quanto riguarda la tecnologia big data, in ambito di energy management industriale, è vitale raccogliere più informazioni possibili sui dispositivi finali, quali il consumo di energia elettrica, potenza dissipata, energia consumata per il condizionamento ecc., al fine di avere una visione completa del ciclo produttivo e dell’energia consumata per la produzione. Più informazioni si riescono a raccogliere e più il sistema globale ha un’informazione dettaglia sulla quale prendere scelte. In questo caso, è fondamentale garantire una rete di comunicazione capillare tra gli innumerevoli oggetti finali e il sistema di controllo. La rete di comunicazione Ethernet industriale di tipo wireless (wi-fi), per esempio, semplifica i tempi e i costi di installazione per l’infrastruttura di rete. Anche le soluzioni cloud e le app digitali stanno sempre più convergendo verso il concetto di IoT e Industry 4.0. I sistemi di automazione sono sempre più dotati di applicativi per il comando e la diagnostica via Web, anche tramite smartphone o tablet con app digitali. I PLC e i componenti di campo forniti da Siemens sono in grado d’interagire con queste soluzioni in una simbiosi perfetta”.

Griffini: “I progressi di Industrial Internet in tutte le sue forme (Internet of Things, Industry 4.0, cloud computing) vanno di pari passo con l’adeguamento delle infrastrutture e la creazione delle così dette autostrade digitali, non solo in Italia, ma a livello globale. Una comunicazione rapida e funzionale tra le macchine è inoltre presupposto fondamentale per un efficace utilizzo delle più recenti soluzioni tecnologiche, permettendone un utilizzo diretto e proficuo negli impianti di produzione. PMI attive come costruttori di macchine (OEM) e integratori di sistemi, per esempio, potranno trarre grande giovamento dalla disponibilità di soluzioni cloud computing sia nella fase di sviluppo di un progetto, sia nella successiva messa in servizio. I vantaggi derivati dalla possibilità di condividere gli elementi di progetto in modo collaborativo, l’accesso da remoto a macchine e impianti, la disponibilità di esempi, documentazione e librerie online, rappresentano un concreto aiuto per la diffusione verso nuovi mercati in crescita, ma questo è impossibile senza sistemi in grado di interfacciarsi alla rete Internet”.

Tieghi: “La convergenza delle reti e il relativo aumento della mole di dati si sposa perfettamente con le nuove tecnologie. In primis il cloud permette di creare, correggere e ampliare senza particolari problemi ‘server farm’ adatte a ogni necessità: dischi dimensionati ad hoc, prestazioni adeguate ai processi che vengono ospitati e una capacità di elaborazione del dato senza precedenti sono di certo i punti di forza”.

Silla: “Se parliamo di convergenza delle reti, Advantech ha diverse soluzioni, gli switch industrial ethernet ProView, che offrono monitoraggio dello stato della rete a distanza tramite Snmp e Modbus/TCP. Sono switch a convergenza per il controllo di processo e la gestione di rete IT. La gamma di switch ProView utilizza Modbus/TCP per comunicare con il software Scada e Snmp per comunicare con il sistema di gestione della rete (NMS) allo stesso tempo, permettendo il controllo totale della lettura sui dispositivi per i progettisti di controllo o per IT”.

F&N: Con l’aumento dei dati disponibili si pongono due problemi: come gestirne la sicurezza e l’accesso e come ottenere informazioni decisionali utilizzabili in pratica: quali soluzioni proponete?

 

Sartori: “Vi sono molti trend che stanno convergendo e che hanno un impatto notevole sulla sicurezza industriale; di fatto oggi stiamo vedendo connessioni di rete come mai prima d’ora. Diviene fondamentale affidarsi a un’infrastruttura di rete in grado di resistere a software infetti e attacchi informatici. Siemens porta avanti il concetto ‘defense in depth’: è un’arma fondamentale per la difesa nei sistemi di controllo in ambito industriale. È la migliore ‘best practice’ in ambito di sicurezza industriale e suggeriamo vivamente ai nostri clienti di seguire questo approccio. Defense in depth’ è un concetto che si divide in tre anelli concentrici. Il più esterno è detto ‘sicurezza di impianto’ e copre gli aspetti come la prevenzione per l’accesso fisico ad aree critiche e nell’attuare un processo di gestione della sicurezza. Il livello intermedio è detto ‘sicurezza di rete’ e copre gli aspetti di definizione di interfacce sicure e controllate tra rete IT e rete di automazione e accesso all’impianto con tunnel VPN sicuro e autenticato. Il livello più interno, detto ‘integrità di sistema’, si occupa dei software come gli antivirus e applicazioni che impediscono a programmi non autorizzati di funzionare. Per quanto riguarda il mondo legato alla protezione di sicurezza di rete, Siemens propone diverse soluzioni e prodotti a partire dal firewall per bloccare l’accesso non autorizzato alle celle di automazione, al firewall con la funzionalità DMZ per aumentare il grado di sicurezza, per applicazioni dove si installano i sistemi di front-end nella zona DMZ, mentre i sistemi di back end (parte critica) sono installati nella zona più sicura della rete, senza un accesso diretto tra questi ultimi e la rete non sicura. Soluzione fondamentale per i costruttori di macchine e per i system integrator, che hanno la responsabilità di accedere e monitorare più impianti, è la teleassistenza. Siemens propone la piattaforma Sinema Remote Connect, che fornisce una gestione centralizzata di reti di comunicazione end-to-end di tipo sicuro tramite Internet. Si garantisce un accesso remoto di tipo sicuro a impianti e macchine per diagnostica e upgrade del software tramite tunnel VPN, consentendo tramite applicativo server la gestione semplice, sicura e affidabile dei tunnel VPN tra il PC del tecnico e il dispositivo installato dal cliente finale”.

Borgne: “Sul fronte della sicurezza, lavoriamo per sviluppare prodotti certificati, per fare in modo che si affermino standard anche in quest’area e per proporre soluzioni e servizi di gestione della sicurezza anche da remoto e adottiamo solo gli standard più elevati per la progettazione dei nostri software. Inoltre, la quantità di dati crescente significa anche che cresce il numero di persone e linee di business che vi hanno accesso: questo pone una sfida di controllo, una sfida di formazione, anche perché nessun sistema, anche il più sofisticato, garantisce dall’errore umano, e una sfida di semplicità, perché i dati disponibili devono poter essere utilizzati in modo intuitivo e completo, per offrire informazioni comprensibili e utili su più livelli dell’impresa, non solo a livello di impianto. In questo senso, la nostra offerta si caratterizza per la disponibilità di soluzioni software che consentono di sviluppare al massimo la cosiddetta ‘operational intelligence’: soluzioni che trasformano i dati di produzione in informazioni utili a scopo decisionale. Un produttore in area ‘food’, per esempio, può conoscere i consumi energetici associati alla produzione di una data quantità di cibo e agire per ottimizzarli”.

Silla: “Con la serie Wise-4000, Advantech offre una soluzione cablata o wireless per le applicazioni su cloud che supporta l’accesso diretto al cloud e offre nuovi servizi Web e caratteristiche di data logger. Questa serie può essere venduta non solo agli integratori di sistemi di automazione, ma anche ai system integrator che hanno un elevato livello di esperienza nella programmazione IT. Una memoria su cloud basata su file e caratteristiche di registrazione dati permettono di accedere ai dati da ogni luogo e in qualsiasi momento. Gli utenti non devono preoccuparsi di come raccogliere i dati. La serie Wise-4000 offre infatti funzioni di prescalatura dei dati, logica dei dati e data logger. WebAccess Advantech è una suite software basata su browser che automatizza le applicazioni IoT complesse negli impianti di produzione o nelle applicazioni di controllo distribuito nei settori dell’acqua/ trattamento acque, della distribuzione di energia, gas e petrolio e nelle applicazioni ambientali in impianti industriali ed edifici intelligenti. Permette di visualizzare e memorizzare dati realtime e offre agli operatori un accesso mobile controllato per modificare set-point, stato delle apparecchiature e altri parametri in PLC, controllori, I/O, RTU, DCS e sistemi DDC”.

Griffini: “Senza dubbio la sicurezza dei dati è un aspetto fondamentale alla luce delle più recenti evoluzioni tecnologiche, che vedono una sempre maggiore apertura verso l’esterno delle reti di fabbrica. Bisogna sviluppare la cyber security, in modo da rendere gli scambi di dati tra macchine più sicuri ed evitare intrusioni esterne. I controllori Melsec serie Q e L di Mitsubishi supportano lo standard OPC UA (Unified Architecture) per rendere possibile, veloce e protetto l’avvento delle soluzioni cloud-based per una piattaforma orientata ai servizi di configurazione, manutenzione e diagnostica richiesti in ambito industriale. La serie di controllori iQ-R è progettata per garantire le massime performance in termini di data security. Un ulteriore esempio dell’attenzione al tema security è legato al programma IoT Factory Controller. Questo progetto, la cui introduzione è prevista a metà del prossimo anno, svilupperà il concetto di e-F@ctory per l’integrazione totale dell’automazione di fabbrica a livello cloud con interconnessione globale, al fine di consentire ai clienti di incrementare qualità e produttività in modo sicuro e protetto contro accessi non autorizzati e attacchi informatici”.

Motta: “La disponibilità di dati è fondamentale, ma se non contestualizzati tali dati non rappresentano un asset di valore per l’azienda. Trasformarli in un patrimonio di informazioni di lavoro e metterli a disposizione degli operatori in modo adeguato richiederà anche cambiamenti radicali. È essenziale che le tecnologie operative di una linea produttiva siano in futuro agevolmente fruibili per la parte dei dati, anche dagli operatori IT. Esse devono aiutare a identificare, raccogliere, interpretare e condividere in modo sicuro i dati utili, con le persone che ne possono usufruire, nel contesto giusto per prendere le decisioni appropriate a livello di gestione della produzione. L’utilizzo del patrimonio delle informazioni disponibile oggi sta guidando le aziende a fare quel salto di qualità, che consentirà di passare dal mero collegamento di semplici utenze operative, all’essere aziende intelligenti interconnesse Con la convergenza sulla rete IP, che ha, di fatto, collegato sistemi in precedenza separati, è aumentata la necessità di ripensare in maniera globale alla security. I benefici di un’azienda interconnessa vanno estesi anche alla sicurezza, che deve essere gestita senza soluzione di continuità tra i sistemi IT e quelli di controllo (OT-Operations Technology). Ma perché ciò avvenga un sistema di sicurezza deve essere progettato in collaborazione fra tutte le ‘operation’, piuttosto che ritagliato su ogni singola soluzione. La sicurezza deve essere parte integrante dell’attività produttiva di fabbrica, deve includere l’intera infrastruttura di rete: i nuovi sistemi di controllo e quelli legacy, le macchine, gli impianti, l’azienda nella sua globalità, incluso le singole persone, le politiche e le procedure. Infine, nel progettare il sistema di sicurezza di un’azienda è bene includere tutte quelle attività esterne, quali le vendite e la gestione dei fornitori, valutando con attenzione i livelli di sicurezza applicati dalle singole realtà, con lo stesso metro con il quale si valutano quelli interni, poiché dalla sicurezza della loro rete potrebbe dipendere la sicurezza della propria”

Tieghi: “Endian Connect Switchboard consente di rendere granulare l’accesso ai macchinari nei siti di produzione e quindi di definire e limitare la disponibilità del dato. La soluzione coniuga gli aspetti di accesso remoto e di sicurezza delle operazioni, offrendo di fatto un’alternativa valida rispetto all’oneroso compimento manuale delle attività di routine e straordinarie”.

Randieri: “L’aumento dei dati prodotti e disponibili rende la gestione della sicurezza molto più complessa, con un numero più elevato di interdipendenze e maggiori responsabilità. Poiché i processi industriali seguono sempre di più la strada della convergenza delle reti, per i team della sicurezza la raccolta e la gestione di un maggior numero di dati si rivelano un’opportunità, ma anche una sfida. Saranno pertanto richiesti sempre più investimenti in strumenti di gestione dei registri, delle vulnerabilità, delle identità delle configurazioni. A mio avviso, la soluzione è quella di adottare una strategia con approccio big data per l’analisi predittiva dei dati e la gestione della sicurezza. La gestione della sicurezza ottimale per i big data dovrebbe richiede un sistema in grado di: estrarre e presentare i dati chiave per l’analisi nel modo più rapido ed efficiente, eliminando le noiose attività manuali nelle operazioni di risposta o di valutazione di routine; eliminare il ‘rumore’, per fornire agli analisti le indicazioni per concentrarsi sui problemi con impatto elevato; fornire informazioni di supporto in modo da evidenziare i probabili problemi principali e la loro causa. Il termine ‘big data’ non dovrebbe indicare solamente grandi quantità di dati. Essi richiederanno un’analisi di gran lunga più intelligente, per individuare le minacce alla sicurezza fin dall’inizio, con l’infrastruttura per raccogliere ed elaborare i dati su scala”.

F&N: Come cambia la gestione di manutenzione, diagnostica e ricerca guasti?

 

Tieghi: “Attraverso una soluzione come quella proposta da Endian è possibile creare un canale di comunicazione tra il server centrale e le macchine in campo sicuro, bidirezionale e ‘always on’. Utilizzando su questa autostrada immaginaria programmi per il monitoraggio della performance è possibile ricavare dei ‘pattern’ e intervenire prima che una situazione critica si presenti, di fatto attivando i meccanismi della cosiddetta ‘predictive maintenance’, che consentono di evitare danni agli apparati e pericolosi blocchi della produzione”.

Randieri: “L’utilizzo crescente di dati (loro raccolta e analisi) permetteranno di sviluppare sistemi predittivi che migliorano le azioni e le decisioni sia delle macchine sia degli operatori. L’analisi dei dati inerenti la gestione della manutenzione, diagnostica e ricerca guasti richiede modelli e tecnologie potenti, in grado di fornire indicazioni utili al fine di minimizzare l’incertezza delle decisioni. In questo contesto, l’utilizzo di big data con i relativi strumenti di analisi (analytics) rappresentano una delle aree di sviluppo più promettenti. La capacità di gestire rapidamente ingenti volumi di dati, spesso di varia natura, permette infatti di identificare ‘pattern’ che possono rivelarsi di fondamentale importanza per la risoluzione dei problemi in tempi brevi. Parallelamente al crescente utilizzo dei dati, sempre più industrie adotteranno soluzioni tecnologiche per ridisegnare i processi manifatturieri e le funzioni di supporto alle attività operative. Faranno parte di questa categorie tutti gli ‘smart device’, i sistemi di ‘artificial intelligence’ e più in generale tutti i processi di automazione”.

Borgne: “Questa è una delle aree dove la rivoluzione dell’intelligenza operativa è già evidente: manutenzione predittiva e diagnostica, simulazioni, gestione da remoto di tutte le evenienze che possono creare problemi a livello di operatività e performance sono ottimizzate e rese più efficienti e meno costose grazie alla possibilità di integrare informazioni provenienti da più campi. Un software di analisi predittiva per la manutenzione, per esempio, può intercettare piccoli cambiamenti nel comportamento di un’apparecchiatura, che spesso rappresentano i primi segnali di un guasto in arrivo. Questo significa a volte intervenire settimane e giorni prima che un problema crei un impatto significativo sull’operatività, avendo il tempo di trovare la migliore modalità di intervento. Inoltre, sistemi sempre più evoluti di ‘situational awareness’ consentono di filtrare e gestire la grande quantità di allarmi e informazioni con una selezione delle priorità e delle attività intelligente ed efficace”.

Griffini: “Uno degli ambiti che maggiormente risentiranno dell’avvento dell’IoT è proprio quello della manutenzione predittiva, che si avvantaggerà tanto della sempre maggiore interconnessione delle reti, quanto dell’impiego dei big data. L’IoT presenta vantaggi, in particolare in mercati come quello delle infrastrutture, produzione di energia e nelle ‘public utility’, caratterizzati da una struttura distribuita su superfici anche vaste. In esso, l’IoT permetterà di creare soluzioni automatizzate e approfondite di acquisizione e gestione dei dati, fondamentali per abilitare una manutenzione predittiva e una gestione performante dei sistemi e dei parchi macchine. Verrà così abilitato il fenomeno dei big data, ovvero l’aumento esponenziale dei dati raccolti dai sistemi in campo, che a sua volta permetterà di definire in modo preciso i processi e le performance dei sistemi fino ai minimi dettagli, ottimizzando le attività di gestione e manutenzione preventiva. Ovviamente, operare con una raccolta di dati così grande e complessa richiede strumenti con caratteristiche più evolute rispetto a quelle tradizionali, anche dal punto di vista delle reti, che dovranno essere performanti, soprattutto in termini di velocità e sicurezza. Per massimizzare l’efficacia del sistema, dovrà inoltre essere possibile disporre di un’infrastruttura in cui tutti gli elementi, dai dispositivi di campo fino ai livelli più alti, siano in grado di comunicare tra loro”.

F&N: Il personale in azienda possiede già il giusto livello di competenze per interagire con i nuovi sistemi?

 

Randieri: “La convergenza di cloud, mobile, big data e social da una parte, e di sensori dall’altra, sta generando enormi nuove opportunità per le aziende di offrire ai propri clienti e dipendenti servizi e modalità di interazione fino a ieri impensabili. Persone, cose, macchine e processi stanno diventando sempre più interconnessi in rete, creando un canale permanente tra mondo reale e dimensione virtuale, e rivoluzionando il modo di interagire di tutti non contesto lavorativo e aziendale, ma anche nella sfera privata. Questa rivoluzione implica una profonda trasformazione dei processi produttivi, che non possono prescindere da una formazione continua del personale aziendale, che nella maggior parte dei casi non possiede ancora il giusto livello di competenze per interagire con la progressiva convergenza fra il sistema industriale, le tecnologie ICT e le infrastrutture di comunicazione. In effetti, si dovrebbe parlare di ‘ecosistema IoE’ (Internet of Everything), in grado di incorporare, oltre a cose, dati e processi, anche le persone. Secondo un recente sondaggio condotto da Cisco Consulting Services, le aziende che saranno in grado di ricavare nuovo valore aggiunto saranno quelle che sapranno focalizzarsi sul miglioramento delle competenze relative alla gestione dei dati (integrazione, automazione e analisi) e sull’agilità complessiva dei processi, e non da quelle organizzazioni che, semplicemente, connetteranno la maggioranza dei dispositivi alla rete. Inoltre, per arrivare a risultati di successo sarà imperativo non solo formare nuove competenze all’interno del personale, ma creare anche un’efficace lavoro di squadra fra reparti IT e OT, abbinando il tutto a un esteso ecosistema di partner”.

Motta: “La rapida evoluzione che sta caratterizzando l’IoT e il consolidamento di questa cultura, associato alla facilità di adozione e utilizzo nel privato da parte degli utenti di dispositivi di ultima generazione, porterebbe a considerare che le competenze siano a disposizione di molte aziende”.

Sartori: “I processi nell’industria manifatturiera stanno diventando sempre più complessi e questo richiede una tecnologia di automazione all’avanguardia in termini di prestazioni, sicurezza ed efficienza. Inoltre, è fondamentale capire per i produttori che non è più l’utente che deve imparare un linguaggio di programmazione per le configurazioni di un progetto, ma è la stessa azienda che deve fornire sistemi che devono essere semplici e di facile utilizzo. È per questo che Siemens con ‘TIA Portal’, il framework per l’engineering integrato, vuole rendere immediata la gestione di un progetto cercando di dare all’utente finale sempre più il grado di ‘user experience’ che può ottenere utilizzando quotidianamente i dispositivi quali tablet e smartphone”.

Silla: “Proprio a questo proposito Advantech ha partecipato attivamente alla ricerca promossa dal Politecnico di Milano con l’Osservatorio Smart Manufacturing, ricerca durata un anno e dalla quale è emerso che, pur rivelando un buon fermento, l’Italia ha ancora molta strada da compiere da parte delle aziende utenti, dei fornitori e delle istituzioni. La ricerca ha evidenziato che “il percorso di adozione dello smart manufacturing in Italia, purtroppo, appare rallentato da diversi fattori contestuali, culturali, organizzativi e di capacità dell’offerta. Le principali barriere sono le ridotte dimensioni delle nostre imprese, i limiti di cultura digitale nelle decisioni per l’adozione delle tecnologie, l’assenza di equilibrio tra ‘operational technology’ e ‘information technology’ nelle organizzazioni. E poi i problemi con i fornitori che nella percezione delle imprese tendono a monetizzare commercialmente l’innovazione proposta, più che a supportare la comprensione della portata del cambiamento” (fonte http://www.osservatori.net/smart-manufacturing/ ultima-ricerca)”.

Tieghi: “Nel caso di Endian Connect Switchboard, la risposta è sì. La soluzione è stata sviluppata in modo da renderne l’utilizzo semplice anche per chi non possieda ‘skill’ tecnici. Tramite la Connect App, infatti, è possibile gestire l’installato senza avere particolari competenze informatiche. Alternativamente le funzionalità switchboard possono essere, tramite API, inserite in una piattaforma già conosciuta per l’utente, come un portale di supporto, rendendone la fruizione ancora più fluida. Inoltre, la disponibilità della suite IoT in versione cloud elimina la necessità della sua gestione ‘in house’”. Borgne: “Le competenze sono certamente una questione da affrontare, anche in ottica del cambiamento generazionale che oggi avviene con l’ingresso nel mondo industriale di persone che vivono in un mondo digitale e interconnesso e sono abituate a modalità di interazione e gestione delle informazioni nuove. Si può facilitare questo processo e dare loro la possibilità di operare al meglio lavorando sulle interfacce, come HMI che hanno un funzionamento ‘gesture’ e ‘multitouch’, e introducendo nuove interfacce, per esempio con l’uso di ‘wearable’ per l’interazione uomo macchina”.

F&N: Quali sono le applicazioni che potrebbero ottenere più vantaggi dalla convergenza delle reti?

Silla: “Sicuramente tutte le applicazioni in ambito Internet of Things e machine-to-machine, tra cui reti di trasporto intelligenti, le applicazioni dedicate al risparmio energetico, la domotica, la nuova frontiera dell’industry 4.0 e via dicendo”.

Motta: “I vantaggi di un’azienda interconnessa si estendono a tutta l’attività produttiva in termini di: supply chain, maggiore visibilità su ordini e consegne, miglioramento delle comunicazioni con i fornitori per ciò che riguarda eventuali cambiamenti nella programmazione, aumento degli ordini e altre questioni che possono aiutare a ottimizzare la gestione del magazzino e a ridurre il ‘time to market’; collaborative, demand driven, in quanto collegare i sistemi produttivi e i sistemi informatici significa collegare tra loro tutti gli attori, responsabili delle varie funzioni, e permettere loro di collaborare meglio e operare in funzione di un unico obiettivo condiviso, la soddisfazione della domanda del cliente. Quiindi, ‘Rapid Value Creation’, cioè i dati possono essere estrapolati nel corso di ogni fase di produzione per migliorare l’efficienza delle macchine, la qualità, la gestione delle scorte e accelerare il ‘time to market’. La raccolta continuativa di dati e la distribuzione del patrimonio di informazioni permette anche di elevare il livello dei miglioramenti in atto e di stabilire le migliori ‘best practice’ negli impianti distribuiti nel mondo. Infine, conformità e sostenibilità: la sincronizzazione tra processi e flussi di lavoro permette di disporre dei dati, storici e realtime, necessari per garantire la conformità e migliorare le metriche di sostenibilità e ridurre il rischio aziendale complessivo”.

Randieri: “I recenti sviluppi tecnologici in ambito digitale, supportati dalla diffusione di dispositivi e dalle infrastrutture di connettività, hanno di fatto favorito l’atomizzazione della catene del valore e lo sviluppo di interfacce di accesso digitale. Queste ultime, a mio avviso, consentono di collegare direttamente il cliente finale alle strutture di pianificazione produttiva, proiettando l’ordine di prodotti e servizi verso le varie funzioni dell’impresa. Le tecnologie che si stanno affermando, anche grazie alla diffusione di mobile app, garantiranno maggiore personalizzazione e risparmi in termini di tempi e costi. Ritengo comunque che sia ancora presto per poter dire con certezza quali applicazioni si affermeranno sul mercato e quali soluzioni tecniche e funzionali diverranno uno standard. La sfida per le aziende del settore consisterà nel cogliere le potenzialità dei modelli e delle tecnologie digitali con una visione strategica complessiva. Sarà importante riuscire a disegnare processi produttivi in modo integrato, che sfruttino appieno le soluzioni tecnologiche oggi disponibili”.

Tieghi: “Certamente quelle in cui tale integrazione è necessaria: privatizzazioni, acquisizioni e rimescolamenti aziendali si portano dietro l’opportunità di ridisegnare la rete in maniera più funzionale ed efficiente. Questi sono anche i principi che dovrebbero muovere tutto il mercato delle applicazioni di processo che, tramite l’utilizzo di nuovi tool, possono crescere ed essere ottimizzate sia dal punto di vista dell’efficienza che da quello della visibilità e chiarezza”.

Sartori: “Le applicazioni che traggono maggiore vantaggio fanno parte dell’industria di processo e dell’industria manifatturiera. Tra i trend più importanti vi è la globalizzazione del mercato, la complessità sempre maggiore del prodotto finito e l’alta flessibilità richiesta all’industria, che si sta trasformando da produzione di massa a produzione sempre più customizzata. In questa direzione diventa fondamentale raggiungere l’obiettivo di massima integrazione tra sistemi di PLM-Product Lifecycle Management e sistemi MES-Manufacturing Execution System, ed è di vitale importanza l’accuratezza e la raccolta della base dei dati di tali sistemi”.

 

F&N: Potete descriverci qualche caso applicativo di successo?

 

Randieri: “Attualmente abbiamo focalizzato la nostra attenzione nel campo medico, poiché l’elevata concorrenza che caratterizza il mercato dei dispositivi medici richiede un livello superiore di assistenza a costi decisamente inferiori. Intellisystem Technologies ha messo a punto una soluzione per la realizzazione di economie di scala di pari passo con la crescita aziendale, nonché la possibilità di fornire i servizi a valore aggiunto necessari per battere la concorrenza. La soluzione ha consentito a un nostro cliente di espandere significativamente l’offerta di servizi, riducendo al tempo stesso i costi interni di gestione. I vantaggi aggiuntivi hanno incluso: connessioni in tempo reale dirette per la distribuzione di applicazioni di supporto di prossima generazione; assistenza e rapida risoluzione dei problemi grazie alla migliore collaborazione, nonché ai dati ottenuti direttamente dai sistemi remoti; possibilità di iterare rapidamente le applicazioni a valore aggiunto per sfruttare le mutevoli richieste del mercato e dei clienti. L’approccio unificato e semplificato alle applicazioni IoT di Intellisystem Technologies ha permesso al cliente di innovare in modo iterativo i processi aziendali con maggiore rapidità rispetto ai metodi convenzionali e agli strumenti ‘legacy’. Di conseguenza, egli ha ottenuto di: ottimizzare e migliorare di 5-10 volte l’utilizzo del team interno di sviluppo delle applicazioni; migliorare i tempi di attività delle apparecchiature grazie a tempi di risposta decisionale più rapidi; migliorare l’utilizzo della manodopera grazie a un ambiente di sviluppo e scambio delle informazioni più collaborativo e affidabile”.

Silla: “Per un’impresa alimentare bisognava trovare un punto di equilibrio tra molte complesse variabili, innanzitutto una corretta gestione degli stock delle materie prime, in secondo luogo che le miscelazioni delle stesse avvenissero nel rispetto delle diverse ricettazioni, affinché fosse poi possibile differenziare correttamente il prodotto finito. Solo così l’applicazione finale avrebbe potuto operare in regime di autentica flessibilità. Un problema tutto sommato semplice, che le imprese alimentari risolvono da decenni. Il punto, e in questo consisteva la sfida, era sviluppare il processo secondo la logica dello smart manufacturing, l’approccio culturale prima ancora che tecnologico che ha rivoluzionato il mondo della produzione. Ovvero, non solo più qualità e meno costi, ma soprattutto la possibilità di realizzare in modo flessibile il prodotto ideale, esattamente quello che si intende produrre, perché è esattamente quello che il mercato richiede ‘qui e ora’, obiettivo fondamentale di ogni produttore. Il problema è stato affrontato e risolto da Advantech in collaborazione con il partner Erreuno, le cui tecnologie applicate agli impianti per il settore alimentare sono tra le più interessanti dello smart manufacturing. In particolare, Advantech è in grado di offrire soluzioni a reale misura di cliente. In questo caso, il problema della multinazionale, operante nel settore dei prodotti da forno, era dotarsi di un pulpito di comando per il reparto di produzione di fette biscottate in grado di gestire l’intero processo di stoccaggio e miscelazione nel modo flessibile. I PC Controller Fanless serie UNO-218x, abbinati ai monitor industriali serie FPM-5000 di Advantech, hanno permesso l’integrazione di un sistema HMI di supervisione su varie linee di produzione potenti e flessibili. Flessibilità raggiunta grazie a due elementi: la combinazione di un’architettura PC fanless ultra compatta con uno o più monitor in base alle esigenze; l’adozione di una tecnologia aperta assieme all’interoperabilità offerte da Advantech, in grado di garantire compatibilità meccanica e software con i principali protocolli e dispositivi presenti sul mercato (Siemens, Rockwell ecc.). E proprio l’interoperabilità è uno dei valori fondamentali dell’approccio Advantech. Sia l’hardware che il software selezionati per un dispositivo devono essere in grado di lavorare comunicando con altri dispositivi. Ultima, ma non meno importante, la possibilità di offrire sistemi con basso TCO: il che si traduce in costi di gestione ridotti e vantaggiosi per il cliente finale nel corso del tempo. In quest’ottica, la scelta di utilizzare sistemi a basso consumo energetico permette di avere comunque dispositivi potenti (fino a un Intel Core i7) ma parsimoniosi, con la possibilità di ottenere un impatto positivo sul ‘power budget’ della soluzione. Considerando infatti che il costo dell’energia in Europa è il più alto rispetto al resto dei continenti e che in Italia il costo dell’energia risulta il 30% superiore rispetto alla Germania, questo è uno dei criteri di valutazione e di scelta fondamentali da parte dei clienti. Offrire sistemi fanless per tutti i range di utilizzo riduce i costi di manutenzione, poiché elimina qualsiasi componente in movimento. Infine, la gestione dei dispositivi da remoto consente la riduzione dei costi di gestione”.

Sartori: “Sono svariati i casi di successo in cui le soluzioni di automazione insieme alle reti di comunicazione Siemens hanno consentito di realizzare applicazioni reali di Internet of Things. Per esempio, i benefici legati alla soluzione Profinet hanno permesso a importanti clienti del settore manifatturiero di integrare in modo univoco, con un’unica rete di comunicazione, il livello di produzione al livello aziendale. Chiaramente, diventa fondamentale fornire una rete di comunicazione affidabile e dispositivi di rete performanti, robusti e idonei alle esigenze applicative crescenti del mondo industriale e dell’IoT”.

Tieghi: “Tra i casi di successo Endian può annoverare Instrumentation Laboratory, Liebherr e Caterpillar, che utilizzano la soluzione nella sua completezza: Connect Switchboard come server-intelligenza centrale, che fornisce il tunnel VPN sicuro e amministra i permessi di accesso ai macchinari in campo, e le 4i Edge, i firewall industriali, che hanno il duplice complito di connettere gli apparati allo Switchboard e di fornire protezione agli end-point posti nei siti di produzione o presso i clienti finali”.

F&N: Veniamo ora agli operatori TLC, chiamati in causa nell’ambito delle applicazioni IoT e m2m. Quali sono i prodotti e le soluzioni dedicate da voi offerte?

 

Alexander Bufalino, chief marketing officer di Telit (www.telit. com): “Telit offre un ampio portafoglio di prodotti e servizi m2m e IoT, che comprende tecnologie wireless quali Gnss e moduli cellulari 4G LTE, moduli a corto raggio, connettività e una piattaforma di servizi a valore aggiunto. Inoltre, fornisce supporto ai propri clienti e ai loro apparati offrendo connettività attraverso reti mobili globali, consentendo di controllare costi e performance. L’innovazione rappresenta per noi un fattore chiave di successo, dal momento che non siamo solo in grado di potenziare e migliorare i nostri moduli con servizi dal valore aggiunto, ma anche di attivare e integrare i dati provenienti da questi dispositivi direttamene ai sistemi business. Questo permette ai nostri clienti, per la prima volta nell’ambito dei dispositivi connessi, di gestire interamente gli apparati, incluse le operazioni effettuate sotto la copertura di rete mobile, con abbonamenti e servizi a valore aggiunto, o attraverso il cloud con il servizio della nostra piattaforma di abilitazione delle applicazioni”.

Michele Frassini, responsabile sales and marketing M2M e IoT di Vodafone Italia (www.vodafone. it): “Il mondo delle soluzioni Vodafone Internet of Things spazia dalla gestione flotte, che permette rapidamente di efficientare l’utilizzo dei mezzi aziendali, o dei mezzi pubblici nel caso delle aziende di Trasporto Pubblico Locale, alle soluzioni per aziende che offrono servizi di auto e ‘scooter sharing’, come quella a supporto di Enjoy, fino al mondo dello ‘smart metering’, sempre più fondamentale sia per l’evoluzione dei modelli operativi delle diverse utility, sia per ridurre gli sprechi e tarare il corretto approvvigionamento di una risorsa preziosa quale è l’energia. Un altro ambito è quello delle ‘smart city’, dove le soluzioni IoT svolgono un ruolo fondamentale. Permettono, per esempio, attraverso delle comode dashboard, di avere a disposizione i dati in tempo reale dei movimenti di persone e merci, portando un significativo miglioramento di tutti gli aspetti legati alla sicurezza. Il retail è un altro settore dove l’IoT trova grande applicazione, con diverse soluzioni. Per esempio, il ‘people counting’ evoluto che, integrato magari in un manichino, è particolarmente adatto per arrivare a conoscere meglio il proprio cliente ed è usato nell’ambito dell’abbigliamento, ma anche nel bancario, assicurativo, nella distribuzione e più in generale in tutti i settori che hanno punti vendita. Potenzialmente, questa soluzione permette anche di tracciare i movimenti dei clienti e di individuare i punti focali e quelli di maggiore interesse. Infine, nell’home&office Vodafone supporta Elica, azienda attiva a livello mondiale nella progettazione e realizzazione di cappe da cucina per uso domestico, con una soluzione che permette di monitorare da remoto la qualità dell’aria dell’ambiente domestico o dell’ufficio. Anche il settore della videosorveglianza è molto legato all’IoT, come dimostrano la collaborazione con Beghelli per il sistema Guardacasa, oltre che le diverse soluzioni di ‘smart home’ per la sicurezza e la sorveglianza dell’abitazione, negozio o ufficio. Inoltre, per le aziende attive nel campo della refrigerazione o dei distributori automatici, le tecnologie IoT sono valide per una gestione più efficiente dei dispositivi, offrendo soluzioni come la ‘smart vending’ e il frigorifero connesso, dotato di Vodafone M2M Connected Cabinet. La sicurezza degli animali domestici rappresenta un’altra area dove l’IoT trova applicazione. Collaborando con Kippy, una giovane azienda che ha ideato uno strumento per la rilevazione della posizione degli animali, Vodafone ha sviluppato una soluzione per la localizzazione in tempo reale dell’animale, permettendo così a Kippy di espandere il proprio business. Un capitolo a parte merita l’offerta Vodafone per il mondo dell’automotive, dove siamo da sempre partner delle principali casi automobilistiche. Oggi, grazie all’acquisizione di Cobra, Vodafone Automotive, l’Italia è diventata il centro di eccellenza del Gruppo Vodafone per tutti i servizi di ‘connected car’. Questo mercato abilita nuovi modelli di business, primo tra tutti l’ambito assicurativo, dove ora, per esempio, è possibile stipulare un contratto che permette di risparmiare in base alla qualità del proprio stile di guida. Questo è possibile grazie a una scatola nera installata a bordo auto, che garantisce un’assistenza tempestiva in caso di guasto o incidente”.

F&N: Quali sono i vantaggi della vostra offerta?

 

Frassini: “Dispositivi interconnessi, accesso in tempo reale e da remoto, gestione completa delle soluzioni, tecnologie modulari aggiornabili: sono solo alcuni dei vantaggi della nostra offerta. La forza dell’offerta di Vodafone in ambito Internet of Things si basa oggi su soluzioni end-to-end, che permettono alle aziende di introdurre nuovi modi di lavorare, per favorire un aumento dell’efficienza operativa, un migliore rapporto e vicinanza con i propri clienti finali e un’innovazione tecnologica anche verso nuovi mercati e nuovi modelli di business”.

Bufalino: “In quanto azienda globale presente in tutti principali mercati con uffici vendite, siamo in grado di essere vicini ai nostri clienti in ogni regione e questo rappresenta un vantaggio unico, che siamo riusciti a mantenere nel corso del tempo, in un settore in cui sono presenti sempre più competitor. La tipologia di soluzione che offriamo sta semplificando, sin dal 2014 quando è stata lanciata, la connettività IoT. Telit offre tutte le componenti tecnologiche di base che consentono un rapido sviluppo di applicazioni e servizi IoT. Grazie a questo modello, gli utilizzatori IoT possono beneficiare di tutte le componenti più importati, quali moduli wireless e piattaforme che offrono servizi e connettività da un unico vendor. In questo modo, si favorisce non solo la riduzione della complessità nella catena di produzione, ma anche quella relativa all’immissione sul mercato delle applicazioni connesse. Ogni componente dell’offerta è progettato per rispondere e soddisfare le esigenze degli sviluppatori m2m e IoT, sfruttando l’esperienza che Telit ha maturato negli anni. I clienti possono così ridurre i tempi di ingresso nel mercato, i costi di sviluppo e operativi ricorrenti con una maggiorare scalabilità delle applicazioni”.

F&N: In quali fasi dell’attività potete fornire supporto ai clienti?

 

Bufalino: “Il nostro obiettivo è aiutare i clienti a connettere le loro soluzioni all’IoT e portarle sul mercato rapidamente, con costi e rischi minori, funzioni più ricche e un elevato livello di qualità. Questo ‘concept’ innovativo permette agli utilizzatori di concentrarsi sulle loro competenze principali, sulla creazione e la distribuzione di applicazioni. Telit vanta una solida struttura di supporto e fornisce assistenza tecnica globale, a partire dalla consulenza dei tecnici commerciali. al fine di individuare e selezionare le caratteristiche della tecnologia e del modulo, proseguendo con una revisione del progetto, inclusi consigli sulla selezione di tutte le componenti, con il supporto relativo al posizionamento e all’integrazione del software. Questa fase risulta importante, in quanto riduce il rischio di eventuali problemi che potrebbero sorgere in un successivo momento”.

Frassini: “Come per tutta la nostra offerta digitale, mettiamo i nostri asset distintivi, la nostra competenza e velocità a disposizione di una serie di selezionate partnership verticali, ponendoci l’obiettivo di non offrire più un singolo prodotto, ma una soluzione completa e in linea alle esigenze dei nostri clienti. Crediamo che nessuna azienda oggi possa trovare le giuste competenze solo al suo interno, per questo Vodafone fornisce un supporto continuativo ai clienti, garantendo di seguire l’evoluzione del mercato e dei modelli di business con una logica consulenziale, non solo di pura vendita. Su questo Vodafone Internet of Things rappresenta sicuramente una delle migliori soluzioni per chi deve innovare: siamo in grado di portare in dote i nostri asset storici di connettività fissa e mobile, le competenze sul mondo m2m, il centro di eccellenza di Vodafone Automotive, una serie di soluzioni di cloud&hosting adattabili a ogni esigenza, sempre con l’impronta globale che ci contraddistingue. Tuttavia, sempre entro un’ottica di integrazione e semplificazione delle competenze, per assicurare il raggiungimento degli obiettivi e per soddisfare a pieno le esigenze dei nostri clienti, abbiamo una rete di partner tecnologici che si muove con noi, permettendoci di avere a disposizione sempre la migliore squadra possibile per poter offrire un servizio efficace e in linea con le aspettative”.

F&N: Quali sono i settori applicativi, le dimensioni delle aziende destinatarie dell’offerta e le prospettive di mercato?

 

Frassini: “Vodafone offre un ecosistema di proposte dedicate non solo alle aziende e alla pubblica amministrazione, che hanno bisogno di soluzioni complete e di un servizio end to end basato su connettività sicura e strumenti digitali per aumentare la produttività e velocizzare i processi, ma anche ai clienti privati, che desiderano vivere in un mondo sempre più connesso. L’Internet of Things rappresenta uno dei trend più significativi della cosiddetta ‘rivoluzione digitale’, i numeri sugli oggetti già oggi connessi e soprattutto sulle previsioni di crescita si inseguono senza sosta. Basti pensare che in Europa si registra un tasso di crescita di oggetti connessi del 48%, il 27% delle aziende utilizza almeno una soluzione di questo tipo e il 37% ha in programma di farlo nell’arco dei prossimi due anni. In questo senso, un altro dato è il fatto che l’83% degli utilizzatori conferma di avere conseguito un forte vantaggio competitivo dall’IoT, ottenendo un ritorno sull’investimento del 54% entro i 12 mesi dal primo impiego (fonte ‘The M2M Adoption Barometer 2015’). Anche il mercato italiano si dimostra particolarmente ricettivo verso l’innovazione apportata dall’IoT: ci risulta che il 38% delle aziende tricolori abbia già impiegato queste tecnologie, contro una media mondiale del 27%. Queste tecnologie sono ampiamente riconosciute come una tendenza tecnologica chiave, un’opportunità di business che rende possibili nuove attività e modelli operativi all’interno delle aziende. Anche la nostra esperienza ci conferma questa tendenza, visto che sempre di più le aziende che vogliono intraprendere un processo di trasformazione si rivolgono a noi, partendo dalle loro esigenze di connettività per sviluppare la soluzione più adatta ai loro obiettivi di business”.

Bufalino: “Telit è presente nel mercato europeo e in quello nordamericano e si sta espandendo in nuove regioni nell’area del Pacifico, come Australia e Giappone. Con oltre 5.000 clienti in tutto il mondo fra aziende, operatori di rete, fornitori di servizi e system integrator, offre prodotti e servizi per applicazioni nei settori automotive, smart transportation, sicurezza, sanità, food&beverage ed energia. Il ritmo con cui m2m e IoT si stanno innovando è in costante aumento. LTE-M e numerosi altri progressi stanno influenzando un ampio settore dell’economia globale. Telit continua a giocare un ruolo da primo piano in un settore in fermento come quello che abbiamo contribuito a creare e dove siamo ben posizionati per rispondere a sfide future e cogliere nuove opportunità. Il settore è in forte crescita e la comprovata capacità delle soluzioni m2m di fornire vantaggi concreti ha portato all’ingresso di nuovi player. Inoltre, molti utenti sono spaventati dalla complessità dell’IoT e necessitano di un’offerta basata su un’unica soluzione, in modo da non doversi rivolgere a più vendor. Il nostro modello di offerta può essere paragonato a un motore che equipaggia interamente i dispositivi degli utilizzatori e li connette all’IoT, consentendo loro di concentrarsi sulla creazione di applicazioni innovative, basate sulle loro competenze di base, per esempio la conoscenza e l’esperienza relative a un particolare settore di mercato. La nostra competenza principale è rappresentata dall’abilità complementare di facilitare la creazione e la diffusione di connettività ‘edge-to-app’, in grado generare ricavi in breve tempo”.

F&N: Potete descriverci qualche caso applicativo di successo?

 

Bufalino: “I nostri moduli sono integrati in un vasto numero di sistemi in settori differenti. Per esempio, Smart Parking Systems, una sussidiaria di Intercomp, ha introdotto un innovativo sistema che comprende parchimetri ‘Pay&Display’ e sensori wireless in grado di rilevare con precisione la presenza di un veicolo nel parcheggio. Rispetto ai tradizionali parchimetri, questo sistema offre una maggiore semplicità nelle operazioni, comunicando in tempo reale con un sistema di gestione operativa e consentendo di riconoscere quali veicoli hanno pagato il parcheggio, quanti sono e quali parcheggi sono disponibili. I controllori sono dotati di un terminale portatile di tipo PDA e il sistema di gestione comunica con questi dispositivi in tempo reale, per trasmettere le informazioni sulla disponibilità e sullo status di pagamento dei parcheggi. Si tratta di dispositivi avanzati dotati di un sensore magnetico a tre assi, un microprocessore e un modulo Telit, LE51-868 S, a corto e lungo raggio, che offre elevate prestazioni e utilizza la banda ISM 863-870 MHz. Le sue caratteristiche includono un basso consumo energetico, un ‘form factor’ ridotto e connettività diretta a lungo raggio con una rete Sigfox. La comunicazione a corto raggio è fornita da un protocollo proprietario Telit. Un’altra azienda Tierra, che offre un servizio di progettazione e sviluppo completo agli OEM che operano nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e dell’industria, produce due dispositivi: AM53 e iTD44. Questi offrono connettività avanzata e utilizzano due moduli Telit, HE910-D 3G e Gnss SE868 V2, che forniscono agli utenti funzionalità di tracking, diagnostica da remoto, notifiche, reportistica e mappatura degli asset e dei dati. Si tratta di un processore integrato in ogni dispositivo e dotato di una grande memoria, che consente un’elevata raccolta di dati, funzionalità di ricevitore GPS e di sistema di comunicazione cellulare interna. Con oltre 120.000 unità sul campo, Tierra era alla ricerca di una soluzione per monitorare le prestazioni tecniche di una singola unità, ma anche quelle dell’intero apparato. In questo modo, è possibile non solo aiutare a rilevare e risolvere problemi da remoto, ma anche evitare costi imprevisti derivanti da unità in condizioni di ‘roaming’ o di malfunzionamenti della connettività. Questi casi mostrano come Telit è in grado di offrire soluzioni di qualità e soddisfare le esigenze del mercato in tutto il mondo”.

Frassini: “Sicuramente la soluzione di connettività e sicurezza garantita sviluppata per ‘Enjoy’, che permette di far parlare tra loro i mezzi e le centrali di controllo. Sempre in questo ambito vi è anche l’iniziativa ‘Wi-bike’ di Piaggio, soluzione IoT Vodafone dotata di un sistema antifurto, oltre che di una mobile app che abilita il cliente al controllo del corretto funzionamento della bici. Infine, citerei il caso di eccellenza di ‘Porsche Car Connect’, soluzione realizzata da Vodafone Automotive per Porsche che consente di monitorare da remoto determinate funzioni della propria auto. Per quanto riguarda il settore della domotica, ho parlato prima di Elica, il sistema di monitoraggio remoto della qualità dell’aria dell’ambiente domestico o dell’ufficio”.

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Tavola Rotonda pubblicata su Fieldbus & Networks N. 86 – Febbraio 2016

FieldbusENetworksFieldbus & Networks è uno strumento indispensabile per tutti coloro che progettano o utilizzano bus di campo e reti locali o geografiche in campo industriale o civile. La rivista descrive sia gli ambienti fieldbus standard sia quelli proprietari offrendo quindi una visione d’insieme su argomenti che spaziano dai problemi dei fieldbus utilizzati per collegare sensori e attuatori, alla connessione di unità di controllo, all’interfacciamento fra i dispositivi in campo e i sistemi di monitoraggio e supervisione. Fra i temi specifici, da segnalare l’uso di Internet e delle reti intranet nell’automazione industriale e la building automation. Fieldbus & Networks, si rivolge agli specialisti della comunicazione in campo industriale, ai system integrator e ai tecnici di produzione.

 

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